Film eccellente, che sa raccontare l'adolescenza partendo dal calderone etnico della periferia parigina. Invece della solita storia di degrado (un classico quando ci sono immigrati e periferia) , qui c'è un'osservazione attenta della vita di un gruppo di liceali, in buona parte di origine extracomunitaria. L'obiettivo è dimostrare che, per quanto riguarda le dinamiche tra adolescenti, tutto il mondo è paese. L'avvio del film è impetuoso, coinvolge con una serie di dialoghi serratissimi (stranamente accettabile il doppiaggio, anche se si perdono gli accenti), abbondantemente conditi dal logico turpiloquio generazionale. Amorini e amorazzi sono una scusa, che il bravo
Abdellatif Kechiche (già apprezzato nell'ottimo
Tutta colpa di Voltaire) utilizza per dipingere il suo intelligente quadretto (forse autobiografico).
La storia prende spunto da una recita scolastica della pièce di Pierre Marivaux "Il gioco del caso e dell'amore". La scelta non è casulale: nella storia i ricchi si travestono da poveri e i poveri da ricchi. Tuttavia, la cameriera Lisetta finisce per innamorarsi proprio di Arlecchino che, malgrado il travestimento da gran signore, è di estrazione popolare come lei. E allo stesso modo la padrona, pur travestita da cameriera, si innamorerà di un nobile. Citando Marivaux, il regista fa una riflessione amara: nonostante le Nike, il telefonino e i Levi's, i figli di immigrati portano quotidianamente il marchio delle loro origini.
A questa riflessione si collega l'unico momento "forte" di un film delicato, il confronto con la polizia, scena in cui il regista si toglie un sasso dalla scarpa, entrando a far parte della lunga schiera di testimoni di inciviltà, arroganza e prepotenza dei "tutori dell'ordine". Quando si confrontano con qualcuno che vedono "diverso", magari perché ha la pelle un po' più scura (o perché
manifesta per una causa a cui loro non credono), troppi poliziotti diventano bestie feroci.
Bravissimi gli interpreti, tutti credibili e perfettamente nella parte, eccllente la regia (basta poco per fare un grande film). Due ore che scorrono veloci e leggere, ma lasciano molto su cui riflettere.