Gruber: l’Ue si occupi dell’anomalia italiana
Seminario sulle tv del Pse. Schulz: non vogliamo concentrazioni, vogliamo pluralismo
L'anomalia massmediatica italiana, con la concentrazione della proprietà nelle mani del presidente del Consiglio, ha portato ad «assuefazione e ad un abbassamento della soglia di vigilanza» da parte degli operatori dell'informazione e del pubblico. Un danno frutto della «telecrazia, che mina le basi delle istituzioni democratiche» e preoccupa l'Europa. A parlarne, a margine di un seminario sul pluralismo dei media, organizzato dal Partito socialista europeo, l'eurodeputato del Pse, Lilli Gruber, che ha ricordato come «l'anomalia italiana venga vista come una cosa antidemocratica, da evitare per gli altri paesi europei» e ha messo in guardia contro il conformismo.
«L'ovvietà di dire che l'anomalia italiana con Berlusconi è scandalosa, non viene considerata e ricordata più di tanto», ha ammesso la Gruber. D'altra parte, il compito di sciogliere il nodo della concentrazione e favorire il pluralsimo è affidato paradossalmente agli stati membri e non è favorito da alcuna direttiva comunitaria, né da iniziative della Commissione europea. «A volte si ha l'impressione che la Commissione Ue non voglia tanto scottarsi le mani», ha dichiarato la Gruber, e dunque rimane priva di influenza, il compito dei socialisti sarà quello di «spronare l'esecutivo a dotarsi di strumenti che favoriscano il pluralismo».
Sul pluralismo dei media, «l'Italia è come la Thailandia... E l'antitrust è una Polaroid che fotografa l'esistente, lasciando ancora un margine per l'espansione», ha detto invece il giornalista scrittore Marco Travaglio al quale il gruppo socialista del Parlamento Europeo ha affidato il compito di illustrare il caso Italia nel corso di un seminario sul tema: «Pluralismo senza concentrazione politica europea dei media». A conclusione del suo intervento, il vicepresidente del gruppo socialista, il francese Harlem Desir, ha così commentato ricordando i recenti risultati alle elezioni regionali: «Una buona notizia è che Berlusconi può essere battuto». All'attenzione degli europarlamentari, insieme all'Italia altri due paesi, la Francia e la Polonia. Introducendo brevemente i lavori prima di passare la mano a Desir, il presidente del gruppo del Pse, Martin Schulz, senza mai citare l'Italia o il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricordato «un processo molto rappresentativo al quale assistiamo da anni, un grande imprenditore che crea un partito e sviluppa una certa dinamica politica assume la carica di premier e non si capisce più quando agisce come capo di governo e quando agisce come imprenditore». La conclusione: «non vogliamo concentrazioni, vogliamo pluralismo che permetta trasparenza delle azioni». Non senza lamentare la «risposta ormai costante della Commissione europea secondo la quale nei trattati non c'è base giuridica per presentare una proposta».