«Dio non possedeva libguaggio e, di conseguenza, non possedeva pensiero. Egli era sazietà ed eternità. Il che dimostrava, incontestabilmente, che Dio era Dio. E questa evidenza non aveva la minima importanza, perché Dio se ne infischiava di essere Dio». Comincia più o meno così il
racconto starordinario dei primi tre anni di vita di Amélie Nothomb, la scrittrice belga di lingua francese nata a in Giappone, autrice di culto. Anque questo libro - come
Igiene dell'assassino - è una sorpresa fin dalle prime righe. La Nothomb riesce a mettere in 120 pagine un condensato di emozioni infantili con totale credibilità, humor e ferocia allo stesso tempo. Le governanti giapponesi, il padre che canta nel teatro
No ma non sa danzare, il fratello, la madre che quasi non esiste. E poi le carpe, onnipresenti, mostruose, incombenti, di cui l'autrice riesce a dare al lettore con incredibile maestria una percezione quasi fisica. Un altro libro vicino alla perfezione.