Da Sodoma a New Orleans, scatenati i teo-con
di DAVID BIDUSSA
"L'inverno è duro con i poveri - scriveva Vasco Pratolini - più si coprono, più mettono a nudo la loro miseria". Così si potrebbe dire delle scene di New Orleans e dell'America che le guarda Più l'acqua è stagnante più si rende palese la propria impotenza.
Dalla settimana scorsa le rabbie delle molte Americhe corrono on-line. Quella contro Bush e quella contro l'esercito. Quella dei sobborghi e quella del fronte anti-guerra che sente lontano l'Iraq. Quella che non sopporta il costo finanziario di una guerra di cui inizia a non ricordare più il motivo dell'inizio, ma nel frattempo avverte sempre meno prossima la fine. Quella che non capisce le esitazioni per la mobilitazione delle risorse interne a favore dei sinistrati e quella che non sopporta la propria immagine di paese che "non ce la fa".
New Orleans è allo stesso tempo vicina e lontana. "La terra è condannata, così tutte le strade da New Orleans a Gerusalemme". E' l'attacco di Blind Willie McTeel di Bob Dylan, l'anno è il 1966. Quarant'anni fa Bob Dylan pensava a un comune destino tra Gerusalemme e New Orleans: gli schiavi, la disperazione, il Mississippi, gli spiritual, l'immaginario dell'esodo e della redenzione. New Orleans, nell'immaginario, si era fissata intorno a questa ballata in cui la miseria e la disperazione si mescolavano con ciò che rimaneva del Vieux Carré, del quartiere francese con le sue vecchie case, i balconi in ferro lavorato, la musica, la dimensione di città maledetta e affascinante, comunque dotata di una forte personalità.
Katrina ha scompagnato e stravolto quest'immagine. Nel corso delle polemiche, nel momento in cui Gorge W. Bush forse vive il momento più basso della propria popolarità un'altra America va in onda. E' ancora la Bibbia a ispirare lo sguardo di una parte dell'America su New Orleans in questi giorni, ma quello sguardo non dice esclusivamente di una partecipazione e di una compassione. Non sono né le pagine dell'Esodo, del vagare nel deserto alla ricerca di un posto migliore prendendosi per mano e marciando, o quelle più apocalittiche del diluvio, ma quelle dei capitolo 18 e 19 di Genesi, quelli dedicati a Sodoma.
Martedì 30 agosto alle 5 del pomeriggio qualcuno ha avviato una discussione on line dal titolo "New Orleans dovrà essere ricostruita?" nel giro di 48 ore sono arrivate circa 300 risposte.
Molti auspicano che la città rinasca, alcuni riflettono sul senso economico, sulla possibilità di ricostruire una città magari più protetta e riparata dal mare.Altri invece leggono quella catastrofe con il segno dell'intervento correttivo e di Dio nella storia contro la corruzione, il vizio, la sfrenatezza del corpo.
Altre volte nella storia americana la lettura apocalittica ha letto le catastrofi naturali, o economico-sociali come segno dell'ira divina nei confronto della città lussuriosa. Così è stato per il terremoto di San Francisco del 1906, così è stato per il movimento di risveglio religioso dopo il "venerdì nero" dell'ottobre 1929.
Dunque anche questa volta il tema della "giusta punizione" è ritornato. Non corre solo nei siti dell'entusiasmo religioso, ma anche nei commenti pubblici.
Così Olivier Thomas presidente del Consiglio comunale di New Orleans non si è scandalizzato anzi ha rilanciato. "E' probabile - ha detto - che l'intenzione di Dio sia stata proprio quella di ripulirci". Dello stesso pare anche Stephen O' Leary docente alla Annenberg School for Communication della Southern California University.
Qualcun altro ha sottolineato che questa è la punizione per non aver voluto sottoscrivere il protocollo di Kyoto contro l'inquinamento. Alcuni militanti islamici hanno richiamato il segno di una giusta punizione contro la guerra in Irak. Così si è espresso del resto anche Louis Farrakhan, leader del movimento "Nation of Islam" giovedì sera a Philadelphia.
In questo scenario hanno fatto sentire la loro voce anche i militanti dell'estrema teo-con o i supporter di Netaniahu negli Stati Uniti che hanno detto che questa è la giusta punizione per aver appoggiato il ritiro degli ebrei da Gaza attuato da Sharon. Non sono mancati infine, , coloro che hanno richiamato l'immagine della giusta punizione contro la città corrotta, gli omosessuali, il festival. Un nome per tutti: Michael Brown, creatore del sito web Spritdaily.com
Lo scenario non richiama dunque solo gli entusiasti o i radicali religiosi. Certo il linguaggio della fede ha un peso in questa vicenda. Ma poi si innesta anche nelle molte conflittualità sociali tra le molte rabbie dell'America profonda. Non è genericamente la prevalenza del fanatismo sulla ragione. E' forse anche il senso di una propria debolezza, della sensazione che solo la catastrofe - ovvero l'imprevisto - abbia la possibilità di modificare il corso delle cose. Diversamente: che i soggetti non contino. Al di là di tutto Katrina e i suoi effetti non dicono solo dei ritardi e delle incapacità di Bush, ma anche delle incapacità o della condizione di impotenza di una parte non indifferente dell'opinione pubblica americana. In breve della crisi della politica.
Non esitono cristiani o ebrei ngli Usa ma solo un grande fede, che insegna a credere ciecamente ai dogmi della democrazia, del "chi si impegna ce la fà", del "chi no ce la fà non vale niente" etc.
Il simbolo religioso è uno solo: la bandiera, che simboleggia il Bene, oltre al quale c'è solo il male, l'altro. La bandiera degli USA è un feticcio dietro al quale si nascondo tutte le magagne della nazione. Alla comparsa del qualle tutti si zittiscono. Davanti alla quale tutti si inchinano in nome di un assoluto quanto aprioristico amore patrio, che rende effettivamente gran parte della popolazione americana cieca, acritica.Puoi anche essere satanista, basta che rispetti la bandiera e la nazione
Poco originali. Nel 1755, in occasione del terremoto di Lisbona, Voltaire e Jean-Jacques Rousseau lo furono molto di più.
Scusa Aleph ,
A cosa ti riferisci rispetto al terromoto di lisbona?
O se vuoi cosa dissero di cosi' originale gli autori della Enciclopediee. di cosi' scandaloso?
Da autodidatta temo di non averlo mai letto/studiato .... "Gravissiomo e' !!!
Books
Il 1 novembre 1755 a Lisbona si stava celebrando Ognissanti. Per l’occasione l’Inquisizione aveva in programma un bell’autodafè contro alcuni ebrei. All’improvviso un boato e si scatenò il più potente dei terremoti. 100.000 morti in pochi secondi. Un disastro immane. Voltaire soggiornava a Ginevra e la notizia del terremoto lo raggiunse 23 giorni dopo. La sua prima reazione fu: speriamo sia crollato il palazzo dell’Inquisizione (com’è noto, Voltaire vedeva come il fumo negli occhi false credenze, clero, preti e derivati vari…). Il palazzo venne distrutto come Voltaire auspicò ma subito dopo nacque una diatriba religioso-filosofica che secondo alcuni storici della filosofia rappresenta il momento della nascita del pensiero moderno. Vi furono coinvolti Voltaire, J.J. Rousseau e Kant. Mica pischelli…
Voltaire si arrovellò sulla questione della teodicea (conciliare la divina provvidenza con il male inflitto agli innocenti) e nel suo “Poema sul disastro di Lisbona” in pratica abbandona il proprio ottimismo e si lascia cullare dalla speranza, unica salvezza per il misero essere umano.
Rousseau diede invece colpa agli uomini per quella disgrazia perché si erano affollati in città così grandi; secondo la sua visione sociale una repubblica ideale non doveva contare più di 30.000 persone.
Voltaire non accettò la visione di Rousseau e iniziò uno scambio epistolare unico e irripetibile, conclusosi con lo scritto di Voltaire dal titolo “Candido”.
Dal canto suo Kant polemizzò con chi sosteneva teorie del castigo divino e delle infauste congiunzioni astrali, e diede invece una visione “tecnica” dell’evento perché cercò di descrivere i meccanismi del terremoto e tentò di spiegarli con le conoscenze scientifiche del tempo.
Questo mix di idee, scritti e opinioni dà il via ad un approccio moderno e innovativo nel valutare le sciagure naturali e il destino dell’uomo.
Se vuoi saperne di più ti consiglio il libro “Sulla catastrofe. L’illuminismo e la filosofia del disastro” di Bruno Mondadori.