FALSE DOMANDE E LIBERE SCELTE
Il no e i richiami sbagliati alla legge naturale
di Piero Ostellino
Dice il cardinale Dionigi Tettamanzi che la legge 40 « non corrisponde all' insegnamento etico della Chiesa, ma ha comunque il merito di salvaguardare alcuni principi e criteri essenziali. In altre parole, è una legge la cui " soglia di tollerabilità" è già al limite » . È un' affermazione importante - che l' invito all' astensione non attenua - perché non postula un' opposizione etica alla fecondazione assistita, ma manifesta solo una riserva politica alla modificabilità della legge che la disciplina. Tettamanzi non chiede alla Politica di dare una risposta - che la Politica non può dare perché non è affare suo - al quesito se l' embrione sia qualcosa o qualcuno. Egli accantona l' aspetto etico, sul quale non c' è possibilità di compromesso, e tiene pragmaticamente socchiusa la porta alla definizione delle regole e dei loro limiti. È una posizione più aperta di quella di quei laici che - per sottrarsi all' accusa di sudditanza dalla Chiesa - prendono a prestito i concetti di Natura e di Legge naturale per sollevare il problema dei rapporti fra Etica e Politica. Ma l' assunzione del concetto di Natura e di Legge naturale espone a qualche imbarazzante sorpresa. L' opposizione di principio alla fecondazione assistita - perché darebbe una risposta innaturale ( l' impiantologia) a una pretesa irragionevole ( la maternità a tutti i costi) trasformandola in diritto - è ambiguamente contigua alla discriminazione morale e, nei regimi illiberali, civile, dell' omosessualità come soggettiva pulsione sessuale, perché « contro natura » . La difesa a oltranza dell' embrione come « qualcuno » è, inoltre, in contraddizione con la legislazione vigente. Proibendone la diagnosi preimpianto, salvo prevedere il ricorso all' aborto qualora il feto si rivelasse poi malato, essa ignora che la diagnosi dell' embrione al tro non è che una sorta di anticipazione della amniocentesi, già legale e ampiamente praticata, e finisce col tutelare giuridicamente più l' embrione del feto, aprendo di fatto e in diritto la strada alla revisione della legge sull' aborto. Il richiamo all' immutabilità della Natura e della Legge naturale, negando che l' una e l' altra siano ( anche moralmente) passibili di modificazione, riecheggia posizioni legittime, ma anacronistiche, come quella dei Testimoni di Geova, che rifiutano le trasfusioni e altre pratiche terapeutiche perché « innaturali » . Che le malattie siano una manifestazione « naturale » non postula che le medicine siano « contro natura » ; esse sono, se mai, la prova empirica che la Natura è modificabile e che la medicina l' ha già ampiamente modificata. È pur vero che la carenza di fertilità non è una malattia, ma non si vede perché sarebbe immorale cercare di porvi rimedio con l' ausilio della medicina; né perché la ricerca scientifica, sull' utilizzo delle cellule staminali per curare malattie oggi incurabili, dovrebbe aprire la strada all' eugenetica - che è praticabile solo da sistemi illib erali e antidemocratici - invece che alla prospettiva ( perché non di certezze vive la scienza) di miglioramento delle condizioni di vita di milioni di esseri umani, oltre che alle eventuali ricadute in termini di progresso e di sviluppo. Sgombrato il campo dal quesito se l' embrione sia qualcosa o qualcuno, il dibattito scientifico, depurato del sospetto di essere strumentale alle etiche contrapposte, religiosa e laica, può rivelarsi più fertile. E andare a votare - per il « sì » , come suggerisce chi scrive; per il « no » , come faranno altri - diventa, sia per chi non crede, sia per chi crede, un modo esemplare di esercitare il proprio spirito critico di cittadino di un Paese libero.