Diverte «Hitch», commedia con l’attore dalla simpatia debordante visto a Sanremo e con la scoperta di un ottimo Kevin James come spalla
Will Smith ruffiano d’amore, la risata è garantita
di Alberto Crespi
Quel quarto abbondante di popolazione italiana (i soliti 15-16 milioni, no?) che hanno visto Will Smith a Sanremo sanno perfettamente cosa attendersi da Hitch: l’importante è che non pensino che la sua spalla imbranata, nel film, sia Paolo Bonolis (oddìo, ora che l’abbiamo scritto, siamo travolti dal dubbio: e se fosse stata una buona idea?… e se accadesse in Hitch 2?…). Agli altri tre quarti della nazione sarà bene dir subito che Alfred Hitchcock non c’entra nulla: Hitch sta per Hitchens, che non è il vecchio centravanti scozzese di Torino e Inter ma il cognome del protagonista Alex, ovviamente interpretato da Smith. Sul palco dell’Ariston, Will & Paolo hanno riciclato più o meno le gags del film, in cui Smith esercita l’insolito ma utile… - mestiere di consigliere di sfigati: uomini del tutto incapaci di conquistare le donne lo assumono per imparare la difficile arte del corteggiamento. Alex «Hitch» Hitchens, nel settore, è un fuoriclasse: col suo aiuto anche voi ce la fareste con Nicole Kidman, o giù (su) di lì.
All’inizio del film riesce ad accoppiare una notevole serie di bietoloni, ma anche il suo talento rischia di vacillare quando fra i suoi clienti compare il consulente finanziario Albert. Costui è un caso disperato: non solo è goffo al di là di ogni immaginazione, ma è perdutamente innamorato del suo «capo», una sventolona bionda ipermanageriale e multimiliardaria. Hitch sarebbe tentato di lasciar perdere, poi accetta l’incarico come una sfida: se lui è il Michelangelo dei ruffiani, Albert sarà la sua Cappella Sistina! Nel frattempo, Hitch si innamora a sua volta di una giornalista pettegola e ossessionata dal lavoro, Sara. Avete già capito tutto: nel momento in cui sembra farcela con Albert, Hitch rischia di andare in bianco con Sara, e sarebbe il colmo…
Hitch non è un capolavoro anche perché è diretto da un tizio abbastanza insignificante, Andy Tennant (Cinderella, Anna and the King, Tutta colpa dell’amore). Però strappa numerose risate, per merito di Smith che è un giovanotto di debordante simpatia, e lo si è capito persino a Sanremo e soprattutto dell’occhialuto ciccione che fa Albert. Costui risponde al nome di Kevin James ed è stato scelto dallo stesso Smith, il quale ha evidentemente un futuro da produttore-talent scout: James è la star di un programma televisivo intitolato The King of Queens, del quale Smith è appassionato; al cinema aveva fatto solo una piccola parte in 50 volte il primo bacio. È l’imbranato perfetto: buffo, tenero, rompiscatole, imbarazzante. Nel sagace equilibrio etnico del cast le parti femminili vanno all’ispanica Eva Mendes, già vista in Training Day e in C’era una volta in Messico, e ad Amber Valletta, che ha un cognome da dirigente della Fiat ma è una bionda fotomodella texana. È il vero film sul «melting pot», e non è certo un caso che l’amore trionfi: è Hollywood, bellezza.