Ulivo nei guai
Il sondaggio del Sole 24 Ore premia un ipotetico "partito" del professore, che supererebbe i Ds al 15%, la Margherita al 6%, lo Sdi all'1% Lista Prodi al 18%. Ulivo nei guai
di Frida Nacinovich
Se gli uniti nell'Ulivo non si unissero più e Prodi presentasse una sua lista, i risultati sarebbero sorprendenti. Incaricato dal "Sole 24 Ore", Nicola Piepoli si è messo al lavoro. Ecco il sondaggio: 18% a un'ipotetica lista Prodi, che supererebbe i Ds fermi (si fa per dire) al 15, la Margherita al 6, lo Sdi all'1. In calo anche Pdci, Verdi e Udeur, segno positivo solo per Rifondazione comunista. Alto gradimento per il professore, basso gradimento per i Ds e la Margherita. Morale della favola: i Dl (nome in codice della Margherita) di Rutelli e Marini non si vogliono unire nell'Ulivo, perdono consensi ma ne perdono anche i Ds di Fassino e D'Alema che pure vorrebbero unirsi nell'Ulivo prodiano. Il diellino Franco Marini non crede ai sondaggi e lo dice chiaro e tondo («la stessa società ci dava vincenti a Catania»), il diessino Vannino Chiti invece non vuole credere ai risultati di questo sondaggio («un sondaggio da qui a dieci mesi non è un sondaggio ma una profezia»). C'è da capirlo.
Per una volta Romano Prodi, il leader dell'Unione, lascia piazza Santi Apostoli sorridente. I vertici di Ds Margherita, Sdi e Repubblicani europei uniti nell'Ulivo (a intermittenza) si svolgono quasi sempre qui, finiscono quasi sempre male. Sì, fra musi lunghi e dichiarazioni di guerra in codice. Da una foresta di telecamere spunta un viso dall'espressione felice, quello del professore. «La nuova lista è un'ipotesi - dice Prodi - Ma qualsiasi sia il mio peso politico e la mia responsabilità politica, è al servizio dell'Ulivo e dell'Unione. Gli strumenti con cui questo avverrà dipendono dall'Ulivo e dall'Unione». La nuova lista appunto, quella che secondo il sondaggio del "Sole 24 Ore" potrebbe trovare subito un grande spazio nell'arena politica italiana arrivando - e la stima riportata dal quotidiano di Confindustria parla di consensi potenziali - attorno al 18%. «Non ho mai avuto grande fiducia nei sondaggi e non gli do un peso eccessivo - aggiunge Prodi con modestia - C'è un disegno politico nella mia vita e non è un mio disegno personale ma al servizio del grande progetto del centrosinistra». Il professore vuole l'Ulivo, non è un mistero, lo dice da anni almeno. I Ds sono d'accordo, sono d'accordo anche lo Sdi e i Repubblicani europei, la Margherita invece no. Un rompicapo.
Capitolo referendum. Prodi ripete: «Sì, domenica vado a votare. L'ho già dichiarato quando ancora non c'erano le polemiche sull'andare o non andare». La non-astensione è presto spiegata: «Vado alle urne perché è con il voto che si esprime la propria volontà». Una volontà «che può essere un no, un sì o un'astensione», in ogni caso sarà una scelta «che sarà valutata nel profondo della mia coscienza». Sì no forse. Altrimenti non sarebbe il leader degli Uniti dell'Ulivo. Comunque Prodi vota, a differenza di don Francesco Rutelli, folgorato dalle gerarchie cattoliche sulla via delle urne.
A proposito, a sentire Piepoli la rivolta della Margherita non sembra pagare poi tanto. Non a caso il prodiano Arturo Parisi è il ritratto della felicità: «I risultati del sondaggio confermano la richiesta di Ulivo che arriva dai cittadini». Franco Marini è del tutto d'accordo a metà con il collega di partito, come il Totò Schillaci delle notte magiche mondiali. «Mi pare che sia la stessa società che ci dava vincenti su Scapagnini a Catania con 20 punti avanti fino a qualche giorno prima del voto. E quindi li ha trattati male: parla di 18% alla lista Prodi, gli poteva dare il 20%». A sentire Marini, la Margherita passa da motore della Federazione a freno della Federazione. Perché? Mistero della fede pardon della Fed.
Il sondaggio di Nicola Piepoli si abbatte sull'Ulivo come una pioggia torrenziale, lo scuote, quasi lo spoglia. Soprattutto spoglia Querce e Margherite. Vannino Chiti è giù di morale, lui che per l'Ulivo ha fatto di tutto non si rassegna all'idea che il popolo diessino non ripaghi gli sforzi della dirigenza. Chiti dice di non credere all'ipotesi che di fronte ad una Lista Prodi i Ds crollerebbero dal 24,5% (senza la Lista) ad un 15% (con La lista). «Non è un sondaggio ma una profezia». Un presagio, funesto. La Repubblicana europea Luciana Sbarbati invece è soddisfatta: «Il sondaggio conferma la forte leadership di Prodi e dissolve le velleità neocentriste di molti». Le dissolve? Ah, saperlo. Comunque sia l'unico a mettere in discussione la leadership di Prodi è lo stesso Prodi, che la lega indissolubilmente all'Ulivo. Più facile mettere a posto il cubo di Rubik.
In attesa dei referendum di domenica e lunedì, gli Uniti nell'Ulivo non si danno pace. Dopo la lezione di catechismo di don Rutelli, mancava solo il sondaggio di Piepoli. Sembra che tutto congiuri contro i Ds, che sono con Prodi, per Prodi e in Prodi. Per andare dove? Per capirlo ci vorrebbe Nostradamus. Ma il professore assicura: «Non si capisce niente perché è tutto chiaro». Se lo dice lui.