Il Cavaliere di Hardcore
di Marco Travaglio
Se cinque anni fa ci avessero predetto una crisi diplomatica con la Finlandia, avremmo pensato a una barzelletta. Ma l'Italia del Presidente Playboy ha questo di bello: prima o poi le barzellette si avverano. Infatti, dal 2001 a oggi, siamo riusciti a scontrarci anche con Danimarca, Svezia e Norvegia. Con la Danimarca quando il Cavaliere di Hardcore, in diretta tv fuori dalla fascia protetta, offrì la sua signora al premier Rasmussen. Con la Norvegia quando il nostro ambasciatore intimò al Festival di Oslo di oscurare il documentario della Pbs americana "Citizen Berlusconi" (risposta: prima una pernacchia, poi la proiezione del film per tre sere consecutive). Con la Svezia quando la tv pubblica di Stoccolma trasmise uno spot che diceva "Siamo una tv libera, non la Rai di Berlusconi" e il governo italiano convocò l'ambasciatore svedese (questi rispose che i reclami per gli spot della tv svedese vanno rivolti alla tv svedese, che non ha nulla a che fare col governo svedese: lì si usa così). Insomma ci siamo fatti conoscere in tutta la Scandinavia. E c'è ancora un anno (almeno) di tempo per allargarci alla Lapponia e all'isola di Pasqua. Lo schema è fisso: il governo italiano convoca gli ambasciatori esteri quando accade qualcosa di normale, che Bellachioma ovviamente trova anormale; i governi stranieri convocano l'ambasciatore italiano quando accade qualcosa di anormale, che Bellachioma ovviamente trova normale. Il nostro pensiero commosso va ai rappresentanti del corpo diplomatico che, a ogni passaggio del Cavalier Crescina, devono inventarsi scuse penose per giustificarne le parole e le opere. Meritano doppia l'indennità-rischio: appena apre bocca, perdono la faccia.
Ma stupisce lo stupore. Che ci si aspettava da uno così? Uno che non distingue un partito da un'azienda, un governo da una società off-shore, un parlamento da un villaggio Mediterranée, come può distinguere una bandana da una feluca? Lui, diciamo la verità, non ci ha mai nascosto niente. E' sempre rimasto se stesso. Quello che la notte del Capodanno 1987 telefonò mogio a Dell'Utri (intercettato) per dargli una ferale notizia: "Sono qui ad Arcore con Bettino, aspettavamo le ragazze del Drive In, ma non sono venute. Sai, chi non tromba a Capodanno non tromba tutto l'anno...". E' cambiato solo il fondale: al posto di Villa San Martino c'è Palazzo Chigi, il Parlamento europeo, il G8. E, al posto delle ragazze di Drive In, la signora Tarja Halonen. Ma lui è sempre lui. Han voglia Pera e Ferrara a menargliela col ritorno dei valori e la dittatura del relativismo. Han voglia Bondi e Adornato a promuovere convegni e riempire riviste con struggente dedizione per accreditarlo come il nuovo De Gasperi e il nuovo don Sturzo. Lui è sempre quello delle tettone di Drive In, delle corna, della bandana, del dito medio alzato. E non fa nulla per nasconderlo. Sono gli altri che si ostinano a prenderlo sul serio. Se l'opposizione lo considera un interlocutore e le tv e la stampa al seguito lo scambiano per un politico, è ovvio che i capi di governo stranieri lo prendano per un collega. Oltre le Alpi, se un premier dice una cosa, si pensa che voglia dire quella cosa, anche perché all'estero non esiste quell'esercito di terzisti, riformisti e pompieri che minimizzano, smentiscono e sorridono.
Ora si attendono col fiato sospeso le prossime carinerie. Ricevimento al Quirinale: lui fa il piedino a Franca Ciampi. Vertice all'Eliseo: fa l'occhiolino a Bernadette Chirac. Gita premio alla Casa Bianca: pizzicotto sul sedere di Laura Bush ("lo facevo già con quella gnocca di tua suocera Barbara").
questa Travaglio se l'era già venduta nel libro "l'odore dei soldi". Comunque che piccolezza! Che meschinità! due uomini "potenti" che si apprestano a fare una batteria, per di più a pagamento (c'è qualcosa di più avvilente?) e, per giunta, lasciati in bianco da quattro gallinelle! Squallore portato sulle vette più alte. E ora ci sta ricadendo addosso.
Saluti demoralizzati
mik