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Alberto Biraghi
Mi piace lavorare
Un film che suscita sentimenti contraddittori. L'indignazione, naturalmente, per l'atrocità
mobbing, l'inaccettabile violenza "bianca" sul lavoro. E' questo il chiaro merito del film, girato col contributo della CGIL: mostrare al "mondo di fuori" che queste vicende esistono davvero. Poi c'è un difetto (in parte apparente): la didascalicità della sceneggiatura, che ruota attorno a un personaggio troppo passivo, succube, apatico per essere colto come realistico. Anna, interpretata dalla bravissima Nicoletta Braschi, è una donna grigia: il marito
«non ha saputo rinunciare alla sua libertà per noi», lei sbarca il lunario con qualche difficoltà e molte ansie. Quando scatta il
mobbing, Anna non sa reagire, è intimorita e succube, accetta ogni vessazione senza protesta.
E' difficile stare con la protagonista nella sua "discesa all'inferno" finisce anche "giù in magazzino", inviata dall'odioso capo del personale (una "ola" alla Comencini, per aver appeso nell'ufficio del cerbero il poster di CL) col pretesto di controllare un gruppo di omaccioni che la rifiutano): troppo corriva e succube per piacere. Poi si spegne il DVD, con sollievo, e solo a posteriori, ragionando coi compagni di proiezione, si comprende l'intento della regista: mostrare le vittime vere della violenza aziendale, che non sono mai persone brillanti e combattive, sono anzi impaurite, sole, succubi, senza difese.
E' qui il valore sociale e culturale del film: mostrare tutto il marcio che c'è nel mondo del lavoro e far capire che la solidarietà è un dovere primario, indipendentemente dall'amicizia, dalla simpatia, dall'affetto per la vittima di turno. Condivisibile
Nepoti sulla conclusione:
«Aderendo a un'iniziativa della Cgil sul fenomeno del "mobbing" aziendale, Francesca Comencini ha scritto e diretto un film di ottime intenzioni, efficacemente persecutorio, didascalico nel senso migliore del termine. Fino al sottofinale, almeno, dove la ribellione della protagonista e l'intervento salvifico di una rappresentante sindacale risolvono la questione in maniera rapida e - temiamo - più facile di quanto non avvenga nella realtà.
».
Da far vedere ai figli.
05.05.05 01:01 - sezione
cinema