Pallottole
di Michele Sartori
«La castrazione? Ma sì, sarei anche d'accordo…». Però non ha l'aria troppo convinta Gianfranco Marcon, costruttore di telescopi ed ex sindaco leghista di San Donà di Piave.
Dubbi? «Beh: diciamo castrazione se proprio non si vuole arrivare alla pallottola nella nuca». Ah. E gliela sparerebbe lei? «Volentieri. Volentieri. Volentieri potrei anche castrarli personalmente, gli stupratori: è un'operazione facile, da ragazzino l'ho fatta su tanti animali, vitelli, maiali, capretti… E questi cosa sono?». Animali? «Certo. Bestie. Castriamoli, mandiamoli in giro con le vocine bianche. Ma ci rendiamo conto che stiamo regalando il nostro paese in maniera imbecille a questa gentaglia?».
La «gentaglia» è una categoria particolare. Chi stupra è un islamico, per i leghisti veneti. Lo fanno gli italiani? Certo. Lo fanno altri immigrati? Ovvio. Ma l'identificazione è una sola: stupro-islam. «L'Italia è terra di conquista. “Quelli” entrano e la nostra razza deve sparire. È una cosa organizzata, da lungo tempo", dice deciso “Nazzy Brontolo”, nickname di Nazzareno Bortolozzo, segretario leghista di Campolongo: «È gente con tutta un'altra mentalità, sono abituati a trattare la donna come una schiava, come un oggetto, se la passano di mano, il marito la dà al cognato, il cognato all'amico... Insomma: prima di tutto, dobbiamo limitare gli ingressi in Italia: solo regolari con un mestiere in mano, che lavorino e non abbiano tempo per pensare ad altro...». E poi? «La castrazione, certo. Castrati dieci, gli altri staranno più attenti». Siòr Brontolo, ma questo dovrebbe valere per tutti? Anche per gli italiani? «Sicuro, per tutti. Però gli italiani che stuprano quanti sono?». La maggioranza degli stupratori? «Eh, no! Pochi, sono. Pochi».
«Pochi», ripete Daniele Stival, il consigliere regionale che ha esordito bandendo dalle feste padane la pizza: «Basta leggere le percentuali. Gli extracomunitari sono il 5% della popolazione ma la metà degli incarcerati». Quindi? «Bisogna applicargli usi e costumi islamici». Cioè? «La castrazione chimica è proprio il minimo». E il massimo? «Un bel taglio netto. Come loro tagliano le mani a chi ruba». La legge del taglione? «Certo. Quando la società si imbarbarisce, bisogna usare metodi barbari».
Invece no, sospira il buonista Alberto Mazzonetto, consigliere comunale leghista a Venezia, docente di «lingue estere» (ovviamente: l'italiano): «La castrazione non è la legge del taglione». Perché, professore? «Perché chi stupra è malato, non è una persona normale. È malato e va messo in condizioni di non nuocere: per il bene nostro ed anche suo. Violenza sessuale, pedofilia, sono patologie vere e proprie». Mah. Anche negli stupri di branco? «Anche, sì. C'è sempre un sottofondo oscuro». Professore, ma perché la Lega tira fuori questo tema adesso? Perché non l'ha fatto quando a stuprare erano italiani? «Come sarebbe a dire? Sono anni che parliamo di castrazione. E voi di sinistra ci avete sempre dato dei razzisti!». Invece non lo siete, vero? «Proprio no. Noi diciamo castrazione per chiunque stupri. Fossero anche cinquanta padani e cinquanta islamici. Ci sono padani buoni e padani cattivi». E senta un po': la delinquenza aumenta ma al governo ci siete voi. «Eh! Se la magistratura non applica le leggi...».
«Il punto è proprio questo», sospira Gloria, la giovane segretaria leghista di Oderzo: «Se i giudici applicassero severamente le leggi… se non ci fossero sconti... se la pena fosse certa...». Cosa succederebbe? «Allora le norme esistenti probabilmente basterebbero. Ma così non succede. E quindi la proposta di Calderoli è necessaria. Il problema sta dilagando, una risposta va data». La castrazione. «Guardi: è una soluzione che tutela sia la vittima che l'aggressore. Inibire la libido con sostanze chimiche, in casi di recidiva, su decisione e sotto controllo del giudice, non è un metodo barbaro».
In ogni caso: «Bisogna avere la mano dura», dice Ettore Ruzza, giovane leghista del nord padovano, «succedono cose che lasciano la rabbia in corpo, e io non capisco come mai la sinistra porti avanti tutta questa solidarietà verso gli immigrati». Scusa, ma si può confondere dei delinquenti con una etnia? «Guardi: in realtà quello che sta capitando mi pare quasi un rituale islamico contro noi occidentali». Cioè, quelli che stuprano lo fanno apposta? «C'è una mente perversa dietro queste cose. Già in partenza, per gli islamici la donna non vale un fico secco. E adesso non hanno più ritegno...». La tesi del Glande Vecchio? «Sta succedendo qualcosa. Qualcosa di organizzato, di anti-occidentale. Possibile che nessuno se ne accorga? Che nessuno reagisca? Che i giudici siano inerti?». I giudici? «Intanto non applicano la Bossi-Fini. Ma sa cos'è successo, proprio qua a Grantorto? Un marocchino voleva imporre il marito a sua figlia di 15 anni. Lei si è rifiutata. Lui l'ha picchiata a sangue, l'ha pestata e schiacciata saltandole in testa, l'ha ammazzata. Il giudice lo ha appena condannato, e a quanto? Quindici anni. E quanti ne farà: sette? Otto? Perché una mano così leggera di un certo tipo di magistratura? Cosa imparano, quelli? E perché per i Serenissimi si parlava di ergastolo? Ma dove stiamo andando?».
Taglio alla padana
di Marco Travaglio
Da un paio di giorni non si hanno più notizie del ministro cariato Roberto Calderoli. Pare che gli sforzi sovrumani compiuti per partorire l'idea di castrare stupratori e molestatori gli abbiano procurato un ricovero per sospetta ernia al cervello. Niente di grave, comunque, non trattandosi per lui di un organo vitale. È un peccato però che la lieve indisposizione lo tenga lontano dalla pugna proprio mentre la cronaca continua a sfornare notizie che sembrano fatte apposta per dargli ragione. C'è per esempio la storia, rivelata da «Diario», delle telefonate hard fatte col cellulare di servizio dall'ambasciatore italiano a Bruxelles Umberto Vattani ad alcune sue collaboratrici. Una bolletta da 25 mila euro a spese dei contribuenti, per un totale di 264 chiamate (52 ore e 26 minuti) diurne e notturne «per motivi libidinosi e quindi biasimevoli». Ora i pm romani Racanelli e De Falco chiedono il rinvio a giudizio del focoso diplomatico, già segretario generale della Farnesina, per peculato, molestie e disturbo. È una fortuna che il presunto molestatore sessuale non sia un extracomunitario, altrimenti il Calderoli si sarebbe già presentato in casa sua con le cesoie da giardiniere per risolvere la faccenda con un taglio preventivo. «Galanterie», le definirebbe il nostro premier reduce dai trionfi finlandesi.
Intanto, rivela il Corriere, i giudici di Milano hanno spiccato 13 mandati di cattura per altrettanti agenti della Cia convinti che l'Italia sia ormai territorio americano e accusati di aver sequestrato l'imam della moschea di Milano, Abu Omar, per traghettarlo in Egitto e lì torturarlo a dovere. Un caso da manuale, per il Calderoli: 13 extracomunitari clandestini senza permesso di soggiorno che s'introducono segretamente nel nostro Paese per sequestrare e seviziare un uomo nella capitale della Padania, sottraendo un sospetto di terrorismo alla giustizia italiana. Da leccarsi i baffi, da farci una Pontida straordinaria. Invece niente: il ministro odontoiatra tace. Nemmeno una parola, un paio di forbici per tagliare almeno le mani ai manigoldi. Eppure è la prova regina del fatto che gli extracomunitari hanno una particolare tendenza a delinquere. Forse l'affilato ministro non sa che l'America non è in Europa, dunque anche gli americani sono extracomunitari. Urge cartina geografica.
Il sagace Calderoli non è nuovo a queste distrazioni. Non risultano suoi strilli, né tantomeno sue forbici, a proposito del processo a Pordenone contro Robert Scott Gardner, il militare Usa, dunque extracomunitario, che nel 2002, insieme a tre suoi amici albanesi, extracomunitari pure loro, avrebbe stuprato una ragazza di 14 anni. Uno dei tre albanesi, grazie alla legge Bossi-Fini, fu astutamente espulso e dunque sottratto alla giustizia italiana. Anche il cosiddetto ministro Castelli s'era distratto un attimo e aveva accolto la richiesta del comando Usa di sfilare il caso alla giustizia italiana per affidarlo alla Corte marziale, già nota per aver salvato gli stragisti del Cermis e gran parte dei torturatori di Abu Ghraib. Cambiò idea proprio il giorno della decisione del gip di Pordenone di processare Gardner in Italia.
L'altroieri una perizia della Corte d'assise di Roma ha stabilito che a uccidere l'ispettore dei Nocs Samuele Donatoni nella sparatoria del '97 con i sequestratori di Giuseppe Soffiantini non fu uno di loro, ma un altro agente. Nessun commento dal solitamente loquace ministro delle Riforme. A Roma, frattanto, un giovane di Roma caricava una prostituta rumena di 16 anni e, nella sua auto, la minacciava con una pistola e abusava di lei, poi la picchiava finchè lei riusciva a fuggire; a quel punto tentava di investirla con la sua Bmw. Silenzio assoluto dal ciarliero ministro delle Riforme. Nemmeno una piega, da Calderoli Manidiforbice, nemmeno quando due settimane fa l'italianissimo Salvatore Salvaggio, operaio edile di Pietraperzia (Enna), impugnò un coltello, raggiunse in piazza l'ex fidanzato della figlia, lo sgozzò davanti a un centinaio di persone, infierì sul corpo, poi esclamò: «Ho salvato l'onore di mia figlia». Chissà, forse la distrazione del Calderoli è maturata quando ha saputo il nome della vittima, Abdullah Kayja, e la sua nazionalità, albanese.
Morale della favola. Se volete molestare, violentare, sequestrare ammazzare qualcuno, assicuratevi che sia un extracomunitario. E, soprattutto, sinceratevi di essere italiani. O, al massimo, americani.