Ultim'ora del Corriere
di Guglielmo Ragozzino
Sarà stato il signor Profumo, capo di
Unicredit e diventato ormai il secondo
tra i grandi banchieri tedeschi, a telefonare
al suo collega di Deutsche Bank,
Db, il primo della classe, per suggerirgli di lasciar
stare il Corriere della Sera là dov'era? Fatto
sta che le filiali della banca tedesca, tanto
quella italiana che quella londinese, indicate
come finanziatrici del temibile signor Ricucci,
nella sua scalata al quotidiano milanese - e a
casa Rizzoli per contorno - hanno puntualmente
smentito di avere affari con lui.
Si sa che i bravi banchieri dissimulano ed è
meglio non fidarsi. Il Corriere della sera che
sembra avere una scarsa propensione a farsi
scalare dall'immobiliarista romano, ha pubblicato
ieri un trafiletto in pagina 29 in cui un
portavoce di Db-Londra afferma: «non siamo
strategicamente coinvolti in operazioni su Rcs
(Rizzoli-Corriere della sera)». Replica di Stefano
Ricucci: abbiamo «un ottimo rapporto ... con
Db Londra, presso la quale il Gruppo Magiste
risulta affidato per circa un miliardo di euro».
O siamo davanti a un nuovo caso Parmalat, e
leggeremo oggi le smentite o le ulteriori prese
di distanze di Db, oppure l'affidamento c'è davvero
e con esso i soldi per rincorrere (o scalare)
il Corriere. Se ci sono, da dove arrivano?
Questa che sembra una domanda difficile,
non lo è più dell'altra: perché il «Corriere», in
un momento di non eccezionali profitti della
carta stampata? Ma andiamo con ordine. I
conti in tasca a Ricucci si fanno così: è uno
svelto, favorito nella sua vicenda da: a) una bolla
speculativa nel settore immobiliare che ha
moltiplicato i suoi valori, comunque conseguiti;
b) dal favore della Banca d.Italia, messo estremamente
in luce dalla presenza di Ricucci all'assemblea della Banca d.Italia, nella sala principale
e tra le persone di punta; c) dall'appoggio
di capitali di segno sconosciuto.
E' inutile a questo proposito scomodare il riciclaggio
o altre origini complicate. I capitali di
Ricucci sono emersi dal nulla e contemporaneamente
sono sprofondati nel nulla i capitali
di Silvio Berlusconi/Fininvest: i 2.167 milioni di
euro incassati per il 16,68% diMediaset venduti
in aprile. saranno gli stessi? Difficile dire. Certo
che di quattrini che vanno e vengono, sul
difficile quadrante italiano ce ne è a iosa.
Il «Corriere» ha una linea di difesa che sembra
fragile. La Consob non sembra uno scudo
poderoso. Il blocco degli azionisti neppure. Per
la legge Gasparri, Berlusconi non può comprare
il quotidiano fino al 2011; d.altro canto esso potrebbe
rivelarsi prezioso nei prossimi mesi: più
che in ordine alla politica nazionale, romana,
che pure appassiona taluno, dal punto di vista
milanese. Il Corriere ha voce in capitolo sumolte
questioni forti. C'è da decidere la sovrintendenza
e la direzione artistica della Scala, per
esempio. C'è da indicare chi e come costruirà
nell'area della vecchia Fiera campionaria. C'è
da nominare il sindaco di Milano che forse sarà
una creatura di Berlusconi, forse no. E sono
tutte questioni che si giocano su quelle severe
colonne.
A parte il fatto che il corriere della sera lo leggono nel mese di maggio 672.000 persone (flessione 2.9), di cui il 30 % lo compra solo per darsi un tono; a parte il fatto che io compro solo il manifesto per aiutarli a campare, dato ormai leggo solo informazioni on line (tranne il sito appunto del corriere, che insieme al tgcom è uno dei piu' orridi e schierati content di informazione on line), ma Ricucci, che io ho putroppo conosciuto, essendo lui amico dell' ex di mia cugina, che cazzo ci deve fare con il corriere e dato l' unica cosa che legge è il guerrin sportivo, soprattutto che centra con l' informazione?, E badate bene: non la gazzetta dello sport, che fa proletario, o il Corriere dello sport Stadio, che fa burino!!!
Insomma a parte le losche manovre finanziarie tra i soliti noti, a me sembra che sia molto piu' grave il fatto che i giornalisti, invece di discutere come riorganizzare la loro categoria, ormai divenutauno zerbino delle lobby e dei padroni, pensino solo a parlare di fatti totalmente autoreferenti a loro stessi. I grandi giornali, che hanno fatto la storia del giornalismo italiano(vedi l' unita', il manifesto, , l' avanti, il popolo, il giornale), furono creati da giornalisti che in quel determinato periodo storico avevano l' esigenza di rompere con le lobby, i padroni ed i poteri forti, cercando uno spazio autonomo per l' inchiesta, la critica e l' informazione libera. A mio parere i giornali in italia sono morti da tempo, sopravvivono solo coloro i quali hanno capito che il web è la vera alternativa per un' informazione libera, chi non l'ha capito finira' come i dinosauri.