Il messaggio e' appena un po' meno banale di quel che sembra: non e' la tecnologia in se' ad essere malvagia, ma il modo in cui la si approccia.
E' quando essa diventa totalizzante, al punto da far perdere il contatto con la spiritualita' (rappresentata dalla natura), che diventa causa di distruzione, morte e perdizione (in senso ateo).
Paradigmatica e' la figura dei robot di Laputa: a seconda di chi li comanda possono essere miti giardinieri, premurosi protettori o micidiali armi di guerra.
Il tema della perdita di umanita' a causa di un'eccessiva meccanizzazione e' tipico non solo di Miyazaki, ma di gran parte della produzione culturale giapponese; se provi a pensare a come vivono a Tokio, Osaka e altrove nelle grandi citta' dell'arcipelago ti rendi conto che il messaggio non e' ne' scontato ne' tantomeno arcaico.
Quanto al fattore tecnico: con ogni probabilita' non sono i sottotitoli ad essere toppati, ma il doppiaggio. I film dello Studio Ghibli (l'officina di animazione di Miyazaki) sono distribuiti in occidente dalla Buena Vista, aka Walt Disney, che ha comprato l'esclusiva promettendo faville ma, nei fatti, boicottando questi prodotti che sono in evidente concorrenza con i loro.
Al posto loro farei anche io lo stesso, visto l'abisso tecnico e artistico che separa i due...