La Storia non si Prescrive
Michele Sarfatti
A sessant’anni di distanza, vogliono dare una qualifica onorata alla soldataglia repubblichina. Dodici lustri dopo, gli armigeri della Rsi sono ormai in piccolo numero, a causa delle generali leggi anagrafiche. Se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dal loro schieramento, da sessant’anni non vi sarebbe più un ebreo vivo nella penisola. Essendo stata vinta dallo schieramento opposto, gli sconfitti sono rimasti vivi (e attivi). La democrazia funziona così. Ne sono contento. Anche loro dovrebbero alla fin fine esserne contenti. E invece no. Non gli basta. Cosa vogliono di più? Cosa vogliono ancora? Vogliono l’onore. E lo vogliono da noi, dagli eredi dei vincitori, dai democratici, dagli antifascisti.
Vogliono che l’Italia tutta tributi loro un riconoscimento particolare, consistente nel parificarli nominalmente ai partigiani: tutti egualmente «combattenti per l’Italia». Ma noi non possiamo, questa nostra Italia non può.
Il calendario ci sta lentamente portando dal sessantesimo della liberazione di Auschwitz al sessantesimo della liberazione della pianura padana, l’area della penisola ove più a lungo insistettero l’antisemitismo fascista e la ribellione antifascista. In quei mesi gli italiani si divisero tra chi combatté per Mussolini, per Hitler e per l’eliminazione degli ebrei e chi si inserì in quello strano e un po’ strampalato amalgama composto da comunisti e monarchici, cattolici e liberali, anarchici antimilitaristi e soldatini angloamericani. Quella divisione persiste: la storia non è tracciata col gessetto su una lavagna, è incisa nella carne delle genti e di un territorio. Chi compì la scelta errata e omicida, sessant’anni dopo può anche diventare ministro; ma non può essere onorato per quello che orgogliosamente fu. Il passato non si prescrive con una leggina: c’è; non si cancella: rimane. E la memoria della shoah non è un fondotinta particolarmente intonato ai colori del Mediterraneo orientale; è comportamento responsabile, è (r)esistenza civile.
Signori sostenitori della legge pro-repubblichini, siete certamente liberi di agire come credete. Ma non potete un tal giorno commemorare le vittime della shoah e un tal altro onorare chi combatté volontariamente nello schieramento che attuava la shoah.
Signori oppositori di quella legge, da italiano memore e grato vi confermo che siete lì per sostenere l’onore odierno e passato della nostra Italia, ossia il disonore odierno e passato degli italiani repubblichini.