Gli ulivi e i pinguini
di FRANCO CARLINI
La metafora del mercato applicata all'agone politico è discutibile ma molto di moda. Magari per semplice esercizio si può metterla alla prova, leggendo in parallelo il mercato attuale dell'informatica e il caso italiano. Nelle tecnologie dell'informazione c'è l'uomo più ricco del mondo, Bill Gates, che con la sua Microsoft detiene un quasi monopolio del software, conquistato sul mercato con il voto di acquisto dei consumatori. Nella politica italiana c'è l'uomo più ricco d'Italia, Silvio Berlusconi che ha ottenuto la maggioranza dei voti degli elettori. Ma nel mercato nessuna conquista è per sempre, specialmente quando l'ambiente è turbolento e quello del software come quello della politica sono effettivamente agitati; tali turbolenze sono inevitabili ma anche utili, perché inseriscono dinamiche nuove e fanno emergere alternative.
Nel mondo del software l'alternativa si chiama Linux e più in generale software aperto (Open Source). Linux, simboleggiato dal famoso pinguino, è stato ideato da una persona, Linus Torvalds, che non era e non è di nessuna azienda, così come Romano Prodi non era e non è di nessun partito in senso stretto. Torvalds non è un genio (così come Romano Prodi), ma per entrambi il fatto di non appartenere a una organizzazione ha permesso loro di guardare un po' più lontano, senza rimanere negli ambiti ristretti delle singole missioni aziendali. Le aziende quotate in borsa sono sotto esame continuo degli analisti finanziari e questo le costringe a politiche di breve termine, così come i politici di professione devono guardare soprattutto alla prossima tornata elettorale, cui sacrificano la visione di lunga durata.
Rutelli al riguardo è esemplare: egli fa il suo business e il vero oggetto del contendere di questi giorni, come tutti sanno e quasi nessuno scrive, è il numero di seggi e di ministeri; sono interessi legittimi, ma di corto respiro.Se Torvalds ha avuto successo è sia per suo merito, sia perché si è trovato con le idee giuste in un momento in cui il mondo dell'informatica stava entrando in sofferenza per eccesso di monopolio e per carenza di idee nuove. Se Prodi ha potuto avere successo e forse può ancora averlo è per lo stesso motivo. Le quali idee nuove, peraltro, non sgorgano per incanto dalla mente di un ragazzo finlandese o di un professore bolognese; esse sono sempre figlie delle idee vecchie, che altri avevano percorso in passato.
Così il sistema operativo Linux è erede legittimo del precedente sistema Unix, il quale aveva perso mercato per due motivi: per la forza dirompente di Microsoft, che era stata capace di offrire ai consumatori delle soluzioni facili e omogenee, e molto anche per colpa delle molte aziende (partiti) che litigavano attorno alle diverse versioni del software, fino a frammentarlo e renderlo poco attraente. In politica si potrebbe sostenere che la vittoria di Berlusconi avvenne anche grazie allo sfascio partitocratrico che aveva reso indifendibile l'idea di stato, di servizio pubblico, di politica economica.Dunque Torvalds per un verso ha riproposto idee vecchie come quelle del software come bene pubblico (un welfare si potrebbe dire), ma nello stesso tempo le ha adattate ai tempi: non restaurazione del passato, ma un orizzonte nuovo che fa tesoro del vecchio, ammodernandolo fino a produrre un metodo totalmente diverso che il mercato giudica interessante. Torvalds non è un rivoluzionario (e certamente nemmeno Prodi), ma un innovatore sì e per sviluppare il suo progetto ha saputo appoggiarsi a dei fermenti che gli altri (quelli al potere informatico allora vigente) non avevano capito.
Quando il giovane Linus cominciò a lavorare al suo progetto, la rete Internet esisteva da tempo, ma le grandi aziende del software la trascuravano, pensando erroneamente che in quel luogo da accademici stravaganti non ci fose futuro né business; solo più tardi andarono alla riscossa, anche con successo. D'altra parte Bill Gates, che pure di intuizioni sul futuro ne ha molte, non era in grado, nemmeno volendolo, di operare in altra maniera. Può agire solo attraverso grandi dipartimenti di ricerca e sviluppo, un'ottima rete di marketing e un'innovazione incrementale dei prodotti esistenti. Torvalds che non ha quelle risorse, ma nemmeno quei vincoli, può (deve) fare ricorso alla collaborazione spontanea di altri individui, ognuno dei quali è relativamente isolato.
Richard Stallman per esempio, l'alfiere ideologico del Free Software, è un po' un Bertinotti, nel bene e nel male: ha tenuto accesa per anni quell'idea minoritaria, litiga con lo stesso Torvalds per una maggiore radicalità del progetto, ma nel nuovo ambiente Linux ritrova una collocazione e porta contributi importanti. Nello stesso tempo deve accettare che non tutte le sue idee siano accolte dal mondo dell'Open Source, che è fatto anche di gente meno radicale nel pensiero, o anche interessata semplicemente agli affari. Il successo attuale del software aperto sta sviluppandosi anche grazie al fatto che una "vecchia" azienda come la Ibm, abbia deciso di impegnarsi su quel fronte, destinandovi energie e accettando di proporre ai suoi clienti il sistema Linux anziché il suo software proprietario.
E' il ruolo che nella politica italiana stanno svolgendo i Ds i quali, come la Ibm, hanno un fatturato tuttora grande e una storia gloriosa, ma sanno che non potranno mai vincere da soli. Perciò Ibm porta acqua a Linux, anche con (relativa) modestia, e nello stesso tempo cerca di alzare i suoi margini di profitto - in questo caso l'analogia è quasi perfetta.Linus Torvalds è leader riconosciuto, però anche lui incontra delle difficoltà a gestire una coalizione che non si regge sul potere gerarchico, ma sul consenso ricostruito ogni giorno. Anche Torvalds come Prodi fa i suoi errori e subisce delle contestazioni, il che è del tutto normale in un ambiente aperto. La rete degli "sviluppatori" Linux non è orizzontale e senza gerarchie come si idealizza: sotto di lui, guida, ispiratore e ultimo decisore, ci sono una dozzina di luogotenenti, molti dei quali si guadagnano la vita presso grandi firme dell'informatica, e poi c'è una "società civile" del software che collabora, manda opinioni, diffonde, critica. Alcune aziende del mondo Open cercando di tirare a proprio vantaggio le idee comuni; di solito gli atteggiamenti eccessivamente individualistici vengono frenati, ma l'equilibrio è sempre instabile e si basa sul fatto che Torvalds è al di sopra delle parti ma non per questo rinuncia a decidere e a imporre, quando serva. Oltre a tutto egli, esattamente come Prodi, ha un vantaggio sugli altri: è personalmente soddisfatto della sua vita e della sua famiglia e perciò in ogni momento può mettersi da parte senza troppi rimpianti, il che gli dà una grande forza rispetto ai competitori interni per i quali la carriera e la conquista di più potere sono l'unica ragione di vita.
Allo stesso modo Prodi può svolgere il suo ruolo politico solo essendo almeno un po' antipartitico, e in sintonia invece con la società politica non organizzata in partiti: è quanto D'Alema gli rimprovera da sempre (ancora ieri), ma è una delle condizioni del possibile successo. Il parallelo potrebbe continuare, ma i suoi limiti dovrebbero essere evidenti: per esempio l'analogia tra Gates e Berlusconi è molto debole: la Microsoft è un'azienda ben più solida, seria e strutturata di Forza Italia e di Mediaset messe assieme e la visione strategica di Bill è di altra statura. Soprattutto Gates non è nemmeno sfiorato dall'idea di buttarsi in politica: il sovrappiù di profitti che ricava lo dirotta in buona misura alla sua Fondazione che ormai è il maggior donatore per le ricerche sulle malattie che affliggono il mondo, dalla malaria all'Aids. E i progetti che sviluppa non sono patacche.
Paragonare Torvalds a Prodi (democristiano da sempre, ministro di governi del pentapartito, presidente dell'IRI, tutt'ora persona di riferimento di un sistema di poteri fortissimi) mi sembra una masturbazioni mentale senza nè capo nè coda.
No Larry, non è una masturbazione mentale. E' l'ennesimo tentativo di dare un senso all'insensatezza delle sinistra di aver scelto Prodi come uomo simbolo(di nuovo! della serie "a volte ritornano"). Torno a porre una domanda: possibile che il più grande partito della sinistra italiana non sia stato in grado di tira fuori un nome, dico uno, tra le proprie fila per farlo correre come candidato premier? Significa che non ce ne sono? Che sono stati mal addestrati per governare? O forse significa che il cerchiobottismo è male comune in Italia, indipendentemente dalla forza politica?
Non dimentichiamo che Prodi dà garanzie e sicurezza al potere finanziario e industriale; ha amici potenti, potentissimi. La sinistra vincerà le elezioni, ma lassù in alto sventolerà di nuovo il vessillo con lo scudo cociato rosso in campo bianco.
Eh sì, a volte ritornano...
Da fruitore di linux (da cui sto scrivendo in questo momento) e minimo interessato di politica mi sembra un articolo veramente triste. Sembrerebbe che chi la scritto non sappia nulla nè di linux, nè di ulivo.
1) Linux per molti versi è innovativo e vincente, quelli che ci lavorano spesso contribuiscono senza ricavare profitti e soprattutto conserva un certo fascino di totale integrità etica (è gratuito, l'assistenza è fornita da utenti volonterosi, più di così...). Direste le stesse cose dell'ulivo e di personaggi come D'Alema, Rutelli, ex-PSI, UDEUR etc. etc.?
2) Torvalds è una figura molto, molto importante ma non è proprio a capo di nulla (qualcuno lo ha definito in maniera terribilmente azzeccata 'rivoluzionario per caso'. Direste la stessa cosa di Prodi?).
3) L'IBM ha un glorioso passato di sospette collaborazioni con Adolf Hitler.
E così per altri 20-30 punti...
L'unica cosa su cui effettivamente i due soggetti si potrebbero accomunare, è la tendenza a partire con un progetto e a scindersi a metà strada per questioni futili...
sul punto 3 di mic levare il "sospette" e mettere un "documentalmente accertate".
questo di carlini e' il classico articolo, del cazzo, scritto da un giornalista perche' venga letto e commentato da altri giornalisti superficiali e pressapochisti come lui.
ricordiamo che la gran parte delle volte i giornalisti scrivono per essere letti solo dai loro amici, vista la diffusione della stampa quotidiana in questo tristo paese.
Letta la premessa immaginavo qualcosa di peggio. Invece tutto sommato non è un cumulo di stronzate. Comunque restano due differenze nette fra Prodi e Torvalds: il primo è ed era, ancor prima di entrare in politica, più politico del secondo, mentre Torvalds limita il più possibile ogni presa di posizione sui massimi sistemi del software.
Inoltre, il primo era alla guida della Commissione Europea quando questa ha proposto la direttiva sui brevetti software, qualcosa che rischia di limitare la libertà (nel campo informatico) più di tutti gli Urbani, Berlusconi, Gasparri e C. Torvalds deve vedersela con la SCO proprio a causa dei brevetti.
Berlusconi sei una merda..vai a scavare le patate