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Alberto Biraghi
Noi due
Storia strana, cupa, ambigua quella raccontata in questo libro, piccolo ma intenso, opera prima dall'"intemperante" Davide Cavagnero, filosofo piemontese che si autodefinisce "veleggiatore a vista". Nelle 118 paginette l'autore racconta due momenti della storia di due gemelle nate tenendosi per mano, legate al punto che l'una sente il dolore della ferita dell'altra, unite da un rapporto complicato, in cui amore e odio si mescolano. Nella prima parte - quando le protagoniste hanno otto anni - gli eventi sono porti al lettore attraverso il racconto della madre, una donna complicata e depressa che si confronta faticosamente con le difficoltà della vita. La seconda parte, brevissima, un flash, si svolge una quindicina di anni dopo, quando le gemelle tornano nella casa di famiglia per la morte del padre.
Cavagnero ha talento. Le pagine scorrono e coinvolgono il lettore calandola in un'atmosfera sempre lievemente inquietante, a tratti cupa e vagamente morbosa, che lasciano intuire ciò che sarà spiegato solo nelle ultime righe del libro. In questa "sceneggiatura" convincente si avverte come limite la definizione psicologica della madre che racconta. Le sfumature sottili della psicologia femminile mancano, Cavagnero è bravo, ma non riesce a vedere davvero con gli occhi di una donna. E il romanzo basato sostanzialmente su tre protagoniste ne risente un po' in credibilità.
Noi due resta comunque una lettura interessante, che lascia la curiosità di leggere la prossima fatica dell'autore.
24.06.05 17:06 - sezione
libri