I lato cafone del potere
di Alessandro Robecchi
Quando avete finito di elencare i declini del nostro
paese, economico, politico, imprenditoriale,
occupazionale, morale ecc. ecc., aggiungete,
se avete tempo, anche un certo qual declino
culturale. Oddio, forse "culturale" è parola grossa
(e in più non saprei come mimarla a Calderoli),
ma si può dire che una certa deriva trash
del potere sta avvolgendo il paese come un gas
esilarante. Intendiamoci, il potere è sempre un
po' ridicolo di suo e lo è sempre stato, ma una
volta, almeno, aveva fatto la terza media. E' talmente
fitta, questa vaporizzazione di scemenze
nell'aria che si fatica a distinguerne i contorni,
ci si perde nel valutare caso per caso. Ma la
realtà è sotto gli occhi di tutti: quando nei bar,
invece che della partita, si parla delle interviste
di Anna Falchi, vuol dire che l'encefalogramma
collettivo sta al minimo storico.
Mentre un palazzinaro
ben fornito assalta il primo quotidiano
italiano, la first-signorina del Corriere racconta
di rose rosse e scie di profumo e precisa
- ce ne fosse bisogno - che il patrimonio del
suo fidanzato (alcune migliaia di milioni di euro)
dipende dal fatto che ha cominciato a lavorare
a 14 anni. Le regala i pagliaccetti per la
notte. Le ha regalato un aspirapolvere. Lei del
Corriere quel che preferisce è Alberoni.
Quando giri pagina (o cambi canale) ecco
invece i giovani impegnati per il sociale e la solidarietà. Sono i ragazzi e le ragazze di Milano
Young, che si chiamano Tronchetti, Berlusconi,
Moratti, Versace, Ligresti e altri, con l'appoggio
di un young La Russa.
Li ha molto colpiti lo tsunami (in
metafora, dannazione!) e vogliono
tanto far del bene, loro che sono
nati fortunati, e quindi lanciano
una linea di abbigliamento, o qualcosa
del genere. Gran clamore e
speranza tra le vittime dello tsunami.
Poi giri pagina (o cambi canale)
e scopri che la moglie del ministro
degli esteri è un po' seccata perché
ci sono donne che mostrano generose
scollature al marito. Niente di
male (anzi, un tocco squisitamente
vezzoso!) che la signora dica
soavemente di essere armata come
Robocop: ha tre pistole e una se la
porta dietro quando esce da sola.
Quelle delle scollature sono avvertite.
Quando giri pagina (o cambi canale)
ti ritrovi la fabbrica di automobili
nella sua fase storica di crisi
più grave, che mostra orgogliosa
le nuove felpe, le nuove scarpine di
design, rigorosamente made in
Italy. Visto com'è andata con le
macchine, conviene andare a piedi:
sarà questo il messaggio del
marketing? Non si calcola però
che chi si può permettere le nuove
scarpine fighetto-oriented marchiate
Fiat, nove su dieci ha la
Mercedes.
Il problema, ora, è che si potrebbe
continuare per ore, per giorni e
per settimane, e chiunque potrebbe
elencare sconsolato decine e
decine di esempi di questo smottamento
cultural-mediatico che è
sotto gli occhi di tutti. Il fatto è
certo: il declino di una classe dirigente
si vede anche da queste cose.
La distanza di tutto ciò dal paese
reale è ormai più che siderale. La
sensazione è che ricchi e potenti -
storici o dell'ultim'ora - non stiano
nemmeno sulla luna, da dove
almeno vedrebbero la terra da lontano,
ma in qualche sperduta galassia
fatta di gioielli, scarpette,
borsine, felpe griffate, collezioni
esclusive, feste di beneficenza. Si
ripete spesso che (da anni) in questo
paese i ricchi sono più ricchi e i
poveri sono più poveri. Non è un
luogo comune, cifre e statistiche lo
confermano. E da qualche tempo,
lo conferma anche questa spudoratezza
miliardaria, questa ostentazione
volgarissima che si colloca
a metà strada tra il neoburino e il
finto-tonto danaroso. Che comprende
il pettegolezzo e l'ammiccamento
sessuale, la vanità sfrenata,
l'esibizionismo economico più
assurdo, lo spreco e lo schiaffo alla
miseria. Tutto questo mentre i
centri statistici della grande distribuzione
alimentare (quelli che ci
schedano quando facciamo la spesa
in cambio di piccoli sconti) dicono
che non già alla quarta, ma
già alla terza settimana del mese i
consumi frenano, i portafogli sono
leggeri. Mi aspetto da un momento
all'altro, girando pagina o cambiando
canale, che qualcuno di
questi ricchi e potenti sbotti nell'intervista di copertina: «Il popolo
non ha più pane? Che mangi delle
brioches!». Segue intervista, seduta
fotografica, galà di beneficenza,
calendario pornosoft, scorribanda
in Piazza Affari e servizio televisivo.
Contadini furibondi armati di
forcone che urlano Liberté! Egalité!
niente, nemmeno all'orizzonte.
Peccato.
Più che armati di forcone bisognerebbe essere armati di qualcosa d'altro...
qui lo dico e qui lo nego ovvio :-)))
Eheh, non è Pintor, ma anche Robecchi se la cava. E poi cade a fagiolo, qui, con quel "non saprei come mimarla a calderoli"!