Diavoli e polvere
di Alberto Crespi
«Rainey faceva i compiti e metteva via i libri / c’era un canale tv che mostrava western ogni giorno / Lynette gli portava libri che parlavano dei cowboys neri dell’Oklahoma / e delle guide Seminole che avevano combattuto le tribù delle Grandi Pianure…». Rainey è un ragazzo americano: «Il suo campo giochi era la strada di Mott Haven / dove correva tra le candele sciolte e i fiori appassiti / tra i nomi e le foto di giovani facce nere / che con la loro morte e il loro sangue avevano reso sacra quella terra». Rainey è un ragazzo nero e Mott Haven dev’essere un cimitero: molti neri muoiono giovani. Poi un giorno Rainey se ne va: «Al crepuscolo Rainey andò alla stazione percorrendo strade di pietra / il suo treno attraversò la Pennsylvania e l’Ohio / e si trascinò per le cittadine dell’Indiana / mentre lui dormiva con la testa appoggiata allo schienale / Si svegliò e le città avevano lasciato il posto a fangosi campi di erba, grano e cotone / e all’infinito nulla tra un campo e l’altro / il sole calò rosso sulle rugose colline dell’Oklahoma e sparì / e alla luce della luna si videro le ossa della terra». Forse Bruce Springsteen non scrive, nè scriverà mai più canzoni come Thunder Road o The River, ma che dire di una canzone come Black Cowboys della quale vi abbiamo citato alcuni stralci del testo? Ci sono due pezzi, nel nuovo Devils & Dust, il cui testo nella copertina interna del cd è impaginato non verso dopo verso, ma «a bosco», come un brano di prosa. Sono due canzoni/romanzo. La prima è Reno, è molto breve ed è una novella pornografica: il rapporto con una prostituta (Reno è una città del Nevada, stato di slot-machines, esperimenti nucleari e puttane) descritto con dettagli «hard» che da Bruce non ci saremmo aspettati! La seconda è Black Cowboys ed è un viaggio nell’anima nera dell’America. Springsteen si conferma un grande scrittore nella sua capacità di assumere punti di vista estranei al proprio. In The Rising riusciva a raccontare «dal di dentro» gli ultimi minuti di vita di un terrorista kamikaze. Qui «diventa» un ragazzo nero e sogna, come lui, gli spazi immensi di un paese che anche la sua gente ha contribuito a colonizzare (i «black cowboys» del titolo sono esistiti davvero, ma la loro è una storia censurata, nascosta, rimossa). Black Cowboys è a nostro parere il capolavoro di un disco sommesso, discontinuo, forse minore ma coerente con tutto ciò che Springsteen ha fatto in passato. Una volta Bruce dichiarò: «Mi piace molto John Ford. Mi piace il suo modo di lavorare sempre sugli stessi temi, di fare sempre lo stesso film». Ecco, Devils & Dust sta a The Rising o a The River o a Born in the Usa come La carovana dei mormoni o Il sole splende alto stanno a Sentieri selvaggi e a Ombre rosse: piccoli gioielli che si accovacciano all’ombra dei monumenti (continuando nel paragone fordiano, The Ghost of Tom Joad era ovviamente il suo Furore: sia Springsteen che Ford si ispiravano al personaggio del grande romanzo di Steinbeck). Ma c’è di più: in tutta la produzione di Springsteen, questo è il disco più «nero». Non è un caso che Rainey Williams sia, da molti indizi del testo, un ragazzo afroamericano. Qui Bruce vuole sintetizzare le due grandi anime della sua musica e del suo paese.
Devils & Dust è un titolo programmatico. «Devils», i diavoli, è un termine della cultura nera: molti blues parlano del diavolo, a cominciare da Me and the Devil Blues di Robert Johnson, il misterioso chitarrista che, secondo la leggenda, aveva stretto un patto con il demonio per suonare meglio di chiunque altro; per i neri anche per Malcolm X il diavolo è spesso, in realtà, l’uomo bianco. «Dust», la polvere, è invece un concetto portante del folk bianco. Le Dust Bowl Ballads sono il capolavoro di Woody Guthrie, e per «dust bowl» scodella di polvere si intendono gli stati del Sud (Arkansas, Oklahoma, Kansas, parte del Texas…) dai quali partirono durante la Depressione i poveri emigranti diretti in California. Mescolando il folk al blues, Woody Guthrie a Robert Johnson, Springsteen completa la geografia del proprio paese: partendo dal natìo New Jersey, ha raccontato New York, il Nebraska, Los Angeles (la Lucky Town del disco omonimo), il Rio Grande e tanti luoghi dell’immensa provincia chiamata America. Il viaggio continua, e ha i colori in bianco e nero di A sangue freddo di Truman Capote e di tanti altri «noir», hollywoodiani e non. Sarà anche un piccolo film, Devils & Dust: ma Ford ne sarebbe orgoglioso.
Beh, anche di Nebraska dissero che era "minore".
Questi son dischi come il wisky: si bevono con calma e più sono vecchi meglio è. Io ho grosse aspettative su Angels and dust. Penso che mi farà sentire la polvere e gli angeli per davvero. Già mi piace il titolo. Poi Springsteen ha scritto e sa scrivere, dopo tutta la sua lunga "Bildung", righe pari a quelle di un Don De lillo o di un Pilph Roth. E' l'America. Se ripeso alle cagate dette da de gregori...
Sarebbe carina una messa a confrotno tra i due dischi, separati solo da qualche settimana di uscita. Ma direi che bastano già le foto: De gregori con gli occhiali da sole che fa di tutto per sembrare "ggiovane", con il risultato di sembrare ancora più vecchio. Springsteen così bello, vissuto e grandioso. Che non ha nemmeno bisogno di guardare in macchina. Perennemente e instancabilmente wild and innocent.
Stesera dopo il lavoro, comprerò con gioia questo disco perché...
...at the end every hard day people find some reason to believe.
Ora lo sto ascoltando. Un nuovo disco del Boss è un evento. Così, appena partito il player, attraverso le cassettine del PC, mi sembra un Nebraska maturo. Non ho avuto cuore e sono saltato a Black Cowboys. E' solo magico.
Perchè sprecare tempo con De Gregori?
Comunque non l'ho ancora comprato, perchè oggi non ho avuto tempo. Alberto, tu sai cosa significhi per me tutto ciò.
ce l'ho ora anche io in cuffia.
La prima impressione all'acquisto (poiché per me le prime impressioni nascono all'acquisto e cioè dalla copertina e dall'"oggetto" CD -mai mi abiuerò agli MP3- in una dchiarato feticismo che mi accompagna da sempre) è di un disco che ricorda nelle sue venatura estetiche, nella sua poetica (dopo mi leggo i testi, dopo i titoli delle canzoni, e infine lo ascolto pigiando play) cormac mccarty. Grandissimo cantore di praterie maledette. In particolare mi hanno colpito due cose: i due teschi di mucca o bufalo in banco e nero, reiterati nell'interno e nel retro del cd (quindi qualcosa bruce con quei teschi ce l'avrà voluta dire) e poi quel titolo, così bello "black cowboys". E' un disco nero, ecco forse sintetizzo. Una sorta di "noir" del boss. E questa è anche la sensazione che lasciano i testi, a una prima lettura superficiale. Insomma un disco molto alla "Meridiano di sangue" (straordinario e visionario romanzo di Mccarty che consiglio a tutti). Fa venire in mente il Nevada, stato incredibile, freddissimo d'inverno caldissimo d'estate, una arsura assetata che d'inverno muta in un paesaggio polare. Pochissimi centri abitati: direi Rino, appunto come dice la canzone, e Las Vegas, delirio puro in mezzo al deserto. Uno stato affascinante come lo Utah e l'Ariziona che gli confinano. Uno stato fantasma, popolato da intere "ghost town": centri, cittadine completamente desabitate. Pompe di benzina degli anni 50, ferme con il carburante di allora. E poi quelle tavole calde, lungo le highways, dove trovi ancora il cowboy che ti parla del rodeo (esperienza capitatami, mentre cervao di fare benzina, senza riuscirci). E' un disco da Monument Valley insomma, ha ragione Crespi è un disco da John Ford: lì ci ha girato tutti i suoi film più famosi. C'è persino un bellissimo lodge appena fuori dal territorio Navaho, con una piccola baracca dedicata ai flim che li hanno girato: sono tutti di John Ford, a parte il terzo episodio di "ritorno al futuro". Ecco vorrei camminare al tramonto in mezzo a quella terra rossa con in cuffia "black cowboys". Quei due teschi di mucca sono davvero bellissimi. Maledetti, sporchi e neri. Ora lo ascolto tutto per benino e poi vi dico.
Divino... come il Boss. E' il migliore scrittore sull'America perchè ne è profondamente innamorato, ma la critica come fa un padre con il figlio. GRAZIE Bruce, di esistere.
Devils & Dust, è a mio parere uno dei migliori album di Bruce, ho 21 anni, è ho conosciuto Bruce a 14... quando sono nato(Marzo 1984)già stava per cantare quella favolosa Dancing in the Dark...
Devils & Dust rappresenta l'apice, gia comunque raggiunto con The Rising, della carriera post-1993-1994... per me The Rising sta a Darckness on the edge of town con Devils & Dust sta a Nebraska o se vogliamo anche a Born in the usa... Bruce con le sue bellissime canzoni si riconferma il migliore cantore rock e country folk che il mondo abbia mai avuto, il più dolce (sentite la voce in canzoni come MAria's Bed o Silver Palomino o ancora in All I’m Thinkin’ About), il più sincero e vero e la track song lo conferma. BEN TORNATO BRUCE, THE BOSS IS BACK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
"Devils And Dust" un disco minore?
Eppure non è così difficile riconoscere un grande album... è il migliore di Bruce dai tempi di Tunnel Of Love.
Ecco un po' di recensioni del disco del boss...
http://www.kwmusica.kataweb.it/kwmusica/pp_scheda.jsp?idContent=122954&idCategory=2028&detail=1
http://www.rockers.it/recensioni.asp?i=206
http://www.delrock.it/hdoc/rec.asp
http://www.rootshighway.it/pneumonia/pneumonia.htm
http://www.kronic.it/rec_get.asp?sId=11695
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/springsteenbruce.htm
http://www.rollingstone.com/reviews/album/_/id/7237604/brucespringsteen?pageid=rs.Home&pageregion=triple1
Il primo ascolto ha dato anche a me la sensazione di un disco meno intenso dei precedenti lavori del boss, ma al secondo ascolto,libretto alla mano seguendo i testi con il ritmo del boss ho assorbito tutto, in conclusione, é dal 22 Aprile che ascolto solo questo disco, altro che minore, non vorrei essere precipitoso ma se non è il miglior Springsteen di sempre ci si avvicina molto.
Credo che siano almeno 5 i pezzi destinati a diventare dei cult. I miei preferiti sono "Devils & Dust" (tra i 3 migliori pezzi mai scritti dal boss secondo me), "Silver Palomino", "Matamoror Banks" e "Reno"
"Devisl and dust", la prima traccia è, secondo me (estimatore di springsteen di lunga data) è uno dei pezzi più belli in assoluto di springsteen. E anche "Reno". Il testo di "Black cowboys" è un pezzo di letteratura americana che vale un De lillo o un Pilph roth dei tempi migliori. I due teschi di mucca fotografati sgranati e tetri valgono un "Meridiano di sangue", come già detto nella recensione sul mio sito, di Cormack Mccarthy.
Cha altro aggiungere? Riascoltatevi Nebraska dopo un mese di solo Devils and Dust. Fa bene alla salute.
to whom it may concern:
dalle 12,00 alle 13,00 di oggi intervista in esclusiva al Boss su radio Capital.