Circola nei palazzi romani un resoconto dettagliato dell'ultima chiamata Washington-Arcore.
- «Silvio? Sono George».
- «Carissimo, come stai?».
- «Incazzato nero. Com'è quella storia che il nostro check point era illegale?».
- «Ti ringrazio per le condoglianze per Calipari, ma non dovevi: già me le avevi fatte due volte».
- «Non hai capito: ho letto il vostro controrapporto sul caso Calipari. È una vergogna. Voi sudditi del mio impero non vi dovete permettere di sindacare su quello che facciamo in Iraq, visto che comandiamo noi e i check point li mettiamo dove ci pare. Non siamo mica lì in missione di pace, noi».
- «Grazie, George, sono commosso: estenderò le tue condoglianze ai familiari del nostro eroe».
- «Ma che cazzo hai capito? Passami l'interprete».
- «Sì, tutto chiaro: sei rammaricato per quello che è accaduto al nostro eroe. Ma me l'avevi già detto».
- «Scusa, ma ci sei o ci fai? In Iraq abbiamo perso migliaia di uomini, i nostri sono terrorizzati e sparano a ogni foglia che si muove, cosa vuoi che me ne freghi del vostro eroe?».
- «Ok, George, ok. Le telefonate intercontinentali costano, non è il caso che me lo ripeti ancora. Presenterò alla famiglia».
- «Fuck off».
- «Ben detto, George. Tu trovi sempre le parole giuste, in questi momenti drammatici. Mi commuovi».
- «Bip».