«Io apro la mia chiesa, ma ci vorrebbero più spazi nelle città»
«I cpt non si possono nè ripensare nè umanizzare, sono termini non compatibili con quello che succede dentro i centri di permanenza temporanea». Don Angelo Cassano della rete «no-cpt» conosce i cpt e il loro sistema di funzionamento. Li ha visti da dentro e ha conosciuto i loro ospiti. È stato al Regina Pacis di Lecce, a Lamezia Terme e Borgo Mezzanone. Le difficoltà le ha incontrate da subito, ancor prima di entrare.
«Mi sono introdotto per capire come fosse l’accoglienza in queste strutture, da semplice sacerdote. Dovrebbero essere strutture civili e umane, ma è complicato entrare. Fa impressione vedere il filo spinato come se fossero campi di concentramento. Gli immigrati hanno paura, sono diffidenti molti hanno lo sguardo assente e fanno uso di psicofarmaci».
In che condizioni si trovano a vivere gli «ospiti»?
«L’impatto è disarmante. Si vedono delle vere e proprie gabbie. Soprattutto a Lamezia Terme, la peggiore struttura che ho visto. Gli immigrati non fanno nulla, non possono uscire. Molti mi sono venuti in contro per chiedere aiuto, mi hanno fatto vedere i lividi. Altri si procurano dei tagli pur di essere ascoltati e chiedere asilo».
Spesso vengono definiti dei lager e luoghi in cui vengono violati i diritti umani...
«Il clandestino effettivamente viene rinchiuso in un luogo che è peggio del carcere costretto a subire spesso violenze fisiche oltre che verbali. Ho visto tanta sofferenza, dolore e maltrattamenti. Vivono in un clima di depressione e in molti casi non vengono informati da subito che quella condizione è un’anticamera dell’espulsione. E’ paradossale sapere che a volte ci finiscono persone che hanno lavorato regolarmente nel nostro paese, ma che hanno il permesso di soggiorno scaduto. Vengono trovati e portati dentro, è una prospettiva pesante che non si può accettare soprattutto per chi ha dato qualcosa al paese come lavoratore».
Pisanu dice che questi centri vanno umanizzati, ma in che modo?
«Non è possibile. Ho parlato di recente con un costruttore di un cpt, mi ha detto che ha progettato un campo da calcio all’interno. Se umanizzare significa mettere l’aria condizionata siamo completamente fuori strada. É proprio sbagliato il concetto che sta dietro un cpt: l’assenza di diritti e il limbo verso l’esplusione».
Bisogna chiuderli come dice Vendola?
«Il cpt non può essere visto come un modello. Bisogna aprire un tavolo di discussione e confronto fra le istituzioni per pensare una nuova legge e un altro tipo di accoglienza completamente opposto da quello attuale».
Quali allora le alternative?
«Aprire una rete di spazi nelle città e nelle chiese dove accogliere gli immigrati. Sono le istituzioni che devono trovare una soluzione e in fretta. Io apro la mia chiesa e dò ospitalità. Questa è una risposta. Al momento vivo con tre immigrati che hanno chiesto diritto di asilo e sono in cerca di lavoro. Le porte delle chiese devono essere sempre aperte, io non direi no nemmeno a un clandestino».l.b.
Fassino, a parte le aspettative che può sollevare, è prigioniero del ragionamento (comune tanto alla destra che alla sinistra) per cui gli immigrati, soprattutto i clandestini, non votano. Sono a seconda dei casi, una massa indistinta per far pressione sul governo, o una scomoda contraddizione del sistema, da nascondere sotto il tappeto. Non è razzismo, è solo politica, che (ripeto) va dalla destra alla sinistra. L'unica via di scampo, mi sembra che siano gli immigrati stessi a far parte di partiti, associazioni, patronati. E quando sentino puzza di essere scambiati per "occasione per arricchire le ONG, gli arrivisti, gli affittacamere, o i datori di lavoro (italiani)", che riescano ad organizzarsi su base multietnica.