«Pisanu vergogna», e botte ai pacifisti
Bloccata la «controparata» romana per uno striscione contro il ministro e i «cpt lager». Manganellate ai manifestanti: quattro feriti tra cui un assessore municipale del Prc. I no war accusano la questura: non dice la verità
di ANGELO MASTRANDREA
Si fa sinceramente fatica a credere che uno striscione giudicato «offensivo» contro il ministro dell'interno Pisanu possa aver provocato quanto si è visto ieri alla «controparata» pacifista. Il corteo, non più di 700-800 persone, che sfila in un clima più balneare che di protesta e viene bloccato da centinaia di carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa con tanto di blindati. Un'ora e mezza sotto il sole e l'afa senza poter andare né avanti né indietro. Poi le manganellate gratuite, qualche testa rotta, un assessore municipale di Rifondazione trasportato in ospedale con l'ambulanza, e una denuncia a piede libero. Con la questura che difende una gestione inqualificabile della piazza sostenendo che le botte sarebbero partite perché un gruppo di manifestanti «ha circondato un nucleo di carabinieri e all'arrivo di un reparto mobile della polizia ha lanciato sassi e bastoni» e la polizia si sarebbe limitata a «subire l'impatto dei manifestanti». E, per avvalorare la tesi, diffonde un video con delle riprese dall'elicottero. Una versione che viene definita «spudorata e ignobile» dagli organizzatori, e alla quale ribatte duro Piero Bernocchi dei Cobas: «E' stata un'aggressione senza precedenti a Roma. Ci sono centinaia di testimoni, fotografi, giornalisti, assessori, deputati, consiglieri regionali e provinciali, ma anche una decina di funzionari di Ps che possiamo indicare con nomi e cognomi, in grande imbarazzo di fronte alle decisioni del ministero degli interni e della questura, che sanno benissimo come sono andate le cose e la cui omertà ci appare particolarmente disgustosa». In effetti, anche a diversi funzionari di piazza non è andato giù quanto accaduto, anche perché gli incidenti di ieri rischiano di lasciare uno strascico nei rapporti con la questura dopo 10 anni di relativa calma. Un primo banco di prova già domani, quando a Centocelle è prevista una manifestazione contro un corteo di Forza Nuova verso il quale il Comitato per l'ordine e la sicurezza ha già dato parere negativo e che potrebbe essere vietato. Al raduno di Porta san Paolo i pacifisti non sono in tanti: i più, complice la bella giornata, probabilmente hanno optato per il mare, una parte del movimento ha deciso di manifestare separata in piazza Navona, dove vengono distribuite copie della Costituzione, altri sono su due ponti sul Tevere e aspettano di unirsi al corteo al suo passaggio. Aspetteranno invano, così come a Campo de' Fiori invano attendono quattro esponenti della società civile irachena, in Italia per un ciclo di incontri. Quando viene riferito loro il perché del mancato arrivo, esprimeranno qualche perplessità sulla democrazia italiana. Il corteo, regolarmente autorizzato, parte alle 11, con l'obiettivo di girare attorno alla parata ufficiale. Tra i pochi striscioni, ce n'è uno che recita «Pisanu: la vergogna della Repubblica. Chiudere i lager cpt». Uno slogan critico ma non particolarmente offensivo, anche perché la «vergogna» pare riferirsi più ai cpt che a Pisanu. Per questo appare del tutto spropositata la decisione di bloccare il corteo appena qualche centinaio di metri dopo, su via Marmorata all'imbocco del Lungotevere. Motivo: lo striscione ripreso dall'elicottero e il conseguente stop arrivato direttamente dal Quirinale. Nel pomeriggio, invece, parte lo scaricabarile: Viminale e prefettura dicono di non saperne nulla e dalla questura avallano la tesi di una situazione degenerata in piazza, la cui gestione era affidata al vicequestore Francesco Nicola Santoro.
Lo stop arriva improvviso mentre il corteo sta sfilando tranquillamente, aperto da uno striscione che chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq e chiuso da un pugno di vigili del fuoco delle Rdb che manifestano contro la «militarizzazione» del loro corpo subito dopo un gruppo di infermieri del 118. C'è qualche momento di fronteggiamento, più a uso e consumo di giornalisti e fotografi che per reale volontà di forzare il blocco. Comincia così un lungo negoziato con gli agenti che vede protagonisti il deputato del Prc Giovanni Russo Spena e il disobbediente Nunzio D'Erme. Arriva anche il vicecapo di gabinetto del comune Luca Odevaine, ma non c'è nulla da fare. Così, dopo più di un'ora i manifestanti, rassegnati, decidono di tornare indietro e di andare a concludere il corteo nella piazza del quartiere Testaccio, poco lontana. Ma polizia e carabinieri che bloccano la coda e l'accesso a una via laterale sbarrano la strada e, alle proteste, cominciano a dispensare manganellate. Ne faranno le spese in particolare il rifondarolo Gualtiero Alunni, assessore all'VIII municipio, e altri tre manifestanti, nonché un'auto parcheggiata sul ciglio della strada alla quale, riferiscono testimoni oculari, due carabinieri spaccano il vetro anteriore a manganellate. Rimangono feriti anche un poliziotto e un carabiniere.Un manifestante viene portato in Questura, accusato di aver aggredito un dirigente e un sottufficiale, e sarà denunciato a piede libero. Lo striscione su Pisanu viene sottratto, dopodiché a quel che resta del corteo viene consentito di tornare fino a Porta san Paolo.
«I gravi fatti accaduti a Roma non resteranno senza conseguenze politiche», scrivono i promotori del corteo, che accusano le forze dell'ordine di aver «dato vita a una vera e propria "tonnara", una scelta che ha colto di sorpresa non solo i manifestanti ma anche numerosi funzionari di polizia», creando così «uno scenario da Genova». Per martedì pomeriggio è convocata un'assemblea, mentre il verde Paolo Cento se la prende con il ministro Pisanu che «dovrà rispondere di quello che è accaduto». «Un atto repressivo di cui chiederemo conto al prefetto», aggiunge Russo Spena.
Cattivi segnali
di GABRIELE POLO
E'stata una brutta festa. Saranno state anche poca cosa - come minimizza la questura di Roma - ma quelle botte distribuite ieri a un piccolo corteo pacifico, mentre a poche centinaia di metri la Repubblica si celebrava in armi, segnano un pessimo compleanno. Non s'era mai visto condizionare lo svolgimento di una manifestazione all'esposizione di uno striscione considerato «offensivo» per il ministro degli interni. Poco importa che quel pezzo di stoffa fosse ben poco insultante: o le forze dell'ordine si considerano i tutori della dignità di un ministro - riducendosi a guardia privata - oppure l'ordine di ripiegare lo striscione incriminato è sintomo di qualcosa di più grave e profondo.
Non sappiamo se quanto successo ieri sia frutto di un disegno prestabilito, se Giuseppe Pisanu voglia ricamarsi addosso l'etichetta di uomo forte magari applicando anche ai cortei le inutili direttive sugli stadi di calcio (dove, per altro, si leggono cose infinitamente peggiori e da cui non sarà certo estirpata la violenza con provvedimenti di polizia). O se la «malattia» del G8 di Genova continua a infettare questo governo. Ma, forse, dovremmo «limitarci» a considerare anche il ministro degli interni niente di più che un sintomo. Quello dello stravolgimento profondo dei diritti fondamentali da parte di una rappresentanza politica sempre meno rappresentativa, sempre più autonoma dalla società perché in crisi profonda. Una questione che chiama in causa il degrado della democrazia, il cambiamento per via «amministrativa» delle regole fondamentali della Repubblica.
Il 2 giugno non è solo l'anniversario del referendum che cacciò i Savoia e inaugurò la storia repubblicana. Quel giorno del 1946 venne votata anche l'Assemblea costituente, in cui vennero eletti i rappresentanti che in nome del popolo e sull'onda della resistenza antifascista stilarono la Carta fondamentale dell'Italia democratica. Quella Carta, all'articolo 21, afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Un dettato che ieri è stato violentato da un ordine insensato impartito da un gruppo di tutori dell'ordine che a quella Carta giurano fedeltà. In questo rovesciamento di senso vediamo l'aggressione alla Costituzione e la sua revisione concreta, dopo le tante «limature» e annunci di modifica fatti in sede istituzionale. E' ciò che è accaduto sulla guerra (violazione dell'articolo 11), ciò che è successo sul lavoro e sui diritti sociali (ignorando gli articoli 1 e 3). Un elenco che potrebbe continuare mettendo a confronto le scelte politiche con il testo costituzionale. Una serie di fatti formano un processo, quello in atto dà tristemente corpo a uno spaventoso stato post-costituzionale.
La notizia su l'Unita' c'e'(sul sito almeno): e' li che ho letto degli scontri.
e sempre ieri aggressione fascista al forte prenestino, uno csoa: una ventina, armati di mazze, pietre e coltelli. un ragazzo è in ospedale con il collo trapassato da una coltellata, non è in pericolo di vita.
anche su questo silenzio assoluto...
"qualche centinaio di dissidenti"?
ma non dovevano essere (cito a memoria) "tre milioni (uno e mezzo secondo la questura)" e "circondare il percorso della parata ufficiale"?
tre milioni erano quelli relativi ad un`altra manifestazione, quella contro la guerra, idiota che non sei altro Marchino il mazzolatore, cosa vuoi mazzolare con quella testa vuota?
probabilmente non sai nemmeno leggere
Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere visto che pestano dei ragazzi per un cartello (è la libertà di espressione che esportiamo con la guerra!) mentre un ministro (?) della Repubblica spara a zero sulla festa e sulla repubblica in quanto tale
Dedicata ad Alex:
"A Roma la controparata del 2 giugno partirà alle 10 da Porta San Paolo e, circondando il percorso della sfilata militare ufficiale, arriverà fino a Campo de' Fiori."
http://www.onemoreblog.org/archives/006458.html
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Sei talmente fazioso da non ricordare nemmeno le amene sciocchezze che vi cantate l'un l'altro...e io che ci perdo pure tempo...
Sei talmente idiota Marchino il mazzolatore che il tuo nick porta al sito di Valentino Rossi. Il massimo dell'idiozia!
A prescindere dallo scandaloso cazzeggio che leggo tra i commenti di questo blog, tollerati probabilmente nello spirito della libertà di stampa, vorrei aggiungere, caro Alberto, e ti ringrazio per essere giunto sul pezzo prima di me (avrei rischiato di eccedere. Sono troppo coinvolto per essere obiettivo), ciò che segue.
Ero in diretta su Radio Onda Rossa, parlando allegramente di cinema come ogni giovedì, nonostante fosse festa...quando tutto è iniziato.
"Gli arroganti esponenti delle forze dell'ordine hanno interrotto una manifestazione legalmente autorizzata con uno stupido pretesto". L'espressione è, più o meno esattamente, quella del nostro collega che ci ha chiamati interrompendo la diretta per avvisarci che c'erano i primi due feriti.
Mentre le cieche famigliole urlanti del "qualsiasi giorno è buono per fasse la porchetta" (e lo dice uno nato e vissuto a Roma) applaudivano lo struscio inutile e costoso delle Forze dell'Ordine...a meno di tre chilometri...si compiva lo scempio.
Mentre si festeggiavano ipocritamente i valori su cui la Repubblica dovrebbe fondarsi...li si smerdava al riparo dalle telecamere.
Sono schifato ed incazzato. :(
dedicato all idiota mazzolatore:
``alla manifestazione a roma contro la guerra si era in 3 milioni (almeno). uno e mezzo per la questura.
quei 4 burattini militaristi assetati di sangue e petrolio e i loro lacche' riescono a essere in maggioranza solo alla tele. nella vita reale non esistono.
tanto e' vero che persino il regime padronal fascista continua a far finta che l'esercito non sia in guerra ma in una "missione umanitaria"...
Postato da tonii Mercoledì 01 Giugno 2005 alle 13:51 ``
Leggi bene analfabeta
quanti insulti!!!
voglio dire che questi fatti sono la giusta risposta per chi, giorni fa, si disperava sullo stato della libertà di espressione a Cuba
wolverine, scusa ma "collega"? COLLEGA!
capisco il nuovo corso di ROR dopo il 2001 ma definire qualcuno che chiami la radio "collega" mi pare un po' troppo!
per quanto riguarda i pestaggi non vedo di cosa stupirsi, tra aggressioni fasciste a singoli ed a strutture sia al nord che al centro che al sud e teroemi deliranti su bombe e anarchici vedo che gli strateghi atlantici estratti dalla naftalina stanno dando il meglio del loro repertorio.
tutto sta nel mantenere la testa fredda e demistificare le loro provocazioni.
L'attacco "preventivo" alla contestazione in genere in Italia, dal G8 in poi, ha assunto proporzioni allarmanti e la demistificazione operata da forze dell'ordine e governo nei confronti delle ragioni di manifestazioni e manifestanti appare ed è disgustosa. Ci troviamo di fronte ad uno scenario inquietante in cui viene di fatto negato uno dei principi basilari del vivere civile: La libertà di pensiero espressione e riunione. Il fatto che ogni volta che ci sia qualche scontro nelle manifestazioni, giornali, televisioni, forze dell'ordine e governo, comincino la solita solfa sull' Anarcoinsurrezionalismo, sui no-global, sui violenti centri sociali e su altre realtà antagoniste, tacendo completamente le dinamiche e le ragioni degli scontri, è la riprova che in Italia si sta tentando un'operazione che mira a criminalizzare il diritto alla contestazione in generale. Non solo non si fornisce una chiara definizione di cosa siano oggi in Italia i no-global e gli anarcoinsurrezionalisti, ma soprattutto si tenta di relegare forme leggittime e costutuzionalmente garantite di protesta nell'illegalità e nel discredito.
Il punto prncipale è che seppur in presenza di situazioni pericolose oggettivamnete per l'incolumità pubblica ed in azioni di alcune frange di movimento criticabili, nella maggior parte delle manifestazioni, quello che si evince sempre dalle testimonianze dei presenti è che la scintilla viene accesa quasi sempre da una porvocazione delle forze dell'ordine.
Su questo almeno i benpensanti del nostro paese sono disposti a riflettere o vogliamo chiudere gli occhi su ogni cosa?