Le radici rurali e selvatiche del sessantottino
di Wu MIng 1
Sergio Bianchi lo conosciamo da tanti anni. È co-fondatore di Derive Approdi, prima la rivista-camaleonte teorica (dal 1992, «testata cangiante» affidata a sempre diverse redazioni) poi della casa editrice (nata come collana all’interno della Castelvecchi, presto e per fortuna messasi in proprio).
In questi anni, Sergio e i suoi compagni - tra alti e bassi, affrontando epidemie a bordo, canti di sirene, bufere e insabbiamenti - sono riusciti a non naufragare, a mantenere una presenza in libreria, offrendo ai lettori una produzione inaudita, eccedente, di saggi-romanzo e romanzi-saggio. Si va dalla storia dei movimenti alla «gastronomia rivoluzionaria» passando per i revival di eresie medievali.
Non è mai stato difficile percepire in Sergio un’attitudine da artigiano di contado. DeriveApprodi è ancora in piedi grazie a microstrategie di resistenza, reticoli di rapporti amicali (il pittore che regala un quadro per finanziare un libro), sapienza dell’aggiustare e conservare, del trasformare e riproporre. La conferma giunge con La gamba del Felice, «romanzèt» scritto per esorcismo personale, per fare i conti con la cultura che - A.D. 1957 - diede i natali all’autore.
In che modo il testo è uscito dal cassetto? Immaginiamo la scena: un dopocena irrorato di vino, Sergio legge ad alta voce alcuni brani, concatenamenti di aneddoti buttati giù in una lingua orale (ma non «verista»). Anacoluti, ellissi, dialetto, punti e virgole random. I commensali, stupiti, ascoltano il racconto di un’infanzia nelle campagne lombarde, quasi al confine svizzero, prima e durante il boom. Il «boom»: fine della penuria, ma anche disboscamento, invasione di «milanesi» con le loro villette e villone, devastazione del territorio. Uno dei convenuti, un po’ brillo e scosso dalla forza poetica del testo, salta su e fa: - Lo propongo a Sellerio!
Ed eccolo qui. «Il Felice» del titolo è il padre di Sergio, mutilato di guerra. La gamba è la protesi che riceve per posta tra gli applausi dei vicini, nella prima scena. Seguono storie di operai-contadini, di scemi del villaggio, di scherzi giocati al mondo, e ipnotici capitoli a spiegare come si cacciava, come si pescava... Pian piano ci si addentra nella storia dei fratelli maggiori, quelli del ’50 o giù di lì: l’arrivo delle subculture giovanili, i fumetti, i teddy boys, i complessi beat, l’accamparsi nel bosco col mangiadischi, il tascabile di Sulla strada...
La banda di teenager teppistelli si trasforma, nasce e muore un complessino (i Pubs, formazione incerta e filosofia proto-punk: «tutti possono suonare»). C’è pure un viaggio nell’Amsterdam dei Provos. Lo sbocco è il 68, cortei, celerini, repressione.
La gamba del Felice è anche la storia di come si formò un soggetto sociale, il giovane proletario protagonista del nuovo ciclo di lotte.
La storia di quei tempi, dopo decenni spesi a rimarcare - «operaisticamente» - le discontinuità tra le generazioni a cavallo del 68 (padri vs. figli, operai professionali vs. non specializzati, etica del lavoro vs. rifiuto del lavoro), oggi può permettersi un approccio meno rigido, rinvenire le continuità, che vi furono eccome. Il bildungsromanzèt di Bianchi è prezioso in tal senso: mette a nudo le radici rurali e selvatiche del soggetto sessantottino. Da dove viene l’arte di arrangiarsi nel costruire dal nulla un juke-box o metter su una band o aprire un «localino», se non dalla fatica e dall’esempio di padri e madri?
Al di là delle mie elucubrazioni, quel che conta è: La gamba del Felice è un libro bellissimo.
D'accordo in pieno con la frase finale della recensione di Wu Ming 1 per l'"Unità" del 27 giugno 2005: "La gamba del Felice è un libro bellissimo". Vorrei anche aggiungere che 1l 12 maggio 2007 questo libro è stato tra i cinque finalisti del prestigioso premio letterario "Chianti".
Ma da insegnante di Lettere delle scuole scondarie superiori (Liceo Scientifico)mi chiedo: con la nuova rivoluzione nella punteggiatura e un lessico del tutto privo di censure linguistiche, sarà il caso di proporlo alla lettura di una generazione nuova di lettori adolescenti?
Mi piacerebbe avere un consiglio riguardo a ciò.
Grazie per l'attenzione,
cordiali saluti
Gianfranco