Il Primo Maggio del popolo leghista è un falso storico
di DAVID BIDUSSA
Domenica prossima a Pontida, al di là del numero dei presenti, la Lega dirà che il popolo è lì in quello spiazzo, a testimoniare di un legame profondo e autentico tra forza politica e suo popolo di fronte a chi pur rivendicando la rappresentanza del popolo "non ha popolo". Ciò accadrà significativamente tre settimane dopo il referendum francese sull'Europa e a una settimana dal crollo dei referendum in Italia. Questo dato non sarà indifferente e peserà nella scenografia di Pontida. Anzi questa volta sarà l'essenza vera del raduno leghista.
Che cosa è stato tradizionalmente fino ad oggi Pontida?
Pontida è un costrutto artificiale. Da una parte è il simbolo d ciò che è o pretende di essere un partito politico di massa anche se ridotto alle dinamiche della setta politica, con i suoi riti, i suoi simboli autoriferiti, il suo linguaggio esoterico.
Dall'altra è un luogo inventato costruito da Giovanni Berchet nella romanza Le fantasie nel 1829. In breve un falso come ha dimostrato il milanese Giuseppe Vignati nel suo Storia diplomatica della Lega lombarda (prima edizione 1866).
Ma in storia i falsi, come le false notizie non sono una cosa inutile. Proprio perché determinano fatti, comportamenti, convinzioni, alla fine sono verità senza fondamento forse, ma sono verità. Come tali vanno considerate.
Che cosa è dunque l'occasione Pontida?
Come il Primo Maggio nella storia del movimento operaio prima che si trasformasse in una "giornata di vacanza", Pontida è un luogo che definisce un bilancio di un anno, è il luogo dove si va per ripercorrere le vicende di un lungo periodo, misurare la propria forza, fare propositi sul futuro.
Perché anziché darsi una data, la Lega si è data un luogo fisico? Perché la Lega fonda la propria legittimità la Lega non nel progetto politico che si può proclamare da un non-luogo qualsiasi, bensì è nell'idea di spazio.
La Lega, infatti, è una realtà politica costruita su due piani: 1) quello della convinzione profonda - ma inconfessabile - che il mondo finisce alle soglie di casa propria e dunque che qualsiasi politica va bene basta che i propri interessi "a breve " siano non solo tutelati, ma anche garantiti; 2) quello della costruzione ideologica per cui dietro l'immagine del paese sta l'idea del popolo di Dio, un gruppo umano coeso. Un'idea organicistica di comunità che richiama la forma amministrativa e la tecnica di controllo della diocesi preconciliare, in cui o si è organici o si è "estranei" e se si è estranei lo si è perché "infedeli".
Insomma è qui a Pontida che la Lega ribadisce la sua natura di setta politica, il cui linguaggio in quest'occasione specifica sarà ulteriormente rafforzato.
A circa cinquant'anni di distanza dall'attentato a Togliatti, la Lega ripeterà lo stesso itinerario che fu del Pci: la prima uscita pubblica di Bossi, se ci sarà, sarà per mostrare il ritorno in campo del capo - come fu appunto per Togliatti alla chiusura della festa dell'Unità nel settembre 1948. Lì si radunerà il popolo di un partito che rivendicherà quella scenografia rivolgendosi a un nemico a cui riconosce la forza della potenza ma che allo stesso tempo sarà descritto come privo di masse o popolato da "anime morte" (l'Europa dopo il referendum francese) e che per l'occasione rispolvererà le radici cristiane per rivendicare la sua legittimità "più vera" di rappresentare l'anima profondo dell'Europa.
Il tutto per esaltare l'idea e la leggenda del debole che vince sul potente, del popolo minuto che chiede di riprendere lo scettro del comando sottraendolo ai "despoti di Bruxelles" o agli uomini di "Roma ladrona". La setta ha bisogno di leggende per darsi legittimità rispetto al passato, ma anche necessita di dare corpo e fisionomia a nemici costruiti come pupazzi per poi poterli "bruciare in piazza", comunque distruggerli in effigie come gesto liberatorio.
Che la festa dunque cominci.