Cari amici,
il Senato della Repubblica, pochi giorni fa, ha amaramente approvato la riforma
dell'ordinamento giudiziario. Una riforma che, al contrario delle intenzioni
del Guardiasigilli leghista Castelli - una riforma che risolverebbe tutti i
mali della giustizia italiana - ha come unica pericolosa finalità quella di
porre fine all'indipendenza della magistratura: il vero ed unico obiettivo
dell'attuale governo.
Il Guardasigilli, che non ha mai pubblicamente celato il suo astio e
diffidenza nei confronti dei magistrati, é stato lapidario: a riprova
dell'estrema importanza che attribuisce al raggiungimento definitivo del testo
che ora passa alla Camera, ha già chiaramente dichiarato che non tollererà
alcun ritardo ne alcuna modifica al testo così adottato e che l'iter dovrà
concludersi prima dell'imminente pausa estiva a costo di chiedere la fiducia.
"Cui prodest? A chi giova?" si chiedevano saggiamente gli antichi
romani ? Perché tanta fretta ? Forse Castelli, teme i mugugni dei suoi
stessi alleati, ( AN e dell'UdC ), e vuole battere il ferro finché é caldo,
temendo che al ritorno dalle vacanze, si faccia sentire ancor più forte il
pericoloso clima da pre-campagna elettorale, nel quale - di fatto - siamo già
entrati?
Possibile che nell'oggettiva situazione di crisi che vive il nostro Pese, dove
le casse dello stato sono state sconsideratamente prosciugate dalla
fallimentare politica economica di Tremonti, dove milioni di famiglie non
arrivano a fine mese, dove le aziende sono al collasso e i pochi giovani che
hanno la fortuna di trovare un lavoro sono condannati ad un eterno precariato,
possibile che nell'attuale situazione, ancora una volta, questo governo ritiene
imperativo dover ricompattare le proprie fila proprio dietro il tema
giustizia ?
Evidentemente si. Coerentemente, fin dal suo primo insediamento , cinque anni
fa, Berlusconi & Friends, si sono ripromessi infatti di smantellare, giorno
dopo giorno, l'unico contropotere dello Stato, la magistratura, che, forte
della sua indipendenza costituzionalmente garantita, restava soggetta ad un
unica legge: l'obbligatorietà dell'azione penale.
Ecco quindi prontamente adottate tutta una serie di leggi, del quale il nostro
Paese, ignaro , aveva davvero bisogno: dalla depenalizzazione del falso in
bilancio, al lodo Schifani, quella sulle rogatorie, ai continui rinvii per
la ratifica del mandato di arresto europeo, la "salva Previti", ecc.
Una serie lunghissima di norme studiate a tavolino dai legali, in base alle
esigenze processuali dell'imputato di turno, che ha portato coscientemente, a
quello che é stato definito "un regolamento dei conti finale" : la
riforma dell'ordinamento giudiziario.
Ma cosa stava tanto a cuore agli esponenti della Casa della Libertà, nella loro
crociata contro le "toghe rosse" ? Per prima cosa, con la voluta
separazione delle carriere e quindi la sottomissione di fatto della
magistratura alla politica, si sono stabilite tutte le condizioni
tecnico/politiche affinché, in futuro, non si possa mai più ripetere
un'esperienza come quella di Mani Pulite.
Sono stati inoltre rigorosamente previsti limiti precisi ai poteri e
all'indipendenza del Csm e dei singoli magistrati:l'azione disciplinare
obbligatoria, un sistema di concorsi interni per accedere ad un avanzamento
della carriera, una specifica norma "ad personam" volta ad impedire
a Giancarlo Caselli di essere nominato Procuratore nazionale antimafia (a
causa dell'introduzione di un provvidenziale limite di età), e soprattutto si
é introdotto un insidioso colloquio "psicoattitudinale" per
l'accesso alla professione. Un colloquio che a seconda di come sarà
"tarato", potrebbe pericolosamente, attuare una sorta di
"scrematura preventiva", premiare cioè i magistrati in linea con il
potere costituito e penalizzare chi ritenuto eccessivamente zelante ...
In altre parole, Colombo, Davigo, ed il sottoscritto, molto probabilmente,
saremmo stai bocciati !
A poco sono valsi i rilievi di incostituzionalità con il quale Ciampi, lo scorso
16 dicembre aveva rinviato la legge al Parlamento. Il testo adottato nei
giorni scorsi al Senato, ha ripreso solo in parte e comunque in modo del
tutto insoddisfacente le critiche formulate dal Capo dello Stato, il quale
per il momento anche come presidente del CSM, ha deciso di mantenere un
riservo eloquente.
Una cosa é certa, questa riforma ha ottenuto come sicuro effetto, quello di
mettere d'accordo per una volta tutte le diverse componenti della magistratura,
dell'avvocatura e del mondo universitario dai costituzionalisti ai
processualisti, nonché di suscitare, da parte dell'Associazione nazionale dei
Magistrati, come estrema forma di protesta, uno sciopero indetto per il
prossimo 14 luglio.
La "riforma" voluta dal Governo Berlusconi, persegue dunque il
chiaro intento di stroncare definitivamente la libertà e l'indipendenza della
magistratura ma non certo di curare i mali endemici di cui soffre, la
lungaggine dei processi, la faragginosità delle norme processuali, la mancanza
di strutture e mezzi e soprattutto un'insufficiente dotazione finanziaria.
Prima che diventi legge, questa pericolosa riforma dovrà essere approvata dalla
Camera dei Deputati. Italia dei Valori, così come tutti i partiti della
coalizione di centro-sinistra, nonostante la posizione di oggettiva minoranza,
si batterà dall'opposizione contro questa deleteria riforma, in attesa di porre
rimedio, una volta si spera tornati al governo con l'aiuto dei nostri elettori,
ai maldestri tentativi del Governo della Casa della Libertà di smantellamento
della Costituzione italiana.
Antonio Di Pietro
Caro dr. Antonio di Pietro, il 9 luglio 2005 non era periodo in cui qualcuno poteva raccogliere il suo appello, che io leggo solo oggi perchè solo da un mesetto ho scoperto questo sito.
Da ex direttore di carcere in pensione (non ho avuto il piacere di conoscerla, l'ho solo intravista un giorno al bar agenti di S.Vittore del 1992) che ha subito non pochi processi, essendone sempre assolto, moltissime volte in istruttoria, non posso certo essere contento dell'ufficio del P.M., prima e dopo la riforma del 1988, quando mi costrinsero ad una difesa disperata alla direzione del carcere di Pavia.
Ma tuttavia devo concordare con lei.
Gli squilibri fisiologici della pubblica accusa appunto perchè tali non possono motivare una sfiducia preconcetta nell'ordine giudiziario, ma semmai in quel singolo magistrato politicizzato che non ha saputo scindere magistero e opinione politica, restando imparziale anche nell'esercizio della pubblica accusa
Io passavo per un pericoloso direttore fascista, mentre avevavo votatato sempre PCI-Pds-Ds ed ero e sono sempre stato fautore dell'ordine all'interno delle carceri, del quale il direttore è responsabile giuridico e non solo morale in prima persona.