Un corpo nuovo
di Antonio Padellaro
Oggi, l'Unità che state sfogliando vi sembrerà più leggibile perché abbiamo ingrandito i caratteri di stampa. Un corpo tipografico più visibile ci costringerà a scrivere pezzi più brevi. Non è detto che sia un male. Ne guadagnerà la concisione e, speriamo, la chiarezza. Lo spazio risparmiato lo investiremo in un notiziario più ricco. Avremo più approfondimenti, più inchieste, più reportage. È quanto ci proponiamo di fare pur sapendo che nei giornali le migliori intenzioni si scontrano continuamente con la dura legge dell’urgenza. Sappiamo anche che il lettore è, in genere, abitudinario, e non sempre apprezza subito le novità. Speriamo bene.
Per un giornale mutare il segno grafico è come indossare un abito nuovo. L'Unità non ha bisogno di cambiare il vestito che ha e a cui siamo tutti molto affezionati. Però questo vestito vogliamo renderlo più comodo e, se ci riusciamo, un po' più elegante.
Una impaginazione ordinata, una titolazione ricca, un notiziario completo fanno un buon giornale. Ma un buon giornale che non parla ai suoi lettori vale come un foglio di carta ben disegnato. Non è questo il giornale che da quattro anni facciamo insieme.
Per parlarci di più, noi dell'Unità con i lettori dell'Unità, abbiamo ampliato la rubrica della posta. Abbiamo chiesto a Furio Colombo di rispondere alle lettere più interessanti. Anche alle più cattive purché la polemica sia utile a tutti quanti. Ci sono tante altre cose che dovremo dirci. Per esempio ciò che vi piace, ciò che non vi piace, ciò che va migliorato in questa Unità rinnovata. Cambia la grafica ma noi restiamo sempre gli stessi. Correggendo la pubblicità che avete letto su queste pagine possiamo dire: abbiamo cambiato caratteri ma non cambiamo il nostro carattere.