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Alberto Biraghi
Millions
Si riconosce il
Trainspotting di
Danny Boyle nelle visioni oniriche, nel miscuglio tra fantasia, sogno e realtà, nelle immagini allegoriche di santi con l'aureola e mamme defunte che abbracciano il figliolino e si commuovono. Basato sul senso di colpa (il regista dichiara una rigida educazione cattolica), il film prende spunto da una borsa di soldi rubati finita per caso nelle mani di due fratelli che hanno recentemente perso la madre. Uno, il più grande, viene catturato immediatamente dal "lato oscuro": pensa subito a investire e ad acquistare sfizi di ogni genere.
L'altro, il più piccolo, rimane indenne: prima vuole distribuire il denaro ai poveri, poi - accortosi che è rubato - vuole restituirlo. Sarà lui a raddrizzare la situazione, bloccando sul nascere l'avidità degli altri protagonisti che cresce man mano che stanno a contatto col denaro.
Non è un capolavoro (come non lo era Trainspotting), ma è un fil interessante per l'argomento e alcune trovate che aiutano a digerire una dose eccssiva di retorica e primi piani sul labbrone imbronciato del piccolo, devotissimo e neppure troppo simpatico protagonista.
23.04.05 00:19 - sezione
cinema