I movimenti? Quelli buoni e quelli cattivi
di Bruno Gravagnuolo
«Credo che la colpa vada cercata nel nuovo radicalismo italiano. Nei girotondi. Nel giutizialismo. Che sono sempre a caccia di un nemico interno. Si stabilisce un Totem, che in questo momento è Prodi, e chiunque appaia non conseguente, viene considerato infedele». Così Giuseppe Caldarola, ex direttore de l’Unità sul Corsera del 27. A commento del «popolo della cicoria», contro il Rutelli negatore della Lista unica. Ma è un commento sfocato, che non morde. E che ha solo parvenza di verità. Benché animato di buone, anzi di ottime intenzioni. Perché? Perché è ben vero che spesso la «psicopolitica» dei movimenti instaura un legame totalitario tra «azione dal basso» e totem del capo. La storia infatti gronda di certi esempi. Da destra a sinistra,sul filo del populismo sovranitario e della rivolta «dal basso». Ma stavolta il piccolo popolo della cicoria non coincide affatto coi girotondi, e men che mai col «nuovo radicalismo italiano». Al contrario! Quelli come Paolo Flores e lo stesso Cofferati hanno criticato Prodi, la Lista unica e il partito riformista. E per di più lo fanno da tempo. Da ben prima che lo facessero i «riformisti». I quali in verità quella Lista e quel partito hanno appoggiato a lungo. Salvo comprendere in ritardo che partiti e liste uniche non si impongono. E che partiti e culture politiche non si fondono a piacere. E che insomma gli uni e le altre sono risorse democratiche. E veicoli di partecipazione. All’opposto dei partiti unici: sempre leaderistici, elettorali e notabilari (come già nella vecchia Italia liberale). Ebbene, ci rallegriamo assai che gente come De Giovanni, Claudia Mancina e l’amico Caldarola ci abbiano ripensato sul partito riformista. E che sul Riformista scrivano ormai cose sagge a riguardo. Ma non diano per favore la colpa di certe oltranze uliviste ai girotondi e al radicalismo di sinistra. La diano semmai a chi ha voluto a tutti i costi l’operazione «Partito di Prodi», la cui impasse ovviamente alimenta in certuni velleità di assalto (dal basso?) al quartier generale di Rutelli. I movimenti? Ve ne sono di buoni e di men buoni. E soprattutto ve ne sono di veri e di men veri. Quelli chiamati in causa da Caldarola, quelli della stagione «radicale», sono stati buoni e veri. E hanno dato un impulso formidabile alla riscossa del centrosinistra, paralizzato e rintronato dalla sconfitta del 2001. Dai new-global, al movimento per la pace, a quello per la legalità e i diritti, a quello sindacale e della scuola. Il movimento cicoria anti-Rutelli? È tutta un’altra storia, caro Caldarola. E molto, molto più piccola e di risulta. Garantito.
"Invece, le decisioni politiche non si possono giudicare secondo criteri etici"
questo direi che dice tutto.