«Angelo Ruggiero, classe 1961, è nato e vive a Bari, dove ha maturato i suoi interessi musicali e letterari. Insegna filosofia. Accanto all'esperienza come chitarrista e cantante in numerose formazioni nel periodo pionieristico della new wave italiana, di cui resta memoria discografica, ha pubblicato versi su diverse riviste letterarie». Queste parole aprono la biografia pubblicata sul
sito dell'autore di "l'amore che non si può dire", un CD piovuto in redazione e subito amato, ascoltato e conteso per un sacco di buone ragioni: per la simpatia che suscita il personaggio, per la delicatezza dei testi, per l'eleganza degli arrangiamenti, per la voce roca e musicale.
Angelo è un tipo profondo che ascolta buona musica, lo senti nel disco, che di tanto in tanto sfiora sonorità note: Tom Waits ("Molti topi"), Leonard Cohen ("Con quale vestito", che leggiamo come un dolce omaggio a Suzanne), il primo Vinicio Capossela (la waits-caposseliana "Da dietro il bicchiere"), adddirittura il sommo Kurt Weil. Ma sono sempre pennellate rispettose, in cui originalità e fantasia di Angelo mettono al sicuro dal sospetto della citazione
tout court.
Interessante uso e sonorità delle chitarre, valorizzate da una produzione che non ha paura di mettere l'elettrica in primo piano con decisa funzione ritmica ("Onde") a costruire accompagnamenti scarni e ricchi di feeling.
Le note introduttive raccontano che questo album, realizzato parecchi anni dopo il precedente, è una raccolta di pezzi scritti in momenti diversi della vita dell'artista. Ecco, forse è questo - a voler trovare un pelo nell'uovo - il piccolo limite: una sensazione di discontinuità soprattutto nella poetica dei testi, in cui si alternano momenti maturi e intensi ad alcune ingenuità. Ma forse è anche per questo che l'ascolto coinvolge e non annoia.
Ora, speriamo solo di non dover aspettare altri dieci anni per sentire il prossimo lavoro di Angelo.
Recensione scritta per
Accordo.it