Classe mistica
L'articolo di Frei Betto (manifesto, 7 aprile), rappresenta a mio avviso l'analisi più corretta del fenomeno di delirio celebrativo-mediatico di massa che sta imperando in questi giorni in gran parte della società; ossia quella di un papa come ultimo e unico monarca assoluto d'occidente, in grado di risvegliare nell'immaginario collettivo, la figura di un re dal carisma tipicamente fiabesco, capace di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di ideologie e principi morali. Lavorando come insegnante nella scuola media sono stato travolto da questo fenomeno: per tutta la settimana le televisioni all'interno della struttura scolastica sono rimaste accese per seguire passo dopo passo gli «eventi» ecclesiastici, in una atmosfera di partecipazione pseudo mistica classica dei grandi avvenimenti calcistici: bidelli che si affannano a migliorare la sintonizzazione dei canali, insegnanti ansiosi di ritagliarsi un momento di pausa per buttare un occhio allo schermo, intere classi in processione nei corridoi per raggiungere la sala video da dove cogliere qualche frammento di funerale del Pontefice.
Si decide perfino di organizzare in tutta fretta un momento di commemorazione con tanto di filmato sulla vita di Giovanni Paolo II e preghiera finale presso il vicino oratorio, chiaramente chiedendo l'adesione preventiva ai genitori di alunni e ai docenti. Risultato: io, unico insegnante non aderente, rimango nell'istituto desolatamente vuoto con 15 alunni stranieri (marocchini, indiani e balcanici) a discutere di umanità e identità culturale dopo aver visto il film No man's land. Al ritorno qualche collega mi domanda pure, stupito, il motivo della mia assenza, come se ciò non fosse emotivamente e razionalmente comprensibile. A parte questo momento, non credo che molti docenti abbiano colto l'occasione per discutere con i propri allievi di argomenti simili, preferendo non interrompere il percorso curriculare rigidamente progettato ad inizio anno. La distinzione netta, in piena epoca della «separazione dei saperi e dei doveri», tra ciò che riguarda «la formazione» compito degli insegnanti e «l'educazione» delegata al piccolo schermo è sconfortante tanto quanto il coinvolgimento emotivo dato ai contenuti mediatici. Di tutto questo, nel giro di qualche mese, non rimarrà che un piccolo ricordo da cartolina. Di fronte a questa palese realtà, che sicuramente non riguarda soltanto il mio istituto scolastico, mi affiora un'amara domanda: ha ancora senso parlare di laicità ed educazione nel sistema d'istruzione attuale?
Andrea Vecoli
Trono vacante...
Caro manifesto, terminati anche i funerali del papa e in attesa del Conclave che ne eleggerà un altro, ci troviamo a vivere un dieci-dodici giorni in cui speriamo si fermi la spasmodica offensiva mediatica, la papolatria dei grandi e dei minimi, il gioco a «chi le spara più grosse» (in pole position Messori per cui il papa è già santo e fa già miracoli, e Veltroni che gli vuol dedicare la Stazione Termini). Lasciamo riposare in pace questo povero ottuagenario (nella pace di Dio il suo spirito, per chi crede, nella pace della terra il suo corpo) e godiamoci questi dieci giorni, provvisoriamente senza papa.
Potremmo scoprire che anche col trono vacante, senza la pesante visibilità di un capo assoluto, senza un ingombrante «Santo Padre», senza nessuno ad affacciarsi al balcone di San Pietro, senza vicari di Cristo, si vive lo stesso. Forse cattolici e non cattolici, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti di ogni categoria e gradazione possono imparare (re-imparare) a vivere davanti a Dio e/o alla propria coscienza, compiendo le proprie scelte in libertà e responsabilità. Parafrasando Bonhoeffer, etsi papa non daretur (come se il papa non ci fosse).
Giorgio Guelmani
vi segnalo l'indirizzo del caro sindaco di roma, che ha perso un'occasione per non sbracare:
ld.gabinetto@comune.roma.it
stiamo mandando qualche mail per dire come la pensiamo. fatelo anche voi e segnalate che non siete di roma (se credete)