«Benvenuti nel Paese dell'assurdo, dove tutto il potere spetta ai confini: non solo quelli politico-geografici, ma anche i confini mentali, psicologici, emotivi. Spesso, i più difficili da varcare». Comincia così la
recensione di Roberto Nepoti a questo splendido film di Eran Riklis, lodevolmente proposto in lingua originale con sottotitoli dall'Eliseo di Milano. "Lodevolmente" perché le lingue (arabo, ebraico, francese e inglese) si mescolano tra loro, a contribuire alla splendida colonna sonora del film. "Lodevolmente" anche perché il cinema che tradizionalmente dovrebbe proporre questi gioielli alternativi, l'Anteo, da qualche tempo si guarda bene dal farlo.
Mona, ragazza drusa che vive nel Golan israeliano, è promessa sposa a una star delle soap opera (mai conosciuto di persona, com'è normale in quei luoghi) che vive nel Golan siriano. Sul suo passaporto c'è scritto "apolide", i siriani la lasceranno passare per il matrimonio, ma non potrà più tornare indietro. Il dolore per l'abbandono della famiglia è stemperato dalle difficoltà sovrumane che devono essere superate: timbri mancanti, incomprensioni politiche e religiose, difficoltà familiari. Tutto sembra scatenato contro il matrimonio di Mona.
Fortunatamente
The syrian bride è una commedia, quindi ogni cosa si aggiusterà appena prima dei titoli di coda. Ed è questo essere commedia il grande pregio del film, che sa mostrare vicende e situazioni reali e drammatiche senza mai appesantirsi. Il regista usa un linguaggio sottile, delicato, anche nei momenti più intensi.
Le piccole follie che complicano il matrimonio sono uno spaccato di un mondo a parte, dove basta un timbro per bloccare tutto. La situazione è kafkiana quando improvvisamente il passaporto non è più valido i siriani perché porta un timbro israeliano, ma il burocrate israeliano deve a mettere il timbro per legge. Sono sempre gli uomini la causa di intoppi e litigi, con le loro qusetioni di proncipio, i loro
«cosa dirà la gente?», le loro manie di imporsi. Ma sono le donne - con buon senso e capacità di mediazione - quelle che salvano regolarmente la situazione, mantenendo un sorriso, benché mesto, che può sdrammatizzare ogni avversità.
Ammirevole la produzione israeliana, con tanto di contributi del Ministero della cultura, nonostante la critica feroce alla burocrazia di Israele. Chapeau!