Cofferati: sulla legalità si vota. Chi è contro è fuori
Il sindaco di Bologna annuncia un ordine del giorno da approvare entro l’estate. «Io, sto con i più deboli»
di Michele Sartori
Ha appena celebrato un matrimonio. Ora tocca alla conferenza stampa, e Sergio Cofferati annuncia una ipotetica separazione: da Rifondazione Comunista. Troppo diverse le interpretazioni di questi giorni su occupazioni e legalità, dice il sindaco di Bologna, meglio chiarirsi le idee: "Con l'intenzione di attuare il programma, condiviso a suo tempo da tutta la maggioranza, presenterò un mio ordine del giorno al consiglio comunale, chiedendo su di esso discussione e voto. La giunta sarà quella che uscirà da quella discussione e da quel voto. È necessario stabilire un punto fermo su temi apparsi di fatto controversi". Lo scriverà lei, l'ordine del giorno? "Sì". Chi non lo vota sarà fuori dalla maggioranza? "Sì". Quanto tempo ci vorrà per discuterlo? "L'estate è un limite invalicabile".
È una conferenza stampa lunghissima, e fuori dai denti. Parte dagli arresti dei tre "disobbedienti": Cofferati non crede all'ipotesi "eversiva", ma non cede un millimetro sul rispetto della legalità.
Perché ha atteso quattro giorni per intervenire?
Era giusto che ognuno esprimesse le proprie opinioni ed iniziative: era utile non aggiungere il mio commento.
Che dice della manifestazione di sabato?
Sono contento per come è andata: senza incidenti, in una città senza timori.
C'erano anche Verdi e Rifondazione.
Esemplificazione di schizofrenia. La parte iniziale del corteo aveva come obiettivo sindaco e giunta. La coda era impegnata a spiegare che non era d'accordo con la testa... Io non sono mai andato a manifestazioni di cui non condividevo la parola d'ordine.
Come giudica l'arresto dei tre disobbedienti?
I magistrati prefigurano l'aggravante di un ipotetico disegno eversivo, che ha molto peso, ed è addirittura inquietante per la città. Personalmente non credo che esista un rischio di questa natura. Da sindaco vorrei però che non ci dimenticassimo i reati addebitati, che nessuno ha smentito finora, né gli arrestati né i loro legali: occupazione di edificio privato, maltrattamento dei proprietari, percosse ai poliziotti che svolgevano il loro lavoro. Lo sottolineo, avendo sentito parlare di occupazioni simboliche, improntate alla nonviolenza. In ogni caso il sindaco sta coi proprietari maltrattati e i poliziotti picchiati. Una volta sgombrato il terreno, almeno spero, dalle aggravanti, vorrei che nessuno provasse a cancellare i problemi che restano: davanti a reati non è concesso girare la testa.
Quindi lei insiste sul tema della legalità.
Io continuerò a parlare di legalità: è elemento fondamentale di una politica di solidarietà e giustizia, soprattutto verso i più deboli. Le occupazioni non sono legittime. Ci sono case occupate destinate a persone bisognose in lista da tantissimo tempo, ed altri se ne sono impadroniti: compiono un reato e un atto contrario alla solidarietà.
Accusa: Bologna laboratorio di repressione...
Fantasie. Qui il tema è molto semplice: non c'è un disegno eversivo, ma un comportamento che per il centrosinistra è inaccettabile. Quando sento forze del centrosinistra dire che sono nonviolente, vorrei mi spiegassero: i fatti contestati ai tre in quale categoria rientrano? Leggo fondi come quello di Piero Sansonetti su Liberazione (ndr: vedi sotto): "sono accusati di aver occupato un'aula universitaria"… Non è così, Sansonetti non era informato, scrive cose di pura fantasia.
Non è che in questi giorni il centrosinistra l'ha difesa tiepidamente?
Affatto. No, non mi sono sentito solo.
Hanno detto: Cofferati figura autoritaria...
Singolare. Ho insultato qualcuno? Ho accusato qualcuno?
... repressiva ...
Ma su: le porte sono aperte, oggi come ieri.
... che ignora drammi sociali.
Vuole cancellare la mia vita precedente? Non ce la fa, anche se volesse. Io non ignoro i problemi sociali di Bologna: dico che i comportamenti illegali danneggiano la causa che vogliono difendere. Storicamente è così, per costruire qualcosa sono fondamentali consenso e rispetto.
Lei da sindacalista ha mai partecipato ad azioni illegali, a un picchetto?
Che il picchetto sia illegale lo dice lei!
È mai stato denunciato?
No. È grave?
Repressione - La ricetta dei nuovi liberali
di Piero Sansonetti
In un clima di generale indifferenza, a Bologna l'altro giorno hanno arrestato tre studenti. Ieri mattina il giudice ha confermato la decisione: restano in galera, niente libertà provvisoria. Evidentemente li considera pericolosi. Sono accusati di avere occupato un'aula universitaria, cosa che credo quasi tutti i lettori e i redattori di Liberazione hanno fatto almeno una volta nella loro vita. Vi sembra un gran reato? L'allarme non è tanto per gli arresti ma per la reazione agli arresti: può sempre succedere che un giudice non troppo equilibrato - o superprotagonista, o reazionario - decida che è giunto il momento di raddrizzare la schiena ai giovani, e per raddrizzargliela bene non c'è niente di meglio che un po' di gattabuia. Si sa, i giudici così non mancano. E' curioso però che tutto passi sotto silenzio, che i giornali quasi sorvolino sull'episodio, che non scatti la protesta dei partiti politici, dei sindacati, dell'intellettualità, dei garantisti.
Forse nessuno se ne è accorto, ma in Italia, da qualche anno, è in atto una svolta repressiva. Una stretta che ha pochi precedenti. Sapete quante persone sono sotto processo per ragioni politiche (cioè per aver partecipato a vario titolo a forme diverse di lotte sociali)? Novemila persone. Molte di loro rischiano la galera, o comunque una condanna penale che li ostacolerà nella vita civile, nel lavoro, nella carriera. Novemila è una cifra enorme. Per trovare qualcosa di simile bisogna risalire alla fine degli anni settanta. Quelli erano anni duri, di scontro feroce, violento. Oggi, nessuno dei novemila imputati è accusato di gesti di violenza o di sopraffazione. Sono accusati di disobbedienza alle leggi, di azioni simboliche, di manifestazioni non autorizzate. Oppure di reati dai nomi altisonanti, inventati al tempo del fascismo, o quando Cossiga si scriveva col kappa: "eversione", per esempio. Ai ragazzi di Bologna gli hanno rifilato proprio questo reato. Hanno detto che sono "eversori". Cosa vuol dire eversori? Che preparavano la rivoluzione, un colpo di mano militare, il rovesciamento del governo con le armi? Non proprio: si limitavano a protestare contro l'Università e contro quel modo di fare istruzione, non solo berlusconiano, che si basa sull'idea che il sapere - come tutto - è merce.
L'aumento della repressione, e il ruolo importantissimo che sta assumendo nello scontro politico, è un fenomeno non solo italiano. Riguarda gran parte dell'occidente. E soprattutto l'America e la Gran Bretagna. In quei paesi c'è stata una vera e propria modifica delle legislazioni, con l'approvazione di leggi speciali che sospendono, in alcuni casi, lo stato di diritto. Come il "Patriot act", un provvedimento che concede poteri enormi e rischiosissimi alla polizia degli Stati Uniti, e ai militari, e riduce i diritti dei cittadini, soprattutto dei cittadini non bianchi, non biondi, non ricchi, fino quasi ad annullare i diritti degli immigrati.
Come si spiega tutto questo? In parte è una reazione normale dell'establishment alla rottura della gabbia del pensiero unico, che per quasi un decennio aveva garantito pace sociale e politica di compromesso. L'establishment non ha trovato una soluzione più complessa e moderna alla ripresa delle lotte e della contestazione, al ritorno del conflitto sociale e sindacale, non ha neppure cercato vie di mediazione e di rilancio della politica. Ha scelto la scure, il bastone. La ricetta è facile: abbassare il livello della libertà, tolleranza zero, uso della polizia e di pezzi della magistratura. Perché? Forse perché in questi anni la capacità di fare politica, da parte dei ceti conservatori, si è molto affievolita. Si è come essiccata. Una volta - pensiamo agli anni sessanta - la borghesia rispondeva al conflitto con le sofisticate politiche di Moro, o col kennedismo, o addirittura affidandosi alla socialdemocrazia, in Germania, in Gran Bretagna, nei paesi scandinavi e poi anche in Francia. Questo non vuol dire che non usasse la repressione: semplicemente non si limitava a questo. Non c'era solo la risposta armata, c'era anche la ricerca di una soluzione. E quindi i principi liberali si salvavano. Ora non ce la fa più. Non ha fiato, non ha la capacità di disegno politico. E così per la prima volta il liberismo divorzia dal liberalismo. Un tempo si diceva che la differenza tra destra e sinistra era la differenza tra libertà e uguaglianza: che la sinistra metteva al primo posto, tra i suoi valori, l'uguaglianza, e la destra metteva la libertà. Il liberismo neocons di questo nuovo secolo non sembra in grado di proseguire su quella strada. Per la prima volta, nel dopoguerra, in occidente, il diagramma della libertà inverte la sua curva e piega in basso. La sinistra saprà recuperare quel valore? A giudicare dal grande silenzio di questi giorni, e di questi mesi, non sembra troppo bene attrezzata.
porco cane, mi pare di tornare indietro di 30 anni e di leggere le miserande cazzate di asor rosa da una parte e di toni negri dall'altra.
ma sta sinistra non cresce mai?
che abbia il complesso di peter pan?
Per quel che può servire, mi capita molto spesso di pensare la stessa cosa di berja.
Berja, non è la sinistra che non cresce è l'Italia tutta che è malata di passatismo. Noi ci sguazziamo nel passato, ci rotoliamo come porci nella merda e ci divertiamo da pazzi a fare divisioni e distinguo su questioni avvenute quando la maggior parte dei giovani (quelli che dovrebbero guidare un domani il paese) non era nemmeno nata!!
Siamo immobili ad osservare il passato e nessuno, ribadisco nessuno, ha un minimo di intelligenza politica di guardare un pò più in là di quel cazzo di naso che si chiama passato.
Ogni tanto qualcuno ci tenta; penso a Cacciari che poco tempo fa aveva rilasciato un'intervista nella quale invitava a lasciarci alle spalle le vecchie divisioni "di sinistra" e "di destra" e subito l'associazione partigiani si è indignata: ma che due coglioni!!!
Il fatto è che gli idioti che stanno di là vedono comunisti ovunque e gli allocchi di qua vedono fascisti in ogni angolo di strada. Ma dove vogliamo andare????
E in tanto il tempo passa, noi un bel giorno non ci saremo più e consegneremo ai nostri figli un bel cestino pieno di parole, parole, parole...vuote.
L'ennesima delusione.