Il partito unico
di Norma Rangeri
Se ne accorgono sempre fuori
tempo massimo. «Il referendum
ha sfondato nella parte
informata, tra i lettori dei
giornali», dice Lanfranco Turci, uno
dei promotori della campagna elettorale.
E d'accordo con lui sono anche
le prime analisi del voto offerte
dal professor Renato Mannheimer,
assiduo frequentatore di Porta a
Porta, che ha parlato di «disinformazione» e di «scarsa possibilità
per la gente di approfondire: un problema
dell'Italia». Argomento cruciale,
toccato solo di striscio nella
puntatona di Ottoemezzo, l'unica
prima serata di commento al voto
(il talk de La7 lunedì sera ha fatto il
boom di ascolti). Il presidente dell'istituto
di sondaggi Swg, ospite di
Ferrara, alla domanda «che cos'è l'eterologa?
» si è sentito rispondere
«non lo so», dal 50 per cento degli
intervistati. Parolona difficile anche
per un pasdaran dell'astensione come
il ministro Giovanardi, il quale
deve averci litigato di brutto se ancora
continua a
chiamarla «l'eterologo».
Naturalmente
Bruno Vespa ha tirato
l'acqua al suo
mulino fingendo di
non capire e continuando
a ripetere il
ritornello che la
maggioranza dei
giornali aveva fatto
il tifo per il Sì mentre il vero confronto
tra opposti schieramenti c'era
stato solo in televisione. Come se
le due audience fossero minimamente
paragonabili, come se le copie
vendute nelle edicole italiane
fossero in qualche modo commisurabili
alle decine di milioni di telespettatori
che ogni giorno vivono in
simbiosi con il flusso televisivo.
La televisione si è astenuta e lo ha
fatto in due modi, entrambi di grande
efficacia dissuasiva: evitando con
cura di portare l'informazione, il
giornalismo d'inchiesta, il faccia a
faccia in prima serata e, al contrario,
scegliendo di apparecchiare salotti e
salottini (nell'ora tarda o al mattino)
per ospitare i rappresentanti
della politica. Nulla a che vedere con
una consultazione popolare che innanzitutto
chiamava il singolo cittadino
a capire l'oggetto del voto. Rimasto
misterioso e lontano per la
grande platea televisiva.
Il tema dell'informazione, di
quanto contino poco i giornali per
raggiungere un'opinione pubblica
allergica all'acquisto di un quotidiano,
è tornato nei postumi referendari,
ma non è mai stato al centro dell'attenzione di una sinistra con
troppe code di paglia sul suo modo,
vecchio e ininfluente, di usare il servizio
pubblico.
Inutile e pretestuosa la giaculatoria
del «ma abbiamo dato spazio a
tutti». Intanto perché non è vero: le
persone in carne ossa soggette ai divieti
della legge chi le ha viste? Clandestine
erano e clandestine sono.
Ma, ancora di più, si è montata
un'abile e perpetua rissa politica:
quale miglior antidoto alla partecipazione?
Un Rapporto Censis di qualche
tempo fa (erano ancora in vita i girotondi
sull'informazione), documentava
come circa otto milioni di
italiani non avessero altra fonte di
informazione che non fosse la tv e/o
il cellulare. E dunque se il piccolo
schermo decide di illuminare (o
oscurare) l'attualità del momento,
per molti milioni di cittadini italiani
quel tema o diventa popolare o semplicemente
non esiste. Si può anche
dire, come ha fatto l'ineffabile onorevole
Volonté, che in giro per le
strade c'erano i manifesti elettorali,
ma non sembra una risposta convincente.
L'istantanea dell'Italia astensionista,
ce la regala la scena madre del
Tg1 alle otto della sera, quando, davanti
al popolo della tv, il cardinale
Camillo Ruini e Clemente Mimun,
seduti uno di fronte all'altro, commentano
l'esito del voto. Sono i due
poteri dell'Italia profonda. Il cardinale
appare come un vecchio cavallo
di razza democristiano che ringrazia
gli elettori e il direttore del Tg1 è
il simbolo dell'unico grande partito
di massa, la televisione, che ha alzato
il ponte levatoio.
Clemente J Mimun rappresenta ben altro che il potere televisivo.
Sapete quale cittadinaza ha, oltre l` italiana?
Tutto il resto va da se.
Andrea, ho mica capito. Che altra cittadinanza ha Mimum?
e' il solito commento antisemita, biraghi.
il signore che ha scritto il commento non sa che l'ucei ha raccomandato di andare a votare e di votare si', cosiccome i valdesi-metodisti, i mussulmani, i buddisfi e tanti altri.
mimun e' un servo ed e' anche ebreo, ma se fosse cattolico o luterano o cristiano rinato cambierebbe qualcosa?