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Alberto Biraghi
Provincia meccanica
Questo film non è una briscola giocata male, è giocata malissimo. Regia e sceneggiatura pessime,
attrice protagonista che sta lì solo perché è nipote di
cotanto nonno, rovinano una storia potenzialmente interessante su incoscienza e immaturità. I due protagonisti (
Accorsi-Marco operaio, Cervi-Sonia non si sa) si amano "alla follia" in un appartamentino due per tre, che condividono con: cane, iguana, figlio, figlia, montagne di piatti e biancheria sporchi.
Da questa premessa si dipana la storia, il cui obiettivo è mostrare che a questo mondo, quando capita di avere delle responsabilità, più che la "amarsi alla follia" occorre una grande concretezza (personificata da Quarto, saggio e pragmatico capocantiere comunista), altrimenti la follia si trasforma in una brutta cosa. Il buono del film è tutto qua, il resto è fuffa, compresa lo sbraco totale nel secondo tempo, tanto falso e improbabile da diventare fastidioso. A margine: non credere a
Repubblica: D'Agostini ha capito un'acca e vede come nocciolo della vicenda
"un processo di disgregazione che minaccia l'armonia dell'insolita famiglia". Eccheppalle 'sta bufala della "famiglia armoniosa" come bene supremo. I due giovinotti scopano volentieri, d'acordo, ma me al primo inghippo succede il patatrac, che cavolo di "armonia" ci sarà mai tra loro?
14.02.05 23:38 - sezione
cinema