Venezia, nell’Unione resta il caos
Cacciari si candida contro Casson. Quercia riunita tutto il giorno. Oggi la verità
Michele Sartori
Amici-nemici, fratelli-coltelli, “lo stimo ma…”. Si fanno auguri velenosi, Felice Casson, il pm, e Massimo Cacciari, il filosofo. Corrono tutti e due per diventare sindaco di Venezia. Attorno, una schizofrenia generale del centrosinistra. Se saranno due ancora stamattina, se non ne spunterà un terzo, se non se ne toglierà uno, chissà. Entro mezzogiorno le liste vanno depositate. Finirà il primo tempo di tre mesi di tormentone.
La sorpresa dell’altro giorno era stata la candidatura di Felice Casson: fortemente voluto da Verdi, Rifondazione. E da buona parte dei Ds, all’insegna di “una scelta unitaria”. E da una piccola parte della Margherita, quella del sindaco uscente Paolo Costa: tutto, pur di silurare il candidato cacciariano in pectore, Alessio Vianello.
La sorpresa della mattina dopo, è la candidatura di Massimo Cacciari. In extremis, non voluta, non prevista fino a poche ore prima. La annuncia a metà mattinata. Sarà il pretendente sindaco della Margherita. Più qualche lista civica. Altri simboli “politici” non ne vuole. La notizia si ripercuote a catena. Soprattutto tra i Ds, che già si erano spaccati la notte prima, nella scelta di Casson. Effetti disastrosi.
Metà pomeriggio: la federazione diessina, a Marghera, è “presidiata”. Meglio: assediata. Metà partito chiede un ripensamento del ripensamento. C’è l’area del “correntone”, i fassiniani della “minoranza della maggioranza”, buona parte delle sezioni di fabbrica. Non hanno digerito la candidatura del pm. Non per l’uomo, naturalmente, ci mancherebbe, ma per il risultato politico dell’operazione. Li guida il deputato Michele Vianello: “Un gruppo dirigente irresponsabile ha portato ad una situazione da follia”, dice. Perché? “La candidatura Casson rompe la Federazione, ci schiaccia sull’alleanza coi rosso-verdi rompendo con la Margherita. E a questo punto c’è anche Cacciari candidato. Cosa facciamo: andiamo contro di lui, in una coalizione perdente? Ma chiamiamo piuttosto la neurodeliri!”.
Gli assedianti si autoconvocano per le sette di sera. “Chiederemo il commissariamento della federazione”, anticipa Vianello. Qualcuno già pensa ad una lista autonoma, a sostegno di Cacciari, da imbastire nella notte. “Vedremo. Vedremo”. Gli operai presenti del Petrolchimico – mezza sezione, anche qui - non hanno dubbi: “Noi votiamo Cacciari. Non si può consegnare la città ai rosso-verdi, che pensano di risolvere la questione della chimica con un referendum”. Non è la linea di Casson, tutt’altro. Ma non importa. Così la percepiscono.
Dentro la federazione, la segretaria Delia Murer è sconvolta da un turbine di riunioni e telefonate. Walter Vanni, uno dei primi sponsor di Casson, ha un diavolo per capello. “Domenica abbiamo fatto una riunione qui con Cacciari. Gli abbiamo proposto di fare lui il candidato sindaco unitario. Ha detto di no. Gliel’hanno riproposto i rosso-verdi, ci sarebbero stati anche loro. Ha rifiutato di nuovo. E adesso annuncia la sua candidatura. Non ho parole”.
Alle quattro e mezza arriva via fax una lettera di Fassino alla segretaria: “Cara Delia…”. Le chiede di convocare urgentemente il gruppo dirigente, alla luce della candidatura Cacciari, e di “assumere le decisioni politiche più opportune”. Fassino spedisce a Venezia Maurizio Migliavacca e Andrea Orlando. Poco dopo, arriva una dichiarazione di Vannino Chiti. Invita i partiti veneziani, alla luce della candidatura Cacciari, a verificare “la possibilità di realizzare, come io sono convinto che sia possibile e giusto, la ricomposizione unitaria della Federazione dell’Ulivo e dell’Unione”. Vianello sventola i testi, trionfante. Il senatore Bruno Cazzaro s’incavola: “E cosa dovremmo fare? Dire a Casson che abbiamo scherzato, e che torni a fare il magistrato?”. Alle nove di sera, comincia il plenum dei diessini divisi, e fino a quel momento nessuno ha cambiato idea.
Intanto, Cacciari ha spiegato in una conferenza stampa la sua candidatura, a difesa della Margherita. Casson, dice, “lo stimo”, ma la sua scelta “è politicamente sbagliata: un magistrato non può diventare sindaco in 24 ore”. Gli ha parlato a lungo. “Ci siamo fatti gli auguri”, conclude il filosofo. Felice Casson ghigna: “Gli auguri no. Perché avrei dovuto farglieli?”. Gli preme togliersi un sassolino dalla scarpa: “Cacciari dovrebbe rileggersi Costituzione e leggi. Tutti i cittadini hanno lo stesso diritto di candidarsi. Anche i magistrati”. Pure Cossiga ha attaccato Casson – l’inquisitore di Gladio: “Giusta candidatura, nella città del carnevale”. Il pm ghigna doppiamente: “Devo proprio averlo sconvolto, Cossiga. Neanche una morosa lascia di questi segni...”.
Basta! Non ne posso più di giudici e mezzibusti che a destra e a sinistra vengono regolarmente utilizzati come collettori di voti. In un paese normale un bravo giudice è un bravo giudice e basta. Non è obbligatorio che debba diventare per forza Sindaco, Onorevole o Ministro. Qualcuno ha mai fatto la conta di quanti "magistrati e mezzibusti" abbiamo in parlamento, è normale tutto questo? Saluti da Salvo
Credo che la prima professione di origine tra i nostri rappresentanti sia quella di avvocato. In cosa un avvocato è più qualificato al ruolo di un magistrato?
Fermo restando che nennemo io vedo di buonissimo occhio il passaggio tra questi due ambiti del potere.
ciao