Noi, le Maleducate della Pace
di Cristina De Luca
Cara Unità
nell’articolo a firma Toni Fontana di venerdì 3 giugno, dal titolo: «Sfilano soldati e carri armati, spunta anche un arcobaleno», ho trovato una breve citazione: «Due ragazze che sfilavano su un mezzo del Servizio Civile, hanno legato al collo la colorata bandiera della pace che ha così, per la primissima volta, fatto la sua comparsa tra blindati e fucili».
Chi vi scrive è Cristina De Luca, una di quelle due ragazze che, in modo solenne, ha vestito la bandiera della Pace che incarna i valori della solidarietà, propri del Servizio Civile.
I commenti dei dirigenti del Servizio Civile, i rimbrotti dei politici di riferimento e la Tv che ha tagliato le nostre immagini, danno l’esatta dimensione di come sia stato travisato il significato del nostro gesto.
Quella bandiera che siamo onorate di aver indossato, interpreta il pensiero di milioni di persone e, nella particolare circostanza, avvolgeva simbolicamente anche le salme dei nostri quattro coetanei morti tre giorni prima a Nassiriya.
«Una bandiera con tanti colori e una parola di quattro lettere non possono essere lette come una provocazione, tanto meno come una maleducazione: sono parte della nostra Repubblica, della Costituzione italiana, di quella europea. Siamo due volontarie. Potevamo salutare come fanno i militari. Lo abbiamo fatto invece a modo nostro, con un simbolo, il più bello che conosciamo, quello della pace. Il nostro è stato un saluto di speranza...»
Sono felice che voi e il giornalista Fontana abbiate interpretato fedelmente il messaggio che abbiamo voluto dare.
Grazie quindi per le vostre parole.