E poi voglio dire: a parte il plurale maiestatis, secondo me il presidente di un partito di sinistra non deve fare dichiarazioni del genere, a prescindere da quanto le si ritenga giuste o sbagliate. È una questione di intelligenza politica, quella che D'Alema dovrebbe (a quanto dicono) possedere: ci sono parecchie persone che non credono AFFATTO che sia stato un bene che l'URSS sia caduto. Quando si definisce Mastella "un campione della politica", e si cerca di fare improbabili accordi con i radicali, e si affermano cose del genere, non si fa altro che spostare una fetta di elettori verso la sinistra estrema, e poi si vede cosa succede.
Stanno rovinando tutto, come al solito.
Un amico ieri mi faceva notare la stessa cosa, contrapponendo i dirigenti di partito a quelli sindacali.
Altro argomento era il ricambio generazionale. Non è questione di giovanilismo o di rinnovamento di facciata, ma è che l'attuale dirigenza DS è afflitta da un vero e proprio complesso che a questo punto dubito riusciranno mai a superare. Di che si tratta? Della pulsione a doversi sempre fare perdonare qualcosa e di conseguenza a non essere legittimati, loro e purtroppo anche noi, a giocare apertamente tutte le carte.
Ora un Fini non ha una profondità e una coscienza sufficiente a prendersi carico dei propri ripensamenti di linea, per cui come vediamo le condanne del fascismo storico diventano utile merce di scambio per dare continuità a quelle stesse idee nel presente: stato poliziesco, xenofobia, riabilitazione dei camerati, nazionalismo stolido.
La generazione di d'Alema, belli rigidi per formazione di partito, ma questa profondità ce l'hanno e questo senso di inadeguatezza lo vivono per davvero. E non risolvendolo ci condannano a essere rappresentati da un estraneo alla tradizione socialista e ci condannano alla loro presenza eterna, dato che chi non si risolve diventa un monumento a se stesso.
ciao
Ma la contraddizione della sinistra italiana è ormai palese da molto tempo. Tanto palese che si è cronicizzata...
Mi chiedo: come è possibile che il più grande partito italiano di sinistra non trovi una faccia, dico una, su cui investire e costruire il proprio futuro politico e debba invece presentarsi con il faccione da prete democristiano di Prodi?
Ma non basta: i DS si inchinano davanti al mortadellone perché non gli passa neppure per l'anticamera del cervello di presentare un proprio candidato, nemmeno alle primarie. Lì ci mandano Bertinotti. Capite che in questa situazione, che oserei definire kafkiana, la gente non capisce più nulla. D'Alema non fa quello che vuole fare, fa quello che può (e lo dico sapendo che mi è antipatico più di uno sterco di mucca); Prodi scrive a Bush una letterina iniziando con "Welcome Mr. President..."? Fassino (cagnolino fedele di D'Alema) gli va subito a ruota, fa nulla se alla sinistra radicale gli viene uno sbocco di bile. Cavolacci loro. E poi il contentino alla sinistra radicale l'hanno già dato votando no al finanziamento dell'intervento in Iraq. Capirai cosa vale quel no. Forse vale di più il Welcome Mr. President, da vero DC D.O.C.
Antonio condivido in pieno la tua analisi. Sono però meno generoso di te nel giudizio sulla dirigenza DS. La mia sensazione è che questi personaggi (di cui D'Alema è il più avvilente esempio, ma come lui ce n'è a bizzeffe, pensa ai Caldarola, Cuperlo, Debenedetti, Morando e - per par condicio - Folena, melandri, Salvi...) ci "condannano alla loro presenza" per ragioni molto meno complesse di quelle che tu descrivi: la poltrona che occupano è dannatamente comoda, redditizia, gratificante. Chi glielo fa fare di mollarla? Te lo vedi D'Alema trasformato in "persona qualunque"? Muore di depressione dopo quindici giorni...
cioè, fammi capire, una volta tanto che un diessino dice una cosa giusta la tua rabbia è così incontenibile da tirare fuori questioncine lessicali pur di attaccarlo?
al tuo confronto varenne è un brocco...
Ma quale sinistra si vuole costruire con tutti i preti e parapreti, suore e suorine che ritroviamo nelle nostre fila. Si nomina Prodi e si dimenticano le suorine come la Bindi, per non parlare della missionaria Livia Turco che pensa che la politica sia fare concorrenza a qualche ordine religioso. Chi è disposto a stare dall'altra parte, sul serio, per qualche lustro, fuori dalle ambiguità clericali? Nessuno, dico nessuno, leva la sua voce contro l'invadenza dei chierici: questo è il paese dove si assumono insegnanti di religione per nomina vescovile. Allora vogliamo uscire da questa ipocrisìe che ci avvelenano. Come si fa a parlare di sinistra in queste condizioni, in un paese normale i Prodi, Bindi e compagnia bella starebbero bellamente altrove. Paghiamo ancora le "doppiezze Togliatiane" questo voler stare per insiene con forze paraclericali aveva un senso nel dopoguerra, ma oggi sono semplicemente un "nonsense". Quanto a d'Alema è il meglio che ci possiamo permettere, infatti fà l'Andreotti di sinistra: ammette le evidenze. Saluto
Anche Repubblica prende per il culo la sinistra:
http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_833687.html
Se quando cliccate lo hanno già tolto, andate sul blog di Mantellini e potrete vedere l'immagine :))
non vorrei dire, ma Prodi (per non parlare della Bindi...) mi pare molto più a sinistra della maggioranza dei DS. Ok, oggi come oggi i diessini sono una forza di centro, ma questo resta un fatto. È chiaro poi che su certi temi cattolici le loro risposte saranno 'di destra'; ma a destra ci sarebbero insospettabili "compagni" su quei termini...
Sono assolutamente d'accordo con D'Alema. Essere di sinistra significa anche e soprattutto essere contro i fascismi e i regimi di ogni tipo.
questa me l'ero persa... :-))) un fenomeno D'Alé!!! :-))) Per fortuna che il 22/2 parlava di un vivente, almeno... :-)))
Carolina