Abbandonata improvvisamente dal marito (o almeno così crede lei...), Terry Wolfmeyer deve tenere in piedi una famiglia-gineceo di quattro figlie, e lo deve fare attraverso i fumi dell'alcol che è parte integrante della sua vita. Frustrata e incazzata per l'abbandono, a volte tosta e a volte ingiusta, ha comunque una botta di fortuna non da poco: Kevin Kostner come vicino di casa. Tra una birra e un cocktail, il buon Denny-Kevin rimette in sesto Terry, non senza difficoltà.
Commediola apparentemente buonista, regala però alcuni spunti non indifferenti. La frase emblematica è quella che pronuncia Terry esasperata, dopo l'ennesimo litigio con una figlia che l'ha coperta di insulti, rimpiangendo il padre:
«sei sempre disposta a giustificare lui che se nè andato e a coprire di insulti me, che sono qui, in trincea». Tra ricchezze, SUV, bicchieri perennemente riempiti con superalcolici e scolati d'un fiato, bottigle di birra perennemente in mano, il film si sviluppa tra alti e bassi di sceneggiatura e regia, ma alla fine non delude.
Bravissima
Joan Allen, che indossa con sfrontata bellezza e assoluta
nonchalance le sue 49 primavere. Come sempre, si rimpiange l'audio originale, perché alcuni momenti del doppiaggio gridano vendetta. Kevin Kostner non si può dire che sia bravo, perché probabilmente interpreta se stesso, un cazzarone sempre ubriaco, simpatico, con un fondo di tosta determinazione che vien fuori al momento cruciale.
In conclusione: molto azzeccato il titolo originale (
The upside of anger), che rispecchia perfettamente il
leit motif della commedia, rispetto all'insulsa traduzione italiana (
Litigi d'amore) che non c'entra assolutamente nulla con la storia.