Bologna, 24 aprile 2005
A proposito della “pacificazione” D’Alema-movimenti/girotondi. Lidia Ravera ci invita a passare dalla critica alla collaborazione con l’ex avversario. Il perdono è cosa nobilissima e il più delle volte auspicabile. A patto che il perdonando mostri un certo grado di pentimento. I laici o le laiche (ma anche moltissimi credenti) non concepiscono il perdono unilaterale.
Non mi pare che il lider Maximo della sinistra “alto-proletaria” abbia ammesso le proprie colpe, nè che abbia almeno promesso di non ricadere in tentazioni bicamerali. A parte il grazie a Moretti per la sua “sferzata” (che in realtà è stata una profezia: per vincere hanno dovuto richiamare Prodi), mi pare che il perdonando non abbia ancora imparato la lezione: Berlusconi Silvio ha vinto anche per colpa sua. Il problema non è (e non era) il radicalismo antiberlusconiano: è il consociativismo illiberale di chi, pur potendo e dovendo, non ha impedito la “discesa in campo” di chi – a norma di legge – non poteva candidarsi alle elezioni. Su questo punto non ho udito autocritiche.
Infine una preghiera laica. Aprile è un’associazione politico-culturale di sinistra alla quale sono iscritto dal 2002: qualcuno meno “piccolo” di me può spiegare al perdonando D’Alema Massimo che - qualunque cosa ne pensino al quotidiano Riformista, sponsorizzato dall’Opus Dei – per essere di sinistra non c’è bisogno di patente (tanto meno nautica) e che, se anche fosse, lui non è la motorizzazione della politica?
Non v’è alcun dubbio, cara Ravera, sul fatto che siamo tutti sulla stessa barca: più che una barca pare una zattera e si chiama “Italia”. Tu ti riferivi alla barca “Sinistra”. Beh, nonostante il fascino del Grande Timoniere altoproletario temo che molti di noi non siano disposti a remare verso il centro. Peraltro chi è convinto di avere il vento in poppa probabilmente non sa che farsene della nostra zavorra. E tende a liberarsene, in quanto “estranea”. Poco male, andremo a nuoto ma dalla parte giusta. A sinistra.
Riccardo Lenzi