Altro che cronista
«Questa volta ha vinto, e noi che come lui siamo sportivi, vogliamo riconoscere i suoi meriti. E’ riuscito, a volte contro l’evidenza dei fatti e persino dei numeri, a portare avanti il suo progetto, quello che vedrà quasi sicuramente la luce dopo le elezioni: la formazione di un nuovo partito, il partito riformista. Per farlo, ha piegato avversari temibili, primo tra tutti Sergio Cofferati, che, da leader di tre milioni di persone, è passato ad essere solo il sindaco di una bella città di 370 mila abitanti. Ha vinto la sua personale battaglia contro l’ “antipolitica” presente a sinistra (vale a dire i girotondi). Si è portato dietro un partito riluttante, ha superato le resistenze iniziali di Fassino, ha portato a più miti consigli le minoranze interne».
A proposito
delle ipotesi su una prossima pressidenza di Camera o Repubblica a D'Alema, un
articolo di Aprile dedicato a chi continua a illudersi che il presidente dei DS non conti più granché nella nostra società. Sarà invece il principale responsabile della dissoluzione di ciò che ancora resta del vecchio Pci, con tutte le conseguenze del caso.
Quanto all'articolo, Aprile sbaglia su due aspetti: (1) D'Alema
«ha vinto» solo contro avversari di bassa lega, quali i suoi oppositori nel partito. Contro il suo (presunto?) avversario vero - la destra oggi, l'oligarchia partitica ieri - non ha vinto mai, ha sempre e solo preso grandi schiaffoni. E (2) solo in parte
«ignora ciò che si muove nella società»: il "riformista doc" è invece molto attento a ciò che lo riguarda direttamente, dalle barche da regata alle poltrone di prestigio. Insomma, pare che sarà lui a decidere il nostro futuro prossimo, altro che andare a fare il
cronista di vela in TV.