Niente panico nel popolo del centrosinistra
di Sergio Cerioli
Caro Padellaro,ti scrivo da Bologna. Ho appena letto il tuo articolo “Ciò che Bologna insegna” e da testimone attento sottolineo inoltre che: Cofferati ha speso molte energie ad “ascoltare” prima di essere eletto; ha investito molto su un programma condiviso con tutte le forze politiche e i movimenti che l'hanno sostenuto; ha iniziato ad attuare tale programma andando a mettere mano su alcune emergenze cittadine ed ha affrontato alcune scadenze (principalmente le nomine): sui metodi si è preso correttamente le sue responsabilità come devono fare gli amministratori; sta lavorando a nodi più strutturali quali il traffico, il piano regolatore, la gestione delle case pubbliche, gli asili, gli anziani, i migranti e presenterà dei progetti a breve; il tutto, vale la pena di ricordarlo, con un budget all'osso, lo stesso budget all'osso che si troverà il futuro governo. Per cui “niente panico” nel popolo del centro sinistra (anzi!) e ... qualche viaggio in più a Bologna da parte di Giordano per vedere le cose “in diretta”.
Per difendere Cofferati, invece, c'è un bellissimo articolo di Sofri apparso su repubblica sabato scorso. Chi l'ha letto, avrà certamente notato il modo libero e al di là dei luoghi comuni con cui Sofri difende le 3 scelte contestatissime della politica amministrativa del cinese. Francamente tutte le critiche che ho letto, dopo aver appreso quali erano i motivi di esse, mi sono parse di un fazioso e di un vuoto come poche altre ne avevo letto. Accetto scommesse su quanto ci vorrà perché si cominci a criticare anche Vendola, appena inizierà ad amministrare. E sono certo che lo farà seriamente. Come sta facendo Cofferati.
Perfettamente d'accordo con achab. Peraltro più di una testimonianza di amici bolognesi da sempre a sinistra mi conferma che si tratta di un polverone nato nelle stanze dei partiti e che la città reale (come di sovente accade) non sente le ragioni di tutto questo "polemismo" nei confronti del sindaco. Anzi, più di uno che all'inizio si fece pure la domanda "Ma che c'azzecca Cofferati con Bologna" è rimasto fino a ora favorevolmente colpito dall'azione del sindaco.
Io sono romagnolo, vivo in Trentino da venti anni, ma Bologna (insieme a Ferrara) è semre stata la "mia" città di riferimento, dove ho studiato e dove vivono tutti i miei più cari amici. In questi giorni, un pò preoccupato ho fatto un giro di telefonate per sondare gli umori e sinceramente non ho colto assolutamente questo disagio nei confronti del Sindaco, per giunta da quasi totalmente persone di sinistra "alternative", certamente non omologate. Non vorrei che tutto questo polverone nascesse nel palazzo per motivi, diciamo, Dalemiani!
Cofferati viene "violentement contestato" dalla sinistra, antagonista e non, perchè ha osato violare dei tabù, vedi imposizione della legalità a tutti, Rom compresi. Salvo
In realtà non dovrei nemmeno lasciarlo, questo commento. Dovrei tacere e basta. Ma devo dirlo: sono convinto che da fuori Bologna questa vicenda non sia in alcun modo comprensibile.
Perché il problema non è Cofferati, la cui candidatura (dall'esterno e dall'alto) colmava il vuoto propositivo, programmatico e addirittura etico della sinistra locale (TUTTA la sinistra locale, "riformista" e "radicale", partitica e movimentista).
Il problema è la città stessa, per ragioni che ho già cercato - senza successo, temo - di elencare.
Mi rendo conto che, se Bologna non ride, vi sono città che piangono o addirittura sanguinano. Città in ostaggio della barbarie leghista, dell'avventurismo affaristico più spregiudicato, o - come al Sud - del crimine organizzato. Città la cui società civile ha letteralmente la pistola puntata alla nuca.
Ma, appunto, Bologna non ride: non è più all'altezza del proprio mito, Bologna in calo demografico (anche per via di prezzi e affitti intollerabili), Bologna invecchiata e vogliosa di "normalità" e piccolo cabotaggio, Bologna adagiata sul suo tran tran.
Bologna non poteva che produrre questa situazione: una città che si è fermata e riposa su allori secchi risalenti a chissaquando non poteva che produrre una sinistra mediocre, anzi scarsa, guidata da ceti politici inadeguati, privi della capacità di comunicare al loro interno, a vicenda e coi cittadini.
Così, da un lato hai una giunta che ha deluso molte aspettative (fallaci, aggiungo io, vere e proprie allucinazioni di massa), con poche eccezioni formata da persone non all'altezza del compito.
Dall'altro lato, hai la riproposizione di un immaginario stantìo, da ultrasinistra decotta e pavloviana, che sogna un nuovo Convegno contro la repressione (e chi viene al posto di Guattari? Ritanna Armeni?), descrive Bologna manco fosse il Quarto Reich, rimpiange apertamente Guazzaloca (cosa a mio parere inaccettabile) e attacca la giunta in modo sguaiato, incolpando il Sindaco anche di cose che non gli competono minimamente (azioni penali, ad esempio: come se fossimo negli USA, col Sindaco che è anche capo della polizia). In questo modo, si toglie spazio e credibilità a una critica più fondata e lucida. In questo modo, ogni scontro è "all'ultimo sangue".
E così, Bologna diventa il laboratorio in negativo, l'antro degli apprendisti stregoni. Qui si sperimentano le future, insanabili rotture a sinistra, e si porta sfiga a chiunque speri di liberarsi di Berlusconi nel 2006.
Chiedo asilo politico-estetico a chiunque me lo accordi. Ho da salvare una compagna, una figlia piccola e una micro-comunità di colleghi, amici, compagne e altri bei fantolini. L'alternativa: la sinistra italiana commissariata dal PSOE.