Vorrei suggerire al neo assessore Zecchi di darsi una calmata: parlar male di Dario Fo mentre la Sorbona lo riconferma tra i grandi della cultura mondiale è un magnifico autogol. Zecchi, anziché approfittare di quel po' di notorietà da salotto di Costanzo per sputare sentenze appena seduto sulla poltroncina, farebbe bene a riflettere prima di aprire bocca. Alberto Biraghi.
Il premio Nobel ha ricevuto la laurea honoris causa dall’università parigina. Uno show travolgente che ieri ha conquistato studenti e professori
Dottor Dario Fo, la Sorbona è sua, la faccia ridere
di Rossella Battisti
Il luogo: la Sorbona, prestigioso ateneo parigino. Gli attori: Dario Fo e il rettore (ruolo da comprimari silenziosi e compunti: la scrittrice canadese Margaret Atwood e tre scrittori - l’ungherese Imre Kertesz, il peruviano Mario Vargas Llosa e il brasiliano Candido Mendes). L’azione: consegna di cinque lauree honoris causa. Svolgimento: tsunami-Fo entra di slancio e al rettore che in toga nera e pompa magna lo incorona il neo-laureando esclama applaudendo: «Bravo!». Poi, balzando oltre le parole di elogiante circostanza pronunciate dalla relatrice-professoressa Budor (citazione di Franca Rame «compagna di teatro, vita e coraggio», note sparse su cinquant’anni di carriera di Fo «narratore, mimo, attore, decoratore, regista, maestro d’arte») super Dario rapisce l’uditorio con un discorso sulla libertà «che non significa soltanto agire senza controllo, vivere senza opposizione, ma piuttosto non cedere mai alle lusinghe del potere che prende di te la parte migliore». E ricorda Molière, da cui prese le mosse il suo esordio nei teatri parigini, un autore «che preferì seppellire alcuni suoi testi piuttosto che corromperli». Il compromesso dell’intellettuale - sottolinea il già Nobel e ora laureando Fo - «è la sua massima degradazione. Chi sa lottare con la propria dignità, fino in fondo, ha anche un grande senso dell’ironia e del grottesco, ama la vita e sa ridere delle enormi ingiustizie che subisce».
È teatro e vita insieme, è la storia di un Giullare che ha fatto sua questa lezione in prima persona, che l’ha portata avanti con coraggio per cinquant’anni. Che la incarna con leggerezza e impetuosità, anche ieri, travolgendo la platea di compassati accademici (ma anche i molti studenti intervenuti - delusissimi quelli che non hanno potuto partecipare e incontrare dal vivo l’artista italiano, molto famoso anche in Francia). E ancora il potere e le sue insidie è materia per il gran finale di Fo, che riparte dalla «lezione di Scapino», dalle «furberie» di uno spettacolo presentato anni fa a Parigi con uno scatenato gramelot francese che improvvisa mentre la toga nera gli svolazza d’intorno e la platea viene giù dalle risate. Un tocco alla Francia e uno all’Inghilterra, in un maccheronico e irresistibile monologo shakespeariano. Per concludere con l’immagine dei «mantelli pesantissimi, quasi impossibili da indossare, che mettevano in pericolo la vita dei politici e dei potenti nel Seicento. Con il vento si gonfiavano e portavano via quei potenti che tornavano più. Una moda - conclude Fo - questa dei mantelli, che dovrebbero ripristinare...»
Applausi. Sipario. Si replica prossimamente, speriamo.
francamente trovo dario fo sopravvalutato, il nobel poi mi e' sembrato francamente un'esagerazione pero' sono fatti degli svedesi, visto che decicono loro a chi darlo.
ricordero' sempre quando fo diede dei "fascisti" ai compagni anarchici torinesi che lo contestavano perche' non volle muovere un dito per Edoardo "Baleno" Massari e Maria Soledad "Sole" Rosas, anarchici imprigionati forse ingiustamente e suicidi entrambi per la cui causa era stato richiesto piu' volte un intervento di fo il quale si guardo' bene dall'intervenire.
Dario Fo è una risorsa della cultura italiana ti tale grandezza che ognuno davanti a lui dovrebbe alzarsi in piedi e dire grazie. Io lo faccio, ogni volta che lo incontro: gli vado vicino e gli dico grazie. Lo faro' anche sabato. Dario è un gigante della cultura e del teatro, un gigante che appare ancora più alto di fronte agli ometti come Zecchi. Altro che sopravvalutato.
anche a me dario fo piace molto. fin da quando ero bambino: sarà per educazione, per formazione ma, ecco, è come se facesse parte della mia Bidung. fatico molto a criticarlo.
Lo trovo sì spesso un po', politicamente, questo posso concederlo, "prevedibile", ma questa è altra cosa rispetto al suo valore culturale. Dario fo ha inventato un modo di fare teatro. di gesticolare, di esser attore. E ha anche fatto del teatro civico di immensa importanza. E' un attore completo, al contrario di coloro che lo criticano. dai, berja, sarà mica l'episodio degli anarchici a farti dire che è "sopravvalutato". al massimo dì che t'è antipatico o che, nell'occasione, è stato stronzo.
...ovviamente volevo scrivere "Bildung".
no no, volevo proprio dire sopravvalutato.
certo e' una mia personale opinioni, come tutto quel che mi capita di dire.
se mi chiedete di teatro italiano del '900 a me viene in mente Eduardo, che ce posso fa'?
se poi vi ostinate a paragonare degli onesti intellettuali preparati e rigorosi, come fo in ambito teatrale, a misere scorregine evacuate a forza come zecchi, beh vi devo confessare che le mie pietre di paragone son ben altre.
(chesso' Carlo Levi, Primo Levi, Emilio Lussu, Attilio Bertolucci, Ungaretti, Gadda, etc)
non penso che la frase di fo possa essere riferita a zecchi!! fo parla di "compromesso dell'intellettuale" e penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che il soggetto in questione non possiede i requisiti culturali e intellettivi per essere definito tale; proprio perchè comunemente il termine viene usato in senso positivo e ci si identifica gente come fo. mica vorremo confondere la merda col cioccolato??
detto questo, a mio parere l'azione smerdatoria nei confronti di fo da parte del ridicolo assessoruccio, è più figlia dell'ignoranza, dell'idiozia e dell'inesistente sensibilità artistica, oltre che della voglia di sparare cazzate roboanti una volta messo il culo su una poltrona comoda comoda, che di un progetto politico mirato a sminuire l'intelligentia d'opposizione.
la preparazione culturale, l'acume, il talento e la sensibilità di un mostro come fo non si discutono...per carità!! però sono d'accordo (stranamente) con berja, quando dice che a sentir parlare di teatro del '900 gli viene in mente un nome su tutti, quello di Eduardo.
Eduardo "è" il teatro italiano del '900, senza nulla togliere a fo; di qui a dargli il nobel però...beh...
poi improvvisamente riaffiora un ricordo dalla memoria... se annan ha vinto quello per la pace, forse a fo per la letteratura dovevano dargliene un paio, e a madre teresa e a nelson mandela dovevano fargli l'abbonamento a vita!!
uè, uè, ragazzi se si parla di massimi sistemi, di teatro italiano del 900, beh, allora per me c'è solo un nome: bene.
Anche Arafat ha ricevuto 1/3 di Nobel, diciamo che agli svedesi basta poco e sono di bocca buona...
Credo anch'io che Fo abbia tutto il diritto di stare tra i primi 5 del teatro italiano di tutti i tempi. Il suo studio sul Grammelot è esemplare.
sono incappato in "Nostra signora dei turchi" letteralmente per caso, qualche anno fa...nonostante fossi poco più che adolescente e non avessi gli strumenti e le conoscenze per apprezzarlo appieno, fu una folgorazione. e mi rammarico di non aver letto il libro (mi piacque così tanto che pensai che la lettura non avrebbe aggiunto niente di significativo...e un po' anche per pigrizia).
carmelo bene in questa top five ci sta di diritto...continuo a pensare che in vetta ci sia Eduardo, ma lui lo segue a ruota.
e dopo aver speso questi nomi, fo mi sembra, sempre di più, inadeguato, o quantomeno lontano anni luce.
consiglio a tutti di visitare nella sezione link del sito autet.it, quello che riguarda Carmelo Bene
Eduardo è di un'altra categoria (parlo come autore teatrale, non come teatrante, dove Fo probabilmente nonostante tutto gli è davanti). I miei due eurocent.
Era tanto che non mi divertivo cosi'.
Io lavoro in biblioteca di Filosofia della Statale . Zecchi e' professore ordinario di Filosofia....e in tanti anni l'ho visto quattro volte in biblioteca. Nessuno lo vede molto in Statale e questa cosa dell'Assessorato alla cultura la inseguiva da tempo. Adesso l'ha acchiappata ed esordisce con un ruzzolone. Che ridere! ridendo si rilasciano endorfine e si rilassa l'endotelio ( me l'hanno detto...)
Che voglio di piu'?
Adriana_beata_coi_libri
Qui si cita Eduardo e allora non resta che alzarsi in piedi, rimpiangerlo un attimo, ricordarne grandezza e saggezza. Sono sicuro che sapeva bene che sarebbe arrivato Berlusca col suo esercito di "zecchi/e" quando regalò una delle sue frasi più belle: "Adda passà ‘a nuttata". Passerà.
la nottata passerà anche, ma intanto tu rosichi ed io rido :D
Incauto Giorgio: i conti si fanno alla fine; prima si fanno i budget, per quel che servono.
Quanto a Fo il Nobel gliel'hanno assegnato; non l'ha:
1) acquisito con la truffa
2) rubato
3) comprato
4) estorto
5) millantato con i "sondaggi".
Non so perché gli accademici svedesi ci debbano prendere sempre tranne quando premiano uno che ci sta sullo stomaco.
Liberi di non gradirlo, negarne la grandezza mi sembra un po' forzato. Ma tant'è..se vi va, fatelo.
Io lo ringrazio per quanto mi ha dato.
Aggiungo che Dario Fo ha devoluto l'intero ammontare del premio all'acquisto di ambulanze con attrezzatura speciale per il trasporto dei disabili, impegno che prosegue a ogni spettacolo donando stampe, cassette, ibri e quant'altro per raccogliere denaro. Noi abbiamo a casa una sua magnifica stampa, acquistata dopo la prima visione di Ubu Roi, il libro di Joann Padan disegnato da lui e altri ammennicoli che fanno sentire di aver speso bene dei soldi. Altro che "rosicare".
ricordo che quando gli assegnarono il Nobel, qualcuno dal nugolo di giornalisti dei vari tg che lo stavano attorniando, rivolse questa profonda domanda: ma quanto ha pesato l'Ulivo in questa decisione? Giorgio, eri tu?
caro charlie, il fatto che a fo abbiano assegnato SPONTANEAMENTE E SENZA INFLUENZA POLITICA ALCUNA il premio nobel non esclude automaticamente che sia stato un riconoscimento un po' eccessivo.
a te alberto, mi sento di ricordare che per quanto le sue iniziative siano specchio di una grande umanità e sensibilità, penso che dario fo non abbia più il problema di dover accumulare tanto danaro da potersi permettere tutto quello che vuole oramai già da qualche anno...quindi vista la sua levatura (culturale e morale) e i soldi che fa, che si impegni in iniziative di beneficienza mi sembra abbastanza naturale; sarebbe strano non lo facesse.
se poi volete dargli il nobel perchè fa beneficienza, o volete dargliene un altro perchè ha donaton il premio in danaro del primo...beh...probabilmente siamo d'accordo su cosa sia un uomo buono, ma non lo siamo assolutamente sui criteri con cui un nobel dovrebbe essere assegnato (;-)
Dario Fo mi è molto simpatico, e la sua grandezza a livello artistico non è in discussione.
Tuttavia a livello politico non possiamo dimenticare che egli ha combattuto nelle file della Repubblica di Salò...una macchia grave, che non viene ricordata spesso, ma che a mio avviso neanche il nobel riesce a cancellare del tutto.
Claudio: la faccenda di Fo combattente della repubblica di Salò è una vecchia panzana che di tanto in tanto riaffiora. Tutta la storia è raccontata con dovizia di particolari nel suo godibile libro Il paese dei mezràt che invito caldamente a leggere. Una volta di più mi scopro frustrato dalla leggerezza con cui in Italia si butta merda nel ventilatore appena qualcuno si eleva sopra la mediocrità nazionale.
Agli altri che snobbano il Nobel (a Fo e in generale), mi limito a chiedere quanto vanno a teatro in generale e quanti spettacoli di Fo hanno visto. Anche in questo caso salta fuori l'Italia becera di "siamo tutti allenatori della nazionale". Troppo spesso sento sparare sentenze sugli scrittori da gente che non legge, sui calciatori da sportivi del telecomando, sul teatro da chi non è andato oltre Pinocchio dei Pooh. Queste critiche fanno sorridere come la vecchia barzelletta del Bollani che dava del pirla al papa, chi la ricorda? (riassumo)
"Chi sei, che hai fatto, tu che mi gridi PIRLA?" gli dice il papa.
"Bollani Giuseppe, idraulico"
A questo punto il papa comincia con dolcezza a raccontare la sua storia, l'infanzia, la vocazione, il seminario, la laurea in teologia, altre varie lauree alla Sorbona e Tubingen, il vescovato, eccetera e conclude, "vedi quindi, caro Bollani Giuseppe, se ci pensi bene ti accorgerai che tra me e te il pirla sei tu".
Veramente mi ricordo di un'articolo del vecchio "Sette" in cui si intervistavano i figli di illustri ex-combattenti della RSI, per la maggiorparte poi passati dall'altra parte, in occasione delle frasi di Violante che tendevano a riabilitare "i ragazzi di Salò", tra cui appunto Fo, Albertazzi, Vivarelli ed altri.
Jacopo Fo tendeva a giustificare questa vicenda dicendo che il padre era stato in qualche modo "obbligato" ad arruolarsi per proteggere la sua famiglia, ma che il suo antifascismo non era in discussione. Non ho letto il libro in questione, non mi è difficile pensare che l'attore tenda a rimuovere quel passato ingombrante. In ogni caso credo che la cosa rimanga un fatto, anche se come ripeto non metto in discussione le qualità artistiche di Fo, nè il suo odierno impegno sociale e intellettuale.
La storia di Dario Fo iscritto alla RSI è raccontata per filo e per segno nel libro, senza pudori.
E' stata una pura questione di sopravvivenza, per non essere deportato. Dario ha fatto benissimo, meglio 60 anni (spero 200!) di Dario Fo vivo che un Dario Fo morto a 20 anni. Mio nonno Alberto Manasse, poeta, stornellatore, e socialista, re del Portico d'Ottavia, fece battezzare i figli per la stessa ragione (se non lo avesse fatto, tu non staresti scrivendo su questo blog). E comunque, il gesto di un ragazzo di vent'anni in quei momenti conta zero. Soprattutto se è un artista, non violento nell'anima, terrorizzato da armi e morte. Ma scusa, non vorremo assimilare un ragazzo che ha avuto l'idea (buona) di firmare un pezzo di carta per salvarsi la pelle, che non ha sparato un colpo, ha disertato appena ha potuto per poi vivere tutta una vita da antifascista con la banda di schifosi nostalgici che ancora sputa sulla Resistenza! Andiamo....
Quanto a Jacopo, credo sia in effetti l'unica cosa di cui Dario Fo debba vergognarsi nella sua vita. Ma è un padre e non lo fa. Lo capisco.
***caro charlie, il fatto che a fo abbiano assegnato SPONTANEAMENTE E SENZA INFLUENZA POLITICA ALCUNA il premio nobel non esclude automaticamente che sia stato un riconoscimento un po’ eccessivo.***
No, non lo esclude. Ma sulla base di quali valutazioni sarebbe eccessivo?
Prudhomme, Carducci, Kipling, Deledda, Pirandello, Hesse, Eliot, Churchill, Emingway, Camus, Quasimodo, Sartre, Beckett, Neruda, Montale, Canetti, Garcia Marquez, Golding, Cela, Grass......con tutto il rispetto e l'ammirazione per fo (e forse anche un pizzico di ignoranza, perchè no, che non si possono conoscere tutte le opere e tutti gli autori della storia della letteratura) io davvero non ce lo vedo accanto ai signori citati sopra.
ma questa è una mia personalissima opinione, intendiamoci.
Simone, evidentemente è un problema tuo. D'altra parte se non lo conosci non hai modo di apprezzarlo.
non ho detto di non conoscere fo...sicuramente non saprei recitare a memoria l'opera omnia!!
mi chiedevo, caro alberto, se era possibile avere un'idea o un gusto diverso dal tuo ed evitare di essere automaticamente considerati ignoranti...
Non è questione di ignoranza. Il problema è che per contestare un Nobel, oltretutto insignito di n lauree ad honorem ultima delle quali quella dalla Sorbona (mentre il coglioncello assessore lo snobbava, ironia della sorte), credo occorrano argomenti un po' più solidi che un elenco di altri grandi. Voglio dire - e lo dico davvero senza arroganza, sarcasmo né presunzione - che non è questione di conoscere a memoria o non conoscere affatto, ma semplicemente di avere quel po' di umiltà e rispetto che si devono a un autore che il mondo ci invidia.
Vedi, ammetto il "non lo capisco", il "non mi piace", perfino il "mi fa schifo" (io non tollero Giuseppe Verdi per esempio). Ma credo che nessuno abbia il diritto di dire che Dario Fo "non merita" senza passare (non ti offendere, desidero solo essere sincero) per ignorante e/o presuntuoso. Perché lui è lui e il Nobel è il Nobel.
un'altra valutazione interessante è che la letteratura è piena di cervelli geniali che il nobel non lo hanno ricevuto, di fronte ai quali fo impallidirebbe. e questo, oltre a ridimensionare l'assegnazione a fo, fa sorgere dubbi anche sul valore del premio stesso.
hai ragione alberto...forse mi sono espresso in modo troppo categorico e arrogante. chiedo venia...
fo mi piace,mi diverte (a differenza di zecchi) e riesco a riconoscerne il grande valore culturale e morale; volevo semplicemente dire, e ti ripeto che è una personalissima opinione figlia di gusti soggettivi, che inserirlo tra quei nomi mi sembra un po' eccessivo.
lungi da me voler tirare merda in faccia a dario fo, anche perchè, come hai giustamente detto tu, mi mancano un premio nobel e due-tre lauree ad honorem per potermi permettere di farlo!! ;-)
Idem a me per quanto riguarda Verdi ;-)
io, riparatore di computer con la maturita' classica non mi faccio problemi a tirare merda in faccia ad alcunchi', non vedo perche' le opinioni personali per avere dignita' debbano essere collegate a qulche pezzo di carta.
OVVIAMENTE non c'entra nulla tutto cio' con dario fo ed il suo nobel, il nobel lo assegna un'accademia svedese, a chi lo voglian assegnare son cazzi loro e basta; rimane il fatto che A MIO PARERE ci sono e ci sono stati letterati italiani (ad esempio) che erano e sono maggiormente meritevoli di attenzione e di premi di dario fo che la sua fama l'ha meritatamente ottenuta sui palcoscenici e che, a voler premiare un autore italiano di teatro su di tutti spicca comunque Eduardo De Filippo per la qualita' teatrale e letteraria delle opere e Carmelo Bene per la "teatralita'".
Dario Fo repubblichino per "pura sopravvivenza"... Certo non lo si può biasimare, certo bisognerebbe esserci dentro determinati contesti e situazioni, e salvare la pelle non fa schifo a nessuno. Forse ci comporteremmo un pò tutti così. Va però detto che nel medesimo contesto storico ci fu anche chi ebbe un coraggio diverso, chi morì per le proprie idee, chi, a concreto rischio della propria vita, salì sulle montagne nelle formazioni partigiane. Chi insomma fece una scelta diversa, spesso pagandola con la vita. Se tutti fossero stati come Fo, non ci sarebbe stata la Resistenza. Questa a mio avviso rimane una macchia in un personaggio che, di lì a venire, ha fatto parlare di sè non solo per la sua arte, ma anche per il suo impegno politico.
Con il ragionamento con il quale tu assolvi Fo (scelta fatta a vent'anni dettata dalla paura) si potrebbero allora assolvere la quasi totalità dei "ragazzi di Salò".
Eppoi un conto era, come nel caso del tuo avo, rinnegare un'identità, per quanto umiliante fosse, un altro era aderire alla RSI.
Insomma, non condanno Fo per il suo legittimo istinto di sopravvivenza, dico solo che se non si chiamasse Dario Fo, non verrebbe assolto e giustificato per quella scelta, ma bollato come uno sporco fascista collaborazionista. Quindi ritengo che quella macchia avrebbe dovuto indurre Fo ad una condotta politica di più basso profilo, per la quale nessuno gli avrebbe mai chiesto conto di quegli "errori di gioventù".
Con questo non voglio sminuire la grandezza di Fo artista, resta un grande come resta un grande Pirandello (anche lui nobel, anche lui fascista); soltanto non mi piace chi, a tutti i livelli, pontifica nonostante gli scheletri nell'armadio.
La tua mi sembra solo della gran retorica: è facile condannare chi rischiava la pelle stando accucciati dietro a un PC. "Anche lui fascista" 'na sega, Dario Fo non è mai stato un fascista, così come non è stato un eroe. Certo, senza gli eroi e i temerari della Resistenza non ci sarebbe democrazia, senza i non-eroi non ci sarebbero state le nuove generazioni (i morti non fanno figli), senza il giovane non-eroe Dario Fo non ci sarebbe una voce alta e importante che da mezzo secolo fa cultura e grida contro ogni regime e sopruso. Altro che pontificare, altro che "macchia".
Giudicare un uomo così da una scelta (discutibile) dei vent'anni è un errore molto italiano: chi sta sempre alla ricerca dei perfetti, alla fine si ritrova con un perfetto dell'imperfetto (Berlusconi).
Quanto a mio nonno, la sua condizione era tutto tranne che "umiliante": semplicemente era un ebreo, a Roma, in epoca di Shoah. Sono felice di quello che ha fatto, perché grazie a quella sua mancanza di eroismo - molto simile a quella di Dario Fo - mia madre è sopravvissuta, io esisto, mia figlia esiste. Non è poco per me, che ritengo più utile "un soldato vivo che un eroe morto" (cfr mastro Fabrizio De André).
Guarda che sono totalmente d'accordo con te.
Evidentemente non mi sono spiegato.
Infatti avevo scritto che non si possono giudicare facilmente le scelte di chi ha vissuto quei momenti tragici, e fossi stato nei panni di tuo nonno avrei fatto la medesima scelta per salvare vita e famiglia. Tuttavia tuo nonno era ebreo durante la Shoah, cioè con la quasi certezza di finire molto male, una condizione di rischio altissima. L'aggettivo "umiliante" che ho usato non aveva un'accezione di disprezzo (non mi permetterei mai,e se così l'hai intesa me ne scuso con te), solo immagino quanto fosse tremendo per un ebreo doversi battezzare a forza.
Tra gli italiani, non tutti quelli che rifiutarono la RSI andarono automaticamente nella resistenza. La maggiorparte anzi erano i cosiddetti attendisti. Non si pretende che Fo fosse un eroe che salisse sulle montagne con i gap, ma arruolarsi col nemico è un'altra cosa...
Mio nonno non andò coi partigiani, ma neanche aderì alla RSI nonostante ne fosse stato precettato, e nonostante in gioventù avesse simpatizzato per Mussolini. Si calcola che solo il 10% dei precettati aderì poi anche solo formalmente alla RSI. La maggiorparte si imboscarono. Quindi ritengo che a Salò vi aderirono solo i più convinti, ed è per questo che Salò viene condannata duramente, perchè era un'adesione ad un fascismo agonizzante e asservito al nemico.
Quindi anch'io sono figlio dell'attendismo, e mica me ne vergogno.
ecco cosa si racconta dalle nostre parti...
forum : forum / Il repubblichino Dario Fo candidato sindaco a Milano.
Mandato da Lillina Sabato, 22 Ottobre 2005, 14:43.
Povera Milano, non bastavano i leoncavallini, ora il guitto Dario Fo si è candidato a sindaco di Milano. Ma quale è stato il suo passato ?
Il famoso premio Nobel ( ma chi gli ha assegnato un premio così notevole, rimarrà sempre un mistero ) Dario Fo, anche se lui continua a negare e a raccontare fandonie e bugie, ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana.
Si era arruolato nel battaglione “ A. MAZZARINI” della Guardia Nazionale della “Repubblica di Salò “. Sulla rivista Gente, il 4 marzo 1978, vi era una bella fotografia con Dario Fo con la divisa da parà repubblichino.
Il sergente maggiore istruttore dei paracadutisti fascisti, CARLO MARIA MILANI, durante un processo asserì che Dario Fo militò con la RSI e “ l’allievo paracadutista Fo era con me durante il rastrellamento della Val Cannobina per la riconquista dell’Ossola, e il suo compito era portare delle bombe “.
Sebbene avesse sempre negato di aver militato con la RSI, durante il processo si spacciò come infiltrato per rapportare notizie ai partigiani.
Ma per la Giustizia Dario Fo è stato considerato repubblichino, paracadutista e rastrellatore.
Dopo tale sentenza Fo scomparve dalla scena e non fece nessun ricorso.
La sottoscritta aggiunge che conosceva molto bene Dario Fò negli anni 44/45, dato che sfollata a Cittiglio, paesino vicino a Varese, dove andava a scuola, era solita frequentare un bar con amici studenti e conobbe Fo personalmente. Tronfio come un gallo, un giorno, lo vedemmo apparire in divisa, e ci tacciò di pavidi per non essere arruolati come lui. Eravamo tutti ragazzi sotto i 15 anni, ma con un amore forte per il Fascismo e per il nostro Duce e solo la giovane età non ci permise di seguirlo.
Finita la guerra, per un paio di mesi Dario Fo scomparve dalla circolazione, poi, un giorno, lo vedemmo arrivare in borghese e alle nostre domande ci rispose che lui aveva aderito alla RSI solo per fare la spia per i partigiani. Alle nostre grasse risate e prese in giro, se ne andò e raggiunse il carrozzone della “ Famiglia Rame”, dei guitti che facevano spettacolo nei vari oratori della chiese e lì conobbe la sua futura moglie Franca Rame.
Frottole che abbia fatto architettura al Politecnico di Milano, dato che era piuttosto ignorante ed era sempre bocciato e non aveva finito la scuola di perito tecnico a Varese.
Concludo questa presentazione di Dario Fo, uomo dalla fervida fantasia che ottenne anche il premio Nobel.
Le palle che sapeva raccontare hanno giovato non poco all’anarchico, comunista e guitto da tre soldi.
Auguriamoci che i milanesi sappiano scegliere un Sindaco rispettabile e adatto a tale carica.
ERCOLINA MILANESI
Bam! ;-)
saragon: la storia di Dario Fo repubblichino è talmente nota da non meritare replica. Quello che suona incredibile è che ancora ci siano persone disposte a dare più importanza a una (ipotetica) cazzata giovanile che a mezzo secolo abbondante di impegno sociale e civile. Dario Fo è un'icona, un artista straordinario, un uomo di enorme cultura.
se parliamo di attiviata' teatrale il giudizio puo' variare secondo i gusti , ma definire impegno sociale e pubblico negli anni di piombo robe tipo "soccorso rosso" , quasi un fiancheggiamento, mi pare proprio eccessivo .
Milano ha gia' avuto dei sindaci pagliacci , ora basta!
Saragon mi sa che tu sei quel giapponese che il mese scorso per non schiacciare un gatto ha ferito 36 bambini :-)
L'Italia è conciata così perchè oltre ai ladri e ai farabutti ci sono gli onesti integralisti. Dieci mila volte meglio i secondi ma io preferisco il buon senso.
Una maccchia è una macchia, siamo d'accordo, però bisogna anche dire che Fo, come altri ventenni che hanno aderito alla Repubblica Sociale, erano fermamente convinti dell'importanza "sociale" appunto della loro fede politica. Personalmente non credo che nessuno l'abbia costretto, credo invece che ai tempi gli fosse sembrata la miglior via.
Pretenderei da un uomo della sua statura una spiegazione veritiera piuttosto che il rifugiarsi dietro presunte minacce di morte (ammesso che l'abbia davvero affermato, io non l'ho mai letto).
In ogni caso Exit, leggendo meglio le pagine di qualche storia del teatro, potresti verificare come la figura del giullare (da cui deriva pure l'arte della clownerie) sia uno dei più importanti esempi di satira e critica sociale e politica fin dal medio evo..
Insomma come sindaco meglio un buffone che il braccio destro del re!!
La fanno troppo lunga con Dario Fo, sono d'accordo con Berja. Ottimo autore-attore di teatro, ma insomma da lì al nobel..(tutta la coda di paglia degli inventori della dinamite?).
Che poi faccia parte della gauche + radicale non aggiunge nulla ai suoi meriti/demeriti.
Trovo invece una pittima insopportabile le Rame.
L'ultimo spettaccolo con Fo e Albertazzi, però, era interessante: due ex repubblichini (non dico fascisti, ma quelli Salò) insieme..mah..da' da pensare.
Come da da pensare il fatto che molti estremisti passino da una parte all'altra, ma restino estremisti. Biliosi x natura, forse?
La storia di Dario Fo iscritto alla RSI è raccontata per filo e per segno nel libro, senza pudori.
E il dubbio che si tratti di una versione di parte, no, non sorge?
olegna :cosa vorrebbe dire pittima ?
la pittima reale e' un uccello diffuso sul delta del po'.
in veneto pero' si usa nell'espressione
"a te si' na pitima"!
la risposta...
concordo pienamente con quanto scritto su Fo Repubblichino al seguente indirizzo
http://www.blob.rai.it/notesapp/blob/forumblob.nsf/0/d16d40781a6a88e1c12570b900692463?OpenDocument
concordo pienamente con quanto scritto su Fo Repubblichino al seguente indirizzo
http://www.blob.rai.it/notesapp/blob/forumblob.nsf/0/d16d40781a6a88e1c12570b900692463?OpenDocument
La cosa straordinria è che il presunto fasciopassato di Dario Fo interessa solo a una categoria precisa di persone: i fascioleghisti che non vanno a teatro. Alle persone normale non potrebbero fregare di meno ipotetici errori di un ventenne allevato nell'aria inquinata dal duce. Anche si fosse arruolato, anche avesse fatto il saluto Romano, Dario oggi ha all'attivo quasi mezzo secolo di lotta antifascista dura e pur. Di coerenza. Di scelte difficili sulla propria pelle. Di solidarietà pragmatica. Solo chi è fascista *oggi* può essere tanto idiota da ignorare tutto questo e concentrarsi su un millennio fa.
francamente ho l'impressione che Alberto, stravedendo per Fo, finisca un po' col fare la figura di Gianni Minà che intervista Cassius Clay (o Fidel) sdraito a terra stile pelle di leopardo.
Gli uomoni sono complessi, le storie piene di svolte inattese. Il mondo è più complicato di quello che sembra. Celine era probabilmente nazista ma rimane un grande scrittore comunque. Così come Heidegger un grande filosofo. Per fare un esempio dall'altro lato possiamo prendere Christa Wolff, confidente della Stasi e tuttavia scrittrice di livello.
L'importante è non credere nei miti; così non siamo costretti ad abbatterli alle prime notizie contrarie.
eh, si' ad una certa "intellighenzia" basta che uno sia di sinistra ed ogni errore presente e passato puo' essere dimenticato....sveglia ragazzi il 68 e' finito e grazie al cielo FALLITO !!!
facile parlare degli assenti
Alberto: chiami cazzate i rastrellamenti, la violenza e la morte...BRAVO, COMPLIMENTI...
A questo punto, visto che si tirano in ballo i nobel, si veda il buon gunther grass e il suo trascorso ... nelle SS!
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/08_Agosto/12/grass.shtml
DA VISIONARE
http://www.lisistrata.com/cgi-bin/tgfhydrdeswqenhgty/index.cgi?action=viewnews&id=593
X ZECCHI - DIVERTENTE MA NON C'E' NULLA DA RIDERE - SIAMO ORGOGLIOSI DI AVERE UN SIFFATTO "premio nobel"