Dopo un millennio (non guardo mai la TV) mi sono rivisto "Vespa a Vespa", volevo per gustare fino in fondo i saltimortali forzitalioti a spiegare la sconfitta. Un'esperienza potenzialmente traumatica, ma la vittoria alle regionali funziona come una "tuta anticazzate", ne sono uscito vico. Ecco dunque le impressioni "da fuori" sul talk show nazional popolare.
Bruno Vespa. Un mostro indegno: bruttissimo, odioso, arrogante coi deboli e viscido coi potenti. Concede la parola e la toglie nel totale disprezzo per le regole della buona educazione, del buon gusto, dell'imparzialità. E' arrivato a farmi solidalizzare con la Mussolini, che è tutto dire. Evidentemente attento a non dispiacere al suo editore (berlusconi, ma si capisce che è prontissimo a saltare il fosso e servire il prossimo vincitore). E' un'indecenza che un servizio pubblico consegni tanta visibilità e tanto denaro a un simile ceffo. Spero che in caso di vittoria del centro sinistra, nella ricostruzione di una parvenza di servizio pubblico in Rai, a Bruno Vespa sia dato quel che merita (ossia un calcio nel sedere, ma credo sia una pia illusione).
Lo staff di Vespa. Una banda di schiavi per scelta, disposti a tollerare qualunque sopruso, il costante disprezzo del ducetto, pur di stare lì, pur di prendere quello stipendio lì, pur di farsi vedere, aspettando la libertà e un magnanimo viatico per un programmello tutto loro.
I politici di centro destra. Uno solo merita un giudizio positivo:
Massimo Gianfranco (ero anche io in
estasi come Farina, grazie .mau.) Fini, la persona più intelligente e preparata in studio. A fare attenzione il suo DNA fascista si percepisce, ma lui lo sa mascherare benissimo. Evidentemente furibondo per una sconfitta - per la quale ha meno responsabilità di altri - ha scelto di difendere gli alleati, riservandosi di sciacquare i panni sporchi (anzi, luridi) in privato. Ha detto cose forse un po' scontate (tranne una, l'unica frase davvero intelligente della serata:
«Non si può vincere alle politiche sventolando il pericolo del comunismo»), ma sempre coerenti con la sua posizione. Non ha cercato di sminuire la batosta, non ha ceduto alle provocazioni degli avversari.
Poi ci sono gli altri, la sfilata delle mezze calzette di destra (sinceramente non ricordo i nomi, ma hanno in comune l'atteggiamento artefatto, un "finto orgoglio servile" che nel momento della sconfitta appare in tutta la sua pochezza). Parlano per slogan, prevaricano, interrompono ripetendo la stessa frase vuota a ripetizione, a voce sempre più alta. Sono la debolezza di Berlusconi, che evidentemente non accetta di avere uomini di reale valore accanto.
I politici di centro sinistra. L'unico valido è Bertinotti, vecchio volpone dei talk show, capace di saltar fuori da ogni polemica con una battuta se sente puzza di difficoltà. Ieri era gongolante (ovviamente, la vittoria di "Nikita" Vendola è doppia, ha preso la Puglia, ha dato un sonoro schiaffone a DS e Margherita, ha dimostrato il valore delle primarie anche come strumento per motivare l'elettorato) e siu vedeva. Ma non ha mai sbracato.
Angius e Franceschini hanno fatto il loro mestiere: il primo si sa com'è, un burocrate, ma almeno non ha detto sciocchezze. Il secondo ahimé si crede furbo, ma una sua caduta di stile nel finale a proposito dell'ipotesi-dimissioni di Berlusconi, ha dato occasione a Fini di tirargli uno schiaffone andato a segno, mettendo a segno un punto inaspettato. da uno della margherita non ci si può aspettare granché.
I giornalisti. I peggiori in sala. Molto peggio del peggior politico. Una sfilata di indecenti magliari, servili, tesi solo a compiacere i potenti. Non ce n'era uno disposto a fare il proprio mestiere con uno straccio di dignità. Il più indegno è tale Pionati, credo in forza alla Rai, quasi preoccupato di spiegare a Fini come riprendersi dalla sconfitta, mentre teneva a freno un incredibile riporto che neanche Schifani dei tempi d'oro. Poi c'era Belpietro, in forza alla famiglia Berlusconi, un piccolo Feltri, ma privo della classe che va riconosciuta all'orrido Vittorio. Paolo Gambescia (che qualche folle nei DS aveva pure messo alla guida de l'Unità, a darle il penultimo colpo di grazia) è sempre tutto teso a sembrare imparziale e in fondo lo è: vuole sempre compiacere tutti. Per Polito ho una passione, il suo aspetto è intonato a quello che scrive e alla diffusione del suo foglietto: viscido, illegittimamente saccente, una mezza calzetta che si atteggia a maestro di pensiero.
Il più tristo è comunque Sorgi, che cercava di piacere a Fini (di umore ovviamente pessimo), riuscendo solo a farlo incazzare.
Conclusione. Non so chi sia il pubblico, non conosco nessuno che ammetta di vedere questa roba. Ma una cosa è certa: queste regionali dimostrano che se il livello di faziosità supera il livello di guardia, diventa autodistruttivo. A furia di sentire panzane, gli elettori prima o poi prendono coscienza. Una mazzata europea come quella di questi giorni, dopo settimane di
«Tutto va bene!» ripetuto ovunque, può aprire gli occhi al più sprovveduto. Quindi va bene, va bene così.