Difendete il software, è in gioco la libertà
di Vittorio Agnoletto
Oggi l'Europarlamento è chiamato a pronunciarsi in seconda lettura sulla direttiva per la brevettabilità del software che, se approvata, darà un colpo gravissimo all'economia europea.
Siamo alla «Simply-Soft», una compagnia software di discreto successo. Su una scrivania c'è un fax. Improvvisamente sul fax compare un messaggio. Proviene dalla «CEO soft». Affermano che il prodotto della mia compagnia, «Simply Professional», viola il loro brevetto «distinzione per colore delle strutture nidificate». Vogliono l'un per cento dei profitti come royalty. Pago le royalty per non avere problemi. Sono soddisfatti. Il fax suona di nuovo. È un messaggio di «SEATech». Dicono che il mio prodotto «Simply Professional» assegna il client al processo meno occupato sul server, e questa è una metodologia da loro brevettata. Vogliono il 3% dei profitti come royalty. Di nuovo? Questa volta non pago e li ignoro. «SEATech» ha deciso di portarmi davanti ad un giudice in tribunale. L'alternativa è dargli il 10% o pagare 800.000 € di spese legali. Oppure, scegliere di implementare un'altra tecnologia fuori da quel brevetto, nel mio prodotto. Scelgo ovviamente l'ultima strada. I miei tecnici mi fanno sapere che usare altri metodi porterà ad una perdita di performance nel programma, ossia alla perdita del 30% della mia clientela base. Non ho altra scelta, procedo. Ho perso il 30% della mia clientela base. Il fax suona ancora. Questa volta è «MuoriTech». Dicono che il mio prodotto, «Simply Professional», viola il loro brevetto sulla scrittura di documenti immagine in un CdRom assieme ad un indice autogenerato. Essendo un loro concorrente, non vogliono royalty. Vogliono la cessazione della commercializzazione del prodotto o la rimozione di quella caratteristica del programma. Questa volta non mi resta che andare in tribunale. Le spese legali sono di 600.000€. Il fondo cassa della società è di 400.000€. Sono fallito. Fine del gioco.
Se l'introduzione dei brevetti software in Europa dovesse diventare realtà, questo racconto, per ora inventato, potrebbe diventare cronaca quotidiana e sentiremmo parlare di moltissime «Simply-Soft» in fallimento. Per l'intera economia europea si tratterebbe di un danno incalcolabile poiché, in questo settore, essa è fondata su piccole e medie imprese. Purtroppo, bloccare oggi la «Software Patent directive» o direttiva McCarthy, dal nome della relatrice che l'ha promossa, non sarà certo facile. Ogni assente conterà come voto a favore dei brevetti e saremo in piena estate a Strasburgo.
Se la direttiva passa, senza gli emendamenti sostenuti da tutta la sinistra, il software diventerà meno sicuro, non ci sarà concorrenza e nemmeno sviluppo reale di tecnologia ma soltanto infinite guerre legali (è l'attuale scenario USA).
I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è prodotto negli Stati Uniti, ma anche soggetti di nazionalità straniera possono ottenere un brevetto statunitense. Perciò, le compagnie europee possono registrare brevetti statunitensi e attaccare i concorrenti nord-americani, mentre le compagnie nord-americane non possono fare altrettanto nel vecchio continente. La soluzione sarebbe quella proposta dal popolo dell'Open Source ossia la modifica radicale della legislazione statunitense e la cancellazione dei brevetti sul software. La strategia delle multinazionali USA è invece quella di pressare le autorità politiche della UE affinché si giunga alla completa omologazione del sistema brevettuale tra le due sponde dell'Atlantico. Lo scopo vero è dare vantaggio (ma loro la chiamano competitività) a chi di brevetti ne ha già molti.
Facciamo un esempio, questa volta realmente accaduto. Negli Usa (ma anche in altri Paesi) è impossibile realizzare software libero per i file musicali, gli Mp3. Nel 1998 alcuni programmatori statunitensi che avevano sviluppato software libero per i file musicali sono stati minacciati legalmente per violazione di brevetto e obbligati a ritirarli. Gli stessi programmi si sono diffusi nel corso degli anni in diversi Paesi europei. Dato che in Europa non si può ricorrere a vie legali, il risultato è stato una crescita nell'innovazione e un vantaggio netto per il consumatore che ha disposto di un'offerta più ampia. Tuttavia, se l'Ufficio Europeo dei Brevetti effettuerà il cambiamento previsto dalla direttiva, questi programmi innovativi non saranno più disponibili e l'Europa sarà perfettamente omogeneizzata agli USA.
Il software non è un bene strettamente industriale in senso classico. Esso non necessita di enormi investimenti (ad esempio in macchinari) ma sostanzialmente rimane un prodotto correlato al fattore umano. Infatti, il «valore» di un software viene misurato in «tempo uomo» ossia quanto lavoro di una persona viene impiegato per realizzare il prodotto. Ciò di cui le aziende di questo settore hanno bisogno è un alto grado di professionalità del personale, che è la vera spina dorsale e fonte di vera innovazione da parte di chi produce software. I brevetti invece vanno in un'altra direzione: l'azienda dovrebbe «adagiarsi» sull' idea di avere un brevetto «comodo», senza necessariamente essere incentivata a investire in formazione del personale. Al contrario gli investimenti verrebbero dirottati dai capitoli di spesa «Ricerca e sviluppo» (R&S) oppure «Formazione» verso costosi (e improduttivi) uffici legali per la concessione di brevetti. Questo non sarebbe proficuo né per l'Italia, visto che il principale gap rispetto agli altri paesi è la continua «fuga di cervelli all'estero», a causa della bassa attenzione verso la R&S, né per l'Europa, che importa software da Stati Uniti e Giappone e non da paesi emergenti quali la Cina che, proprio per essere più competitiva, non riconosce i brevetti sul software.
Il carattere pubblico dei linguaggi che girano sui computer non è «un fatto di specialisti». Segue lo stesso concetto della pubblicità della parola o delle note del pentagramma, cioè la possibilità di discutere le idee, metterle in prosa o in musica, produrre scienza e letteratura.
Se i codici che usiamo fossero brevettati, si perderebbe qualsiasi opportunità di contaminazione fra culture e linguaggi differenti. L'oggetto del contendere non è un bene commerciale tradizionale. Quello che è in gioco è l'evoluzione dell'umanità intera.
La direttiva e` stata respinta con un'amplissima maggioranza: .
Respinti :)
http://www.fsfe.org/Members/gerloff/blog/software_patents_directive_rejected__what_now
640 no, su 680 voti utili.
Tra parentesi lo stream delle sessioni parlamentari è uno spasso (http://wm.streampower.be/ep-video1_or) altro che radioradicale.
ciao