L'operaio Sofri e il cantiere dimenticato
di DAVID BIDUSSA
Vorrei essere pignolo, eccessivamente, ma legittimamente. La notizia vera non è che Adriano Sofri passerà alcune ore della settimana a svolgere un lavoro socialmente utile fuori dalle mura del carcere. La notizia vera è quale sia il lavoro socialmente utile in cui sarà impegnato. Ci tornerò tra poco. Prima però non è inutile spendere poche parole in merito alla notizia su cui tutti sono intervenuti.
C'è uno scandalo Sofri? E se sì, a che titolo c'è?
Perché intorno alle condizioni del suo vivere e espiare la condanna c'è un sovraccarico di attenzione? Qualcuno si è stupito o ha sollevato problemi sul coinvolgimento in lavori socialmente utili del detenuto Guido Izzo? Non dopo l'omicidio, della madre e della figlia, ma nel momento in cui gli è stato concesso il beneficio Qualcuno si ricorda di dichiarazioni circa chiavi da gettare? Oppure di impennate di fermezza da parte di qualcuno? Quella notizia non ha fatto notizia. L'ha fatta dopo. Ma in sé l'elemento procedurale non ha fatto notizia.
Dunque la notizia non è se qualcuno passa un tempo conteggiato della propria detenzione fuori dal luogo della propria detenzione, ancora una volta dentro una regola stabilita e che dunque è valevole per chiunque, ferma la premessa di rispondere ai requisiti di partenza, che sono sia sulla persona, sia tecnici.
Provo, allora, a riformulare la domanda: quale dei requisiti che valevano per Guido Izzo, non varrebbero per Adriano Sofri? In questi giorni nessuno ha risposto in modo che fosse chiara e sostenibile questa differenza. Sarebbe importante che qualcuno, convinto del contrario, esponesse con chiarezza i termini della differenza.
Della notizia vera, invece, nessuno ha parlato, perché si sarebbe dovuto fare i conti con alcuni aspetti che riguardano e implicano essere o meno un paese moderno.
Qual è infatti la notizia vera? La notizia vera è che nel caso di Sofri per "lavoro socialmente utile" si intende mettere in ordine un patrimonio librario privato di rilievo ricco di cinquecentine, di edizioni uniche e di pregio di libri antichi, di incunaboli, di testi rari, di prime edizioni o di ricerche. Questa è la fisionomia dei lasciti librari di Eugeno Garin - noto storico dell'umanesimo italiano e della filosofia italiana del Novecento - e di Sebastiano Timpanaro, filologo, grecista, studioso di fama internazionale soprattutto della prosa e della riflessione filosofica di Giacomo Leopardi- alla Biblioteca della Scuola Normale Superiore. Due complessi patrimoniali donati a un ente che favorisce lo studio e la ricerca, ma che è anche una vetrina al mondo dei propri patrimoni.
Un aspetto, che non riguarda solo la Scuola Normale Superiore dove Sofri ha iniziato a lavorare da mercoledì, ma centinaia di biblioteche in Italia - pubbliche e private - e che in gran parte devono il loro patrimonio a lasciti privati, individuali o associativi. In breve che hanno un patrimonio di rilievo spesso per le donazioni che ricevono. Biblioteche che spesso per carenza di personale, per sovraccarico di lavoro, per insensibilità degli amministratori pubblici, sono a rischio, perché hanno ambienti di conservazione malsani, in cui caldo e freddo, umido e secco aggrediscono libri e carte, e dove non è rara la possibilità di allagamento, incendi o comunque disastri ambientali.
In breve, lavoro socialmente utile, in questo caso, non è più la supplenza alle deficienze di una assistenza che non c'è, bensì il fatto che un bene che non produce profitto - come è appunto un patrimonio librario - viene considerato un bene collettivo verso cui investire risorse, energie, intelligenza. E che, soprattutto, il reinserimento del detenuto sia inteso non solo come attività produttiva quantificabile e profittevole, ma che coinvolga anche un'attenzione verso quel tipo di bene.
Un lusso che si possono concedere le società a che hanno a loro fondamento i bisogni post-materiali.. L'Italia al di là del Pil che non c'è, al di là di essere un paese allo sbando è però anche un paese che ha ricchezze di eccellenza su cui vale la pena investire cui investire.
E' il tema della industria culturale, di come si promuove l'eccellenza di un paese non solo proteggendo il valore doc della bresaola valtellinese, ma mettendo insieme molte cose, facendo leva su un patrimonio di valore in un luogo, costruendoci sopra eventi, comunicazione, occasioni. Promuovendo quel bene come meritevole di cura, da salvare e poi da conoscere. In breve, da "valorizzare". Che cosa c'è di disdicevole in tutto questo? E, soprattutto, perché questa non è sembrata una notizia?
Assolutamente d'accordo. Come esiste lo slowfood e si uoi presidi dop per i cibi in via di estinzione, ci deve essere uno slow-culture, che difenda strenuamente e che in quanto tale sia a tutti gli effetti da tutti considerato un lavoro socialmente utile, che difenda con autentici presidi culturali il patrimonio che l'italia di oggi sembra non sapere di avere. La cultura, appunto. E Sofri, forse l'unico intellettuale "scomodo", alla Pasolini, di oggi mi pare la persona più adatta per farlo.
Per concludere, vi cito il motto su cui ho costruito il mio sito:
"Preservare e recuperare ciò che appare obsoleto e superato nell'attuale per superare e rendere obsoleto l'attuale".
ehm... mi spiegate chie è questo signor Bidussa, per favore?Un giornalista, un libero pensatore? Condivido ciò che dice, vorrei saper chi è ...
ma di quel sofri parlate?
dell'amico di craxi?
del propagandista della guerra in kossovo?
del leaderino di lc?
probabilmente e' in galera ingiustamente, ritengo che in galera non ci debba andare nessuno, pero', basta con sto culto della personalita', c'e' tanta altra gente che merita lo stesso rispetto e la stessa attenzione.
Davide Bidussa è il direttore della biblioteca della fondazione feltrinelli, nonchè uno dei due intellettuali italiani viventi (la seconda definizione ovviamente e' mia, ma vi garantisco che corrisponde al vero).
La mia definizione: "Storico, teorico, livornese e a tempo perso dirige la Fondazione Feltrinelli.
E' un pazzo, intelligentissimo, coltissimo, simpaticissimo, rompicoglioni e a volte un po' logorroico (ma non ci si stufa di starlo a sentire)".
Da non perdere il suo Il mito del bravo italiano.
Berja, sei talmente prevedibile che non riesco neanche a incazzarmi.
Beh scusate si sta parlando di intellettuali (sofri lo è? dubito...), di biblioteche, di cultura......penso che bisognerebbe avere più rispetto delle idee degli altri....Berja mi sembra che abbia detto delle cose condivisibile e VERE.... In ogni caso, tutti coloro che scontano o hanno scontato una pena in galera è giusto che vengano reintegrati nella società civile.....ma il punto è che spesso sono loro stessi a non volerlo....sofri lo vuole? Biblioteche italiane: mi piacerebbe fossero luoghi di cultura.....mi sembrano invece ritrovi per chi non ha voglia di fare niente....
ma sai una cosa? per me Sofri non solo è intellettuale, ma è forse l'unico intellettuale interessante nel tristo panorama attuale.
Sofri non è che non vuole essere reintegrato nella società civile, non dicamo sciocchezze. Non chiede la grazia perché equivalrebbe a dichiararsi colpevole. E lui, anche lui kantianamente (come papa ratzinger) tiene fede alla ragion pratica. e non la chiede. Perché non è colpevole. O comunque tale non si ritiene. Con buona pace di Castelli e di tanti altri leghisti forcaioli.
achab prendi un alca seltzer che stai rigurgitando un po' troppi filosofismi.
bidussa mi e' molto simpatico ma sofri mi fa schifo, che poi vada difeso per una battaglia di civilta' e di memoria e' tutta un'altra cosa che incensarlo acriticamente.
se sofri e' un intellettuale polito e' un giornalista, vespa un moderatore imparziale, costanzo un raffinato organizzatore culturale e ferrara un saggio opinionista.
Ieri sera se ne parlava con due bibliotecari: non ci risulta che Sofri abbia particolari competenze biblioteconomiche, per cui la sua assegnazione alla catalogazione di un fondo sembra la conferma del ruolo marginale della biblioteca, luogo a cui destinare risorse in modo casuale e approssimato. "Lo mettiamo lì, tanto a caralogare non può far danno" pare abbia pensato chi lo ha destinato alla Normale. Invece il danno a una biblioteca lo fanno proprio gli interventi improvvisati e la mortificazione della professionalità.
Correggetemi se invece Sofri ha davvero al suo attivo credenziali da bibliotecario :-)
Berja, a te fa sempre schifo tutto. Poi di punto in bianco te ne esci parlando dei grandi registi italiani Muccino e Salvatores.
Sofri è un intellettuale, non perché abbia letto o studiato tanto (non conta), ma per quello che scrive e dice, spesso, non sempre di rara intelligenza. Questa è la mia opinione e il mio modo di valurare l'intellttuale. E sofri, per come si sa muovere in modo spesso scomodo e inattuale, mostra una libertà di pensiero (vomita pure) che a nessun altro giornalista/opinionista/scrittore, pur più colto di lui rinconosco.
prego dove ho scritto testualmente "grandi registi italiani" riferito a salvatores e muccino?
tornando a sofri parlane con chi c'era all'epoca in cui faceva il leader di movimento e l'avanguardia di classe.
bidussa ha usato sofri come spunto, ma non mi pare sia stato molto colto, tutti con la vista offuscata dal culto della personalita' del leader carismatico.
cristo, berja, ricordo che mesi fa mi scrissi che avevo la duttilità del granito. Mi pare che nemmeno tu scherzi. Sui registi, ti puoi rispondere da solo.
Su Sofri, io non mi riferisco agli anni Settanta, io mi riferisco agli anni Duemila. Sono due persone diverse. Lotta Continua è un movimento particolare, che non mi è mai piaciuto molto (ma ho poco più di trent'anni, all'epoca ero un bambino, parlo per studio da autodidatta). Sofri faceva il capo. E' vero, ed è vero anche che dai più venivano definiti come una congrega di intellettuali parloni e poco attivisti. Così come veniva definito anche Giangiacomo Feltrinelli. SOn tutte cose che so, ma che non c'erntrano niente o che non mi impediscono per nulla di valutare quello che dice, pensa e scrive il Sofri di oggi uno dei punti di vista per me personalmente più stimolanti e diversi dalla superficie mellassosa dei "corsivisti" contemporanei. Ci posso fare qualcosa, dottor Berja?
Bidussa mi pare un altro che fa eccezione, e che non a caso ha saputo cogliere un aspetto importante in tutta questa chicacchierata faccenda del lavoro socialmente utile di Sofri in biblioteca.
Sono un trentenne, un trentenne cui un Pasolini manca come la pioggia al deserto del Kahalari. Forse prendo abbagli, ma Sofri, pur imparagonabile, è quello che più trovo scomodo. Per la destra e per la sinistra.