Il vello d'oro
di Marco Travaglio
Ecco a che cosa si riferiva il ministro Siniscalcolo, l'altro giorno, quando ha detto che «sono a rischio l'immagine e la credibilità dell'Italia»: alla biglia presidenziale, ancora troppo glabra nonostante il ciuffo sbarazzino spuntato quest'inverno, dopo la lunga attesa seguita al primo innesto pilifero. Così almeno ha capito il Cavalier Bellachioma. E, col decisionismo che lo contraddistingue, ha subito provveduto.
Proprio nel primo anniversario dell'intervento numero uno, come si fa per il tagliando della macchina prima delle ferie, è tornato sul luogo del trapianto. Dopo il Berlusconi bis, il trapianto bis. È il suo modo tutto originale di reagire alle crisi nazionali e internazionali: facendosi i cazzi suoi. Due anni fa, in pieno scandalo Parmalat, sparì per trentatre giorni causa lifting. L'estate scorsa, con l'Iraq in fiamme e Baldoni sequestrato, si aggirava per la Costa Smeralda sotto una ridicola bandana. All'ultimo G8, all'indomani della strage di Londra, montò su un paio scarpe con due trampoli al posto dei tacchi e posò per la foto di gruppo guardando dall'alto in basso l'attonito Chirac. Poi, sceso a terra, prese a concionare su Vieri e Gilardino.
Alleati e oppositori si scannano sulla questione morale. Lui, appena sente parlare di morale, mette mano al toupet. L'altro giorno, quando s'era dato malato disertando il consiglio dei ministri sul caso Bankitalia, i soliti maligni avevano insinuato un mal di gola diplomatico per evitare di schierarsi sul caso Fazio. Sospetti ingiusti e infondati: lui semplicemente di Fazio se ne fotte. Ha ben altro per la testa. Per esempio la pelata, che il primo intervento ha soltanto parzialmente schermato con una grottesca raggiera di capelli modello Barbie asfaltati all'indietro e pittati ora di rossastro, ora color pece. Ci vuol altro per le prossime elezioni. Restyling completo, moquettatura totale, costi quel che costi. Per uno che «ha vinto il cancro», vincere la calvizie è un gioco da ragazzi. La chioma, l'ultima speme.
Udc e An vogliono un nuovo leader? Eccolo pronto: lo stesso di prima, ma coi boccoli. E, se proprio insistono, c'è sempre il trapianto di faccia. Lo stesso del '94, quando un Craxi più basso, più ricco e più abbronzato convinse gl'italiani di essere un uomo nuovo. Resta da capire chi sia, questa volta, il donatore.
Nel primo trapianto («delocalizzazione», come ebbe a definirla lui stesso in un'assemblea di Confindustria), fu la sorella Maria Antonietta a immolarsi per la capa di Silvio. Una sorta di prestanome pilifera. E ieri? A chi appartiene il vello d'oro delicatamente depositato sul sacro cuoio dal professor Rosati?
Quando il destinatario è Lui, i donatori bulbari non mancano mai. Ogni volta è una gara di solidarietà: i peli a Silvio sono la versione moderna dell'oro alla patria di mussoliniana memoria. Tutti a offrire qualcosa per la Causa: Adornato e Ferrara le rispettive barbe, Paolo Guzzanti la fulva zazzera, la Gardini, la Carlucci e Del Noce le chiome fluenti, Schifani il riportino appositamente conservato in una teca (tagliati inesorabilmente fuori Bondi e Alfano, per mancanza di materia prima). Chi avrà scelto questa volta il Cesare Ragazzi di Arcore? Solo quando cadrà la bandana bis, l'arcano sarà svelato.
Ma le voci sulla nuova coiffure sono già il nuovo gioco dell'estate. Boccoli d'oro alla Shirley Temple? Frangetta alla Uma Thurman? Coda di cavallo alla Jennifer Lopez? Maschietta tipo Sharon Stone? Caschetto alla Claudia Koll? O una soluzione arruffata ma arrapante tipo Sandra Bullock? C'è perfino chi giura che siano già pronti i manifesti della prossima campagna elettorale, con un Berlusconi in versione rasta, alla Bob Marley. Ma con le ultime leggi antiterrorismo c'è il rischio che lo intercettino, lo arrestino e gli prelevino la saliva (nel qual caso, il donatore c'è già: Emilio Fede).
Per l'inno del nuovo partito unico, «Il Pelo delle Libertà», Apicella sta lavorando a un motivetto ispirato a «Non è un capello ma un crine di cavallo» e a «Come porti i capelli bella bionda». Per ora se ne conosce soltanto il ritornello: «Tira più un pelo di Silvio che una pariglia di Prodi».
L'AMICO DELL'AMICO DEGLI AMICI
Smentito il secondo trapianto. Berlusconi infine ha smentito di essersi sottoposto a un secondo trapianto di capelli, come sostenuto da tutti i giornali, ad un anno esatto dal primo intervento effettuato a Ferrara. Il premier ha spiegato infatti di essere tornato nel capoluogo emiliano "non a fare un trapianto, ma a portare un amico a fare un trapianto".
(6 agosto 2005)
http://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/economia/banche10/scandainte/scandainte.html
Bisogna crederci? Non è che questa volta il trapianto era da tutt'altra parte?
Secondo me il suo amico era Marco D' Itri.