C'eravamo tanto odiati
di ROBERTA CARLINI
La notizia era nell'aria da un po', ma da ieri è ufficiale: Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi si mettono in affari. Insieme. Il Cavaliere e l'Ingegnere, il Diavolo e l'Acqua santa, il governo e l'opposizione. Divisi da tutto, in una guerra che ha infuriato per anni, coinvolgendo finanza, aziende, giornali, tv, libri, avvocati, tribunali di ogni ordine e grado, passando imperterrita dalla prima alla seconda repubblica, dagli anni di Craxi al primo Berlusconi al primo Prodi al secondo Berlusconi. Di battaglia in battaglia, fino all'ultimo atto. Quello di ieri, quando un comunicato della «Cdb Web Tech» - società di investimenti dell'Ingegnere - ha annunciato quatto quatto: abbiamo dato mandato al presidente (Cdb) di lanciare un fondo di investimenti per rilanciare aziende in crisi, all'iniziativa ha già aderito la Fininvest. «Pecunia non olet», si potrebbe dire per liquidare il tutto con un'alzata di spalle. Ma sarebbe sbagliato. Perché lo scontro impersonato dai due opposti imprenditori è stato (è) una cosa seria, che ha coinvolto tra l'altro quella cosa serissima che è la comunicazione. Sulla quale - in forma di tv - Berlusconi ha accumulato il suo impero e per la quale ha tentato la scalata all'impero del rivale, per carpire l'oggetto più desiderato, la Repubblica.
on ci è riuscito, ma nel passaggio ha fatto un bel po' di razzìe; e le due corazzate si sono scontrate direttamente anche sulla privatizzazione dell'industria agroalimentare e a mezzo stampa su qualsiasi altra questione della politica e dell'economia pubblica e privata. Poi Berlusconi è «sceso in campo» e le questioni-chiave hanno dato il nome ad altrettanti processi: Imi-Sir, Lodo Mondadori, Sme, titoli brevi per riassumere 20-30 anni di storia. Adesso processualmente parlando il discorso è quasi chiuso. Berlusconi è uscito dal primo blocco dei processi (Imi-Sir/Lodo Mondarori) per prescrizione ed è quasi uscito anche dal secondo (Sme) nonostante la porta girevole del Lodo Schifani gli abbia riservato qualche scherzetto: è uscito dal processo per legge, è rientrato quando la Corte Costituzionale ha annullato la legge, è ri-uscito per prescrizione ma sulla storia pende ancora un giudizio. In entrambi è ancora in corso il processo per il suo sodale Cesare Previti, condannato in primo grado, ma questo è un altro discorso: in tribunale il Cavaliere, salvo sorprese, non ha perso. Mentre l'Ingegnere - la controparte - ha vinto ma non stravinto. Così, quando i verdetti del tribunale sono arrivati, i due hanno ripreso a parlarsi. Ma è davvero nella (quasi) fine della guerra giudiziaria che dobbiamo cercare ragione per il nuovo patto? Cos'è, un fondo di riserva per pagare gli avvocati?
Deve esserci qualcosa di più, che a noi ignoranti e poveretti sfugge. Non ci sfugge però che c'è qualcuno in più, nel comunicato della Cdb: all'iniziativa hanno già manifestato interesse, oltre alla suddetta Fininvest, il gruppo Della Valle (Diego), la Sopaf dei Magnoni, vari fondi di investimento, «oltre a Luca Cordero di Montezemolo, Nerio Alessandri e Arnaldo Borghesi a titolo personale». Ieri Montezemolo era presente nelle cronache anche per l'ennesima dichiarazione di fuoco contro Silvio Berlusconi (stavolta sul Dpef, l'altroieri era sulle liquidazioni e qualche ora prima sulla competitività), mentre Della Valle è ben presente nello scontro finanziar-bancario da un lato della barricata che non è certo quello Fininvest. Insomma, del nuovo club il minimo che si possa dire è che sarà un po' rissoso. Ma allora, perché si mettono tutti insieme appassionatamente?
Per chi non creda alle favole (spirito bipartisan per aiutare l'Italia in c risi), non resta che fare qualche ipotesi. A ben guardare, di tutto il club l'unico estraneo è proprio Berlusconi. Che - dicono - è voluto entrare nel business appena ne ha avuto notizia. Difficile dire di no al presidente del consiglio e alla sua Fininvest, ossia a una delle poche società liquide, cioè piene di soldi, in circolazione. Così, il Cavaliere è entrato nel giro. Forse voleva solo divertirsi un po' rompendo le scatole al salotto buono, o forse voleva farsi un'assicurazione sulla vita per il momento in cui (se mai sarà) lascerà palazzo Chigi: chi mai, tra i «rossi» al potere, andrebbe a dar fastidio al socio di De Benedetti?
a me questa storia non è chiara, mi sembra ancora meno chiara la vicenda dei diritti del calcio a Mediaset e del contemporaneo cambio di Presidenza Rai
pare che De Benedetti abbia rinunciato all' entrata di berlusca nel fondo quindi per ora Repubblica è salva