Ciò che sappiamo ciò che non sappiamo
Antonio Tabucchi
Cara Unità, credo che tutti possiamo dire di conoscerti bene. Diciamo che appartieni alla Storia d’Italia. Sei stata fondata nel 1924 da un signore che si chiamava Antonio Gramsci, un intellettuale non proprio minore, visto che è studiato nel mondo intero, dal Giappone, dove esiste un’associazione di studi gramsciani fra le più attive, agli Stati Uniti (le università di Berkeley e di Harvard, per esempio, dove con i post-colonial studies, lo studio del pensiero di Gramsci è oggi una disciplina d’avanguardia). A volte queste cose in Italia si dicono poco, forse per la tradizionale modestia del nostro popolo, oppure perché egli morì nel carcere di Turi, durante una lunga vacanza che gli aveva favorito Benito Mussolini.
Anche i direttori attuali de l’Unità ci sono noti. Furio Colombo è stato responsabile di un prestigioso marchio italiano (la Fiat) non in un Paese in via di sviluppo, ma nella più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti.
Ha insegnato a Berkeley e alla Columbia University ed è stato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York. È stato anche eletto parlamentare di un grande partito della Sinistra e autore della legge sul Giorno della Memoria, e ha pubblicato in Usa e in Italia vari volumi di saggistica socio-politica tradotti in molti altri Paesi.
Antonio Padellaro dal canto suo è un giornalista di solida professionalità che proviene da grandi organi di stampa come il Corriere della Sera e L’Espresso, dove è stato vicedirettore. E se la democrazia italiana deve qualcosa a un giornale, questo è proprio L’Espresso: si ricordino le inchieste di quel settimanale sul caso Sifar-De Lorenzo che buttò all’aria un golpe che a sua volta voleva buttare all’aria la nostra Repubblica.
Questi due direttori hanno ripreso il giornale che credo fosse fallito (ma questo me lo confermerete voi perché in queste cose non sono esperto) lasciando debiti di molti miliardi, e ne hanno fatto un giornale indipendente con un editore e un Consiglio di Amministrazione dei cui membri si conoscono nomi e attività imprenditoriale. Credo che ricevano anche un sostegno finanziario dal partito della sinistra democratica, come consente una legge italiana allorché un organo di stampa dichiara di riconoscersi nelle idee di quel partito (ovviamente in tutte le sue componenti e con le diverse sfumature che il pluralismo di un partito democratico consente). In tal modo l’Unità assicura la sua libertà di opinione, perché non è un organo di partito: è un giornale che ha un editore indipendente e che riceve una sovvenzione parlamentare.
Un caso analogo è per esempio Il Foglio diretto da Giuliano Ferrara, che nasce con un proprietario indipendente, la signora Veronica Berlusconi. Poi il suo direttore, forse per la fragilità economica del suo editore o altri motivi che ignoro, ha ritenuto opportuno di ottenere anche lui le sovvenzioni parlamentari consentite dalla legge. A tale scopo il deputato Marco Boato, ora parlamentare eletto nelle liste dei Verdi, ha fondato col senatore di Forza Italia Marcello Pera un partito chiamato «Convenzione per la Giustizia», di cui Il Foglio si è dichiarato organo, beneficiando così del contributo parlamentare e alleviando la spesa della signora Veronica Berlusconi. Non so quanti elettori questo partito possa contare, o se abbia elettori, ma questo non è importante: l’importante è che esista in Parlamento.
De l’Unità conosciamo bene anche i giornalisti interni e i collaboratori esterni, nei vari settori del giornale. Sono tutti nomi assai noti: professori universitari, sociologi, saggisti, economisti, reporter, inviati. Faccio solo alcuni nomi: Sylos Labini, Nicola Tranfaglia, Paolo Prodi, Elio Veltri, Maurizio Chierici, Luigi Cancrini, Sergio Staino, Marco Travaglio, Corrado Stajano (e mi scuso con coloro che sono costretto a lasciar fuori, tutte firme di prestigio e di indiscussa professionalità).
Conosciamo infine la tiratura del giornale. Sopra le 60mila copie quotidiane (senza contare gli abbonamenti), che secondo i calcoli correnti per ogni giornale significa il triplo in termini di lettori. Il che non mi pare una cifra da poco se si considera la tiratura della precedente gestione de l’Unità, cioè zero copie (ma correggetemi se sbaglio).
Insomma credevamo di saper tutto o quasi tutto su l’Unità. Invece mi sono accorto che esiste un giornale che ne sa molto più di noi. È un giornale nato da poco, che si chiama il Riformista. Non posso citarlo personalmente perché non è un giornale che si trova con facilità, almeno nella mia regione, che è la Toscana. Posso dire che volendo acquistarlo nelle città che più frequento, come Siena, Firenze e Pisa, più volte mi sono sentito rispondere dall’edicolante che le tre copie che ordina le aveva già vendute assieme al Foglio. Una volta mi sono stupito e ho fatto notare all’edicolante che deve trattarsi di un giornale prestigioso, perché se ne parla sempre in televisione e alla radio, e lui mi ha risposto che anche L’Osservatore Romano è un giornale prestigioso, ma che per comprarlo dovevo andare in Vaticano. Una risposta certo sgarbata. Ma questo, ripeto, succede in Toscana. Nelle altre regioni non so. Perciò mi devo accontentare, per quello che tale giornale dice di sapere su l’Unità, di quanto sento alla rassegna stampa dell’ultimo telegiornale del terzo programma o alla rassegna stampa del giornale radio del mattino. Per esempio: «Le vendite de l’Unità sono in flessione, lo assicura il Riformista in un suo articolo di stamani». Oppure: «È imminente il cambio della direzione a l’Unità, scrive il Riformista». E un sacco di altre notizie che il Riformista mostra di sapere sugli affari interni de l’Unità, a tal punto che ho perfino letto un editoriale de l’Unità in cui si diceva che il Riformista sapeva su l’Unità cose che la stessa Unità non sapeva.
A questo punto, scusatemi l’ingenuità, noi che de l’Unità credevamo di sapere molte cose, e che sappiamo poco o nulla su un giornale che sa così tanto su l’Unità, ci viene la curiosità di sapere qualcosa su questo informatissimo ma poco reperibile giornale. E poiché in Italia l’informazione è libera, crediamo di avere il diritto di sapere qualcosa anche noi su questo giornale. Ci contentiamo di notizie essenziali ma fondamentali, come quelle che appunto tutti noi conosciamo su l’Unità e che ho elencato prima. Potreste per cortesia fornircele? Le notizie che ci interessano sono queste: chi ha fondato il Riformista? Chi è, se c’è, il suo editore? Vive solo del suo editore oppure riceve un sostegno da qualche gruppo parlamentare? Quale è la sua tiratura?
Sono certo che fornendo una serie di informazioni come queste, si renderà un prezioso servizio ai lettori e all’opinione pubblica in generale, contribuendo in questo momento così critico all’informazione libera e indipendente più volte auspicata dal Capo dello Stato, e a una migliore comprensione del panorama giornalistico italiano.
Molte grazie. Un saluto cordiale.