Perché l’Ingegnere si allea con un Cavaliere alle corde?
di Elio Veltri
L’accordo De Benedetti-Berlusconi su Cdb Web Tech, una sorta di Gepi privata che ha lo scopo di aiutare aziende in crisi, comunque lo si presenti, costituisce la vera novità di fine legislatura ed ha una rilevanza politica ed etica che va ben al di là delle motivazioni aziendali. Perciò, tutti coloro che giustificano e minimizzano l’avvenimento, fanno torto all’intelligenza di De Benedetti e sottovalutano Berlusconi, come forse hanno già fatto in passato. I due protagonisti, per venti anni, non sono stati divisi solo da interessi imprenditoriali. Ma da uno “scontro di civiltà” e De Benedetti non ne ha mai fatto mistero. L’ingegnere, oltre ai suoi interessi, ha difeso lo Stato di diritto. Berlusconi ha costruito il partito azienda che si è fatto Stato e, appena ha potuto, ha fatto approvare leggi ad personam e contra personam. E non è certo casuale che lo scontro di De Benedetti sia iniziato con Craxi ed è continuato con Berlusconi.
Quando, nel 1981, uscimmo dal Psi, in polemica con Craxi sulla questione morale, fece sapere a Paolo Leon che guardava con simpatia la nostra iniziativa, che pure, non poteva incidere di una virgola sul potere craxiano, ma ne comprometteva l’immagine in Italia e all’estero, presso alcuni partiti socialisti europei. Nella “guerra di Segrate” e per la Sme, Berlusconi gli ha portato via la Mondadori e Craxi il gruppo agroalimentare. I fatti hanno dimostrato che gli scippi erano stati accompagnati dalla corruzione dei giudici. In piena tangentopoli Berlusconi, nonostante avesse ricevuto dal centro sinistra l’impegno che non sarebbero state toccate le sue televisioni, ha scaricato tutte le responsabilità sui collaboratori e, persino, sul fratello, i quali sono stati arrestati e condannati o hanno patteggiato le pene. De Benedetti si è presentato ai magistrati assumendosi tutte le responsabilità della gestione delle sue imprese, è stato arrestato, anche se per qualche ora, ma nessuno dei suoi collaboratori è stato coinvolto e ha dovuto attraversare il deserto di tangentopoli. Nei momenti più difficili l’ingegnere avrebbe potuto tentare la via della politica per mettersi al riparo personalmente o con un gruppo, ma ne è rimasto fuori. Repubblica e l’Espresso, che era riuscito a salvare, sia pure in mezzo a mille contraddizioni ed errori, hanno garantito una informazione decente, hanno difeso lo Stato di diritto e hanno proposto la “questione morale” come questione centrale del nostro paese.
Perciò, se questi sono i precedenti, pensare che l’iniziativa dell’ingegnere costituisca una sorta di San Vincenzo dell’industria per salvare aziende decotte, è ridicolo. Infatti, la sola notizia del patto e dell’abbraccio nell’assemblea di Confindustria, ha scatenato il dibattito e le mille domande sul perché della fine delle ostilità e proprio nel momento cruciale che il paese sta vivendo. Sylos Labini, erede più autentico e accreditato di Salvemini e di Ernesto Rossi, ha usato parole di fuoco e non certo perché considera De Benedetti un santo. Alessandro Amadori la considera una grande operazione nell’interesse del paese. Ma alla domanda della giornalista del Corriere della Sera riguardante i vantaggi per Berlusconi risponde: «È alle corde: alleandosi con il nemico rinuncia agli schemi ideologici».
Non si capisce quali siano gli interessi del Paese e perché, per costituire una società salvaaziende, De Benedetti avrebbe dovuto allearsi per forza con Berlusconi che secondo lo stesso Amadori è alle corde. Anche nel 1994-1995 Berlusconi era alle corde. Si è alleato con D’Alema e si è visto com’è andata. E poi quando ci si allea con uno che è alle corde non si fa un’alleanza, ma un’opera di salvataggio. Anche i segnali che si intravedono nel mondo della politica non sono incoraggianti e lasciano presagire che, a dispetto di tante dichiarazioni di fuoco riguardo alle leggi ad personam e contra personam, che il Cavaliere sforna e che spesso vengono approvate con i banchi vuoti dei parlamentari del centro sinistra, (vedi ordinamento giudiziario), si stiano pre-costituendo le condizioni, anche alle spalle di Prodi, considerato un pericoloso estremista, contiguo ai terroristi, per accordi non dichiarati. Esattamente come avvenne negli anni 90. Petruccioli è entrato a Palazzo Chigi presidente della commissione di vigilanza ed è uscito presidente della Rai. Chi ha deciso se non Berlusconi? Fazio si è comportato come un qualsiasi direttore di filiale del mezzogiorno, costretto a trattare con finti imprenditori, usurai e mafiosi. È stato difeso dalla Lega e da Berlusconi e il centro sinistra ha fatto finta di non accorgersene. La magistratura è intervenuta e ha bloccato le cordate bancarie, composte dalle stesse persone, e il centro sinistra si è diviso persino nel giudizio sulla rendita e sugli immobiliaristi, venuti dal nulla.
La politica non si assume le sue responsabilità e delega alla magistratura sapendo bene che “il reato” non sarà mai accertato perché dopo tre gradi di giudizio e tutti gli inghippi garantisti introdotti, si prescriverà. Nel frattempo, i responsabili di comportamenti censurabili, più gravi e più dannosi di un reato, rimangono ai loro posti. D’altronde, la nostra, come ricorda Sergio Romano, è l’Italia “dei cugini” e “della cuginanza”. O meglio, del familismo amorale.
Ma ben prima di Romano l’aveva capito Calvino, il quale «nell’apologo sull’onestà nel paese dei corrotti» scriveva che in quel paese che viveva sull’illecito, gli unici che si ponevano problemi erano gli onesti. Onesti non si sa perché, scrive Calvino. Forse «per abitudine mentale o per tic nervoso». Ma siccome soldi nelle casse dello Stato non ce ne sono, qualche cosa capiterà. E la cosa più probabile che può capitare è una nuova tangentopoli, ma diversa da quella del 1992. Il terremoto non riguarderà solo la corruzione e le tangenti. Si scatenerà anche sulle cordate finanziarie, gli arricchimenti facili, la provenienza del denaro, i paradisi fiscali. E apparirà chiaro a tutti che finanza pulita e finanza sporca e criminale, negli anni 2000, si sono incontrate, mescolate e protette a vicenda.