«Alla Casa Bianca non c' è il demonio La guerra? Può servire»
La risposta ai governi che violano i diritti umani non può ridursi alla diplomazia del realismo che teorizza una sorta di indifferenza in nome della difesa dello status quo
di Gioanna Fregonara
Umberto Ranieri, vicepresidente della commissione esteri alla Camera, da sempre critico con l' atteggiamento tenuto dal centrosinistra sulla guerra in Iraq, non può che applaudire alle parole di Fassino.
«Consentono un' analisi della situazione internazionale più chiara»
D'ora in avanti anche a sinistra, con un po' di cautela, si può parlar bene di Bush?
«Bush non è il demonio e io apprezzo il riconoscimento da parte di Fassino che il sostegno alla promozione della democrazia è un tema cruciale del nostro tempo e che la risposta ai governi che violano i diritti umani o sponsorizzano il terrorismo non può ridursi alla diplomazia del realismo che teorizza una sorta di indifferenza in nome della difesa dello status quo».
Insomma, secondo lei meglio la dottrina Bush della sonnolenza francese o tedesca in politica estera?
«Non dico questo. Ma certo dopo l' 11 settembre i processi di democratizzazione vanno considerati la risposta più efficace al terrorismo».
Non è che di questo passo si finisce per fare autocritica e giustificare a posteriori la guerra in Iraq?
«La guerra unilaterale è stata un errore. E' velleitario pensare che la strategia per sostenere la democrazia sia solo quella dell' uso della forza militare, anche se non si deve escluderla a priori. La guerra può e deve essere soltanto uno degli aspetti di una più ampia strategia per combattere quei sistemi dittatoriali che sono connessi con lo sviluppo del terrorismo, il vero incubo dall' 11 settembre».
Fassino parla di «politica preventiva», ma quale? Il tema è di nuovo con l' Onu sì, senza Onu no?
«No, faccio un esempio per essere più chiaro: guardiamo come stanno andando le cose in Ucraina, per esempio. Lì l' intesa tra Europa e Stati Uniti, ha dato grandi risultati. Sono stati sostenuti democraticamente gli oppositori interni e i risultati si vedono, senza armi».
L' Ucraina non è il Libano.
«Certo, ma si può provare».
Il riconoscimento di Fassino pensa che possa avere un esito parlamentare? Finora il centrosinistra si è espresso con il voto contro la guerra in Iraq, potrebbe cambiare qualcosa?
«Si discute della guerra solo per parlare del rifinanziamento della missione italiana».
E il centrosinistra è sempre contrario.
«Sarebbe opportuno che il Parlamento italiano discutesse serenamente di nodi di politica estera della portata di quelli che ricorrono nell' analisi di Fassino. Se il tema fosse affrontato in modo diverso si potrebbero trovare delle convergenze sull' importanza del sostegno ai processi di sviluppo democratici».
La sinistra rischierebbe di spaccarsi, non crede?
«Non capisco come si possa essere contrari al sostegno dei processi democratici».
Basta citare Cuba.
«Anche Rifondazione su Cuba è stata più severa di tanti altri».
Ma i comunisti italiani no.
«Parlo delle forze fondamentali della sinistra».