Un'operazione in cui viene messo in gioco l'avvenire del movimento cooperativo, impegnato in un'acquisizione, tramite l'Unipol, pari a tutta la sua capitalizzazione di borsa, con l'aspirazione smodata di ingoiare una banca quattro volte più grande e per il cui risanamento occorrerebbe una valanga di milioni se non di milairdi di eruo.
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Se si trattasse di una spericolata impresa di una qualsivoglia società assicuratrice potremmo largamente disinteressarcene, ma non è così. E' il cuore del movimento cooperativo che corre il pericolo di un infarto da sforzo smodato e coloro che propiziano simile azzardo, oltre alle pur valide remore morali, dovrebbero ricordare che la coperazione è, assieme al sindacato, un elemento essenziale e storico dello schieramento sociale della sinistra.
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Temo che lo smottamento ideale che ha condotto una parte dei DS a incappare in questa inutile avventura, risieda in una concezione del potere come conquista di posizioni fine a se stessa, in una specie di war game tra contendenti intercambiabili. E' la stessa filosofia che porta alla moltiplicazione delle cariche negli enti locali, all'occupazione partitocratica e spartitoria dell'apparato pubblico, dalla sanità all'Amministrazione statale. Si finisce così per rivestire il riformismo del controsinistra con panni che non lo contraddistinguono dal centrodestra, se non per le nefandezze commesse da Berlusconi. Un distinguo che non basta. Il riformismo non è alternativa di sistema, ma neppure omologazione. Per inverarsi e convincere, la qualità di un diverso metodo di governo deve essere chiaramente percepibile.