Visto che su altra lista alle critiche ci è stata passata trascrizione completa dell'intervento di Massimino, mi sento di poter dire che sul punto della Francia Folena non ha capito nulla.
Io sono d'accordo dall'inizio della guerra con la sua posizione: l'atteggiamento europeo si porta dietro molte responsabilità di quello che è successo, perchè di fronte alla prima difficoltà in politica estera la volontà politica del continente si è squagliata rovinosamente, lasciando campo libero agli USA di agire come credevano.
Cito:
giustamente criticato l'accodamento italiano ma io trovo che con molta
intelligenza i socialisti francesi, pur apprezzando il rifiuto del
presidente Chirac della guerra, hanno messo in evidenza il carattere
nostalgico e velleitario del neogollismo francese e, in definitiva, che
anche nella posizione francese si è riflettuta una visione strumentale dell'Europa,
che è stata in qualche modo speculare - anche se, naturalmente, le posizioni
non sono state uguali - all'iniziativa dei paesi che si sono fin dall'inizio
accodati all'iniziativa americana. Da una parte e dall'altra cioè l'Europa è
corsa a dividersi più lungo l'asse di un malinteso interesse delle nazioni
che non invece , al contrario, cercare una coesione che consentisse una
iniziativa effettivamente in grado di incidere sullo sviluppo di quella
drammatica crisi.>>
ciao
Antonio, non ho capito dove sta la non comprensione di Folena sulla posizione francese. Nell'intervento in questione si limita a sfiorare l'argomento.
sulla nostalgia e sul velleitarismo del neogollismo la critica ci puo' stare, va bene.
pero' c'e' un pero'.
e questo e' che da una motivazione sbagliata - quella francese - e' scaturita una posizione giusta, contro la guerra.
al contrario la motivazione giusta per accodarsi invece a una guerra ingiusta (e da tribunale internazionale tipo norimberga) non c'e'.
sullo spaccare l'europa siamo invece in alto mare: la posizione europea, di tutti i popoli europei, era chiarissima: no alla guerra. alcuni governi particolarmente sudditi si sono accodati all'impero spaccando l'europa e attuando direttive antidemocratiche. l'italia fra questi.
ora dalema e soci ci dicono che insomma bisogna criticare chi era contrario alla guerra. ma scherziamo? qualsiasi fosse la motivazione dei francesi (o di chichessia) il punto era ed e': no alla guerra.
dalema e' comunque un assassino internazionale per aver ordinato il bombardamento dei civili in yugoslavia e per essere complice della pulizia etnica in kosovo. avere a che fare con certa gente che risolve i problemi colle bombe e' immorale. tutto qui. i sofismi giustificativi della barbarie non puliscono le mani dal sangue innocente versato. ma questo non lo puo' certo capire chi si e' formato alla dura scuola d'obbedienza delle frattocchie.
Tonii: se lo scopo è quello di ribadire il no pasaran su alcuni punti irrinunciabili siamo tutti d'accordo. Sarebbe anche bello fare della discussione al di là di questo però, visto il drammatico deficit di elaborazione che scontiamo da questi anni. Perchè se no la sinistra della sinistra rischia di trovarsi nell'empasse che una volta era di tutta la sinistra (per esempio di fronte a Craxi): passare il tempo rintuzzare le cappellate provocatorie della controparte, senza avere uno spazio di manovra proprio.
Su questo punto specifico le mie riflessioni di questi anni coincidono con quello che dice d'Alema, non è che per fargli dispetto comincio a contraddirmi; per quanto ne so lui ci arriva dopo ;)
Io penso che:
-l'unità di azione e di volontà e il principale vantaggio che gli USA in declino possono ancora utilizzare per imporsi anche avendo tutti contro; e ciò che gli permette di sfangarla anche quando in carica c'è una manica di dementi;
-la guerra in Iraq avesse tra i suoi principali obiettivi offensivi l'Europa: hanno massacrato i nostri fratelli di là, che non siamo riusciti a difendere, per spezzare l'unità europea e con essa una delle poche minacce al loro predominio (oggi almeno); ci sono riusciti e quindi noi abbiamo perso;
-una delle conseguenze della ritrovata disunità europea e il regredire dei paesi più influenti alle precedenti politiche di micropotenza: insomma i galletti che rialzano la cresta per il predominio nel pollaio. Peccato che nell'attuale scenario non ci sia trippa per gatti e se vuoi incidere devi trovare un fronte comune. Io sono assolutamente grato ai francesi per aver tenuto alto anche a un livello governativo il no alla guerra che è venuto dai cittadini, ma purtroppo non è sufficiente a evitare che queste cose non avvengano.
Spero di aver detto tutto, anche perchè devo scappare. Alberto, quello di Folena mi sembra un fraintendimento centrale, non marginale.
ciao
sul punto 2 e sul 3 siamo d'accordo.
sul punto 1 direi invece che loro la sfangano per il predominio incontrastato nel corrompere governi e media. e se non riescono a corrompere o intimidire, eliminano (mossadeq docet). il fatto che la spia atlantica ferrara abbia ancora il permesso di parlare da giornalista la dice lunga. fintanto che permetteremo che i quisling dichiarino cosa e' "moderato" e cosa no, loro condurranno le danze. e per loro intendo non certo il popolo americano, ma la lobby politico affaristica che detta legge la' e in tutto il mondo.
non possiamo svendere la ricchezza della diversita' di posizioni per il piatto di lenticchie della unitarieta', se questa e' fatta con una rincorsa al male minore.
se per vincerli dobbiamo essere come loro, be', io preferisco perdere.
tra l'altro oggi folena propone delle primarie sulla questione:
''Viene voglia di proporre le primarie fra tutti gli elettori dell'Unione sul seguente quesito: 'la democrazia si esporta anche con l'uso della forza?''' L'ipotesi viene avanzata da Pietro Folena, deputato del Prc, in un articolo su 'Liberazione', dopo gli ultimi interventi di Massimo D'Alema sull'atteggiamento che deve avere la sinistra rispetto alla questione dell'eventuale uso della forza militare. ''Facciamole -dice l'ex esponente della Quercia- se si insiste sulla strada di questi giorni''.
Ho letto il post di Folena. Condivido tutto (stranamente, conoscendo Folena da quando era un centrista incolore, non nutro grande fiducia), l'accenno al Mediterraneo poi per me è un invito a nozze. Ma appunto: che visione abbiamo per il Mediterraneo? Come Italia, come sinistra, come Europa. Io ancora non l'ho capito.
Sulla frase incriminata del giudizio sulla Francia confermo che non ha capito. D'Alema non dice che i francesi sono stati troppo autonomi dagli USA, nè li mette sullo stesso piano: dice che da una visione nazionale ci perdono tutti. Non basta sbugiardare Powell al consiglio di sicurezza, e purtroppo è vero.
Tonii: ho capito il discorso del male minore. Considera anche che queste scelte e questi dilemmi non riguardano solo noi. In quanto fetta dell'emisfero ricco del mondo e più influente nel limitare le cazzate anche nei confronti dei paesi meno influenti. Che non a caso guardano con una speranza disattesa alle nostre mosse e che dove possono si stanno ora attrezzando a fare da sè (penso per esempio all'America latina).
ciao
chiuderei questo spazio con una citazione di victor hugo:
"la liberta' non si pianta come un palo ma come un albero"
in questo mi sa che c'e' gia' tutto.